Il fondo del bicchiere: fino a 9 pesticidi in un calice di Chianti

VINO

È senza dubbio il vino rosso italiano più famoso nel mondo. Il Chianti può vantare infatti numeri da capogiro: esportato in 130 paesi, oltre un milione di ettolitri prodotti tra Chianti e Chianti classico; con tutte le bottiglie vendute in un anno messe in fila si coprirebbe la distanza tra l’Alaska e l’Amazzonia. Affollato anche il mondo della produzione: oltre 3mila cantine grandi, medie e piccole. E non mancano le imitazioni e le contraffazioni.

Chianti in laboratorio alla ricerca di pesticidi e solfiti

Abbiamo voluto mettere alla prova 14 big su residui di fitofarmaci e anidride solforosa. Trovando fino a 9 pesticidi nella stessa bottiglia. Troppi. Leggi il numero di marzo con il nostro test sul Chianti

Come scegliere bene, dunque? Sicuramente in base al gusto e alla qualità del vino, e da questo punto di vista esistono pubblicazioni, concorsi, classifiche che possono agevolmente indirizzare il consumatore. Ma per i più esigenti e per chi ha a cuore l’ambiente e il controllo di ciò che beve, ci sono altri aspetti da valutare. Per questo il Salvagente ha deciso di portare in laboratorio 14 bottiglie di Chianti alla ricerca di pesticidi e altre sostanze rischiose per la salute, come l’anidride solforosa. Etichette di varia fascia di prezzo e di differenti categorie, da Chianti a Chianti Classico, da Riserva a Superiore, comprate nei maggiori supermercati italiani. I risultati mostrano un vino che, seppur con residui nei limiti massimi consentiti per legge, abbonda spesso di pesticidi: anche 9 molecole diverse nella stessa bottiglia.

Fino a 9 pesticidi nella stessa bottiglia

Va considerato che l’effetto cocktail di sostanze cancerogene, come alcuni dei pesticidi trovati nelle bottiglie analizzate, è al centro del dibattito scientifico. Seppure l’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, ha messo a punto un metodo di valutazione e ha escluso i rischi per i consumatori, un recente studio internazionale a cui ha partecipato anche Fiorella Belpoggi, direttrice scientifica dell’Istituto Ramazzini di Bologna, ha trovato che le miscele di residui di pesticidi comunemente negli alimenti nell’Ue possono avere effetti negativi sulla salute anche quando ogni singola molecola è presente a un livello considerato sicuro dalle autorità di regolamentazione.
Scegliere dunque non solo in base alla bontà ma anche considerando la quantità di residui di fitofarmaci è una buona idea. Oltretutto la nostra classifica riserva sorprese: nella parte alta fa capolino una bottiglia comprata in un discount, mentre in fondo finisce uno dei volti storici di questo vino. In totale 6 le bottiglie hanno riportato un giudizio buono dal nostro test: tra queste non faticherete a trovare quella che più vi convince per bere e con moderazione.

Ma “naturale” non vuol dire “migliore

Detto questo, attenzione, perché c’è differenza tra dire che un vino senza pesticidi è meglio e consigliare un “vino naturale”. Un vino senza additivi né chimica non è detto che sia sempre più sicuro. Anzi in alcuni casi, come appunto quello dei cosiddetti vini naturali, i rischi sono maggiori rispetto a quelli di chi ha vinificato usando le sostanze permesse. A dirlo è Angelo Divittini, agronomo specializzato nel settore vitivinicolo: “Oggi si parla tanto di vini naturali, ma sono i prodotti più allergenici e quelli che creano più intolleranze nell’uomo che siano mai esistiti”, spiega il dottor Divittini, “In natura non c’è nessuna azione che possa trasformare l’uva in qualcosa di consumabile. Se noi facciamo fare alla natura e non conduciamo l’atto fermentativo nella trasformazione da zucchero ad alcool, la natura gli fa prendere una strada che è tutt’altra cosa”. L’esperto spiega che la strada di cui parla è “Quella della putrefazione. Nel concetto di vini naturali c’è il principio di nessuna aggiunta, in sostanza si fa in modo che l’uva tenda a trasformarsi in vino. Se si fa l’analisi dei vini naturali, di acetaldeide se ne trova in quantità industriali. Se si cercano i fenoli volatili, fortemente cancerogeni per l’uomo, li si trova”. E rispetto a intolleranze e allergeni, “Troviamo l’istamina, la putrescina, la cadaverina, che guarda caso sono correlati a fenomeni fermentativi non condizionati dall’uomo. La natura porta alla putrefazione. Io guardo con forte sospetto i vini che si definiscono naturali, perché offrono all’uomo un prodotto che non è sicuro”.

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Attenzione a non confonderli con i vini bio

Chiariamo una cosa: naturale e biologico sono due prodotti completamente diversi. Il vino bio è regolamentato. Dal 1° gennaio è in vigore il Regolamento 848 del 2018 che stabilisce i parametri e come certificare la produzione. “Al contrario, il vino naturale non è regolamentato da nessuno. Recentemente la commissione
agricoltura della Comunità europea ha espresso parere negativo all’utilizzo in etichetta della descrizione come ‘vino naturale’”, conclude Divittini.