Cancerogeno, mutageno e tossico per la riproduzione, l’ossido di etilene è vietato in Europa nel settore alimentare. Tuttavia è possibile ancora imbattersi in prodotti che contengono tracce di questa sostanza, si tratta principalmente di prodotti importati. Tutti ricorderanno la lunga lista di richiami per ossido di etilene partita oltre un anno fa e che continua tutt’ora
L’ossido di etilene è una sostanza usata in passato nell’industria alimentare come disinfettante per impedire la diffusione di funghi e batteri. Può essere molto pericolosa per la salute e per questo motivo il suo uso è stato vietato in Europa dal 1991, e come biocida dal 2011. Dal momento che l’ossido di etilene può essere utilizzato all’estero, si pone un problema con i prodotti di importazione: questi devono attenersi ai limiti di massimo residuo LMR stabiliti dalla Commissione e disponibili sull’Ue Pesticide Database, in accordo al Regolamento Ue 396/2005.
Cos’è l’ossido di etilene?
È una sostanza che si presenta sotto forma di gas e che si usava nell’industria alimentare sino a poco tempo fa. Se oggi in Europa è vietato, in molti paesi fuori dall’Europa, è ancora ampiamente utilizzato come disinfestante nell’industria alimentare e in agricoltura per conservare nei depositi e nei magazzini, materie prime e cereali. Quindi è ancora possibile ritrovarlo in alcuni alimenti di importazione. Proprio per questo bisogna fare molta attenzione a quello che acquistiamo e soprattutto imparare a leggere correttamente l’etichetta di ogni prodotto. Intanto diciamo che l’ossido di etilene è spesso presente in negli alimenti contenenti l’additivo E410, la farina di semi di carrube.
E’ una sostanza gassosa che veniva utilizzato come sterilizzante e disinfettante, e per aver un’idea della sua natura, basti pensare che è la stessa sostanza che viene utilizzata negli ospedali per disinfettare e sterilizzare gli strumenti chirurgici.
Allo stesso scopo veniva usato, ed ancora lo è in paesi come l’India, nell’industria alimentare, per esempio, per disinfettare i silos che contenevano le materie prime alimentari che venivano utilizzate nel ciclo produttivo per la preparazione di determinati alimenti.
Questa sostanza, inoltre, è utilizzata per controllare gli insetti come fumigante per spezie, condimenti e prodotti alimentari. Ed è ancora utilizzata dall’industria delle spezie degli Stati Uniti, con effetto biocida, per prevenire contaminanti microbici come la salmonella e l’escherichia coli, ridurre la carica batterica, lieviti e muffe, coliformi e altri agenti patogeni.
Non conosci il Salvagente? Scarica GRATIS il numero con l'inchiesta sull'olio extravergine cliccando sul pulsante qui in basso e scopri cosa significa avere accesso a un’informazione davvero libera e indipendente
L’ossido di etilene, però come dicevamo, è un cancerogeno genotossico dopo un consumo regolare. E per questa ragione non dovrebbero esserci residui in prodotti alimentari in vendita nei mercati europei se non in bassissime dosi.
Quali alimenti contengono ossido di etilene
Tracce di questo gas, purtroppo si riscontrano ancora oggi, in diversi alimenti soprattutto di importazione talvolta al di sopra dei limiti di legge. Quando si rileva questo superamento, l’alimento deve essere richiamato dal mercato. Ed è quello che è accaduto oltre due anni fa e, purtroppo, continua ad avvenire. I primi richiami risalgono a settembre 2020 e i primi indiziati furono i semi di sesamo provenienti dall’India.
Poi c’è stata la curcuma, gli integratori alimentari, i gelati Nuii e quelli Mars. Un’emergenza lunga che ha visto coinvolti, come dicevamo i semi di sesamo ma, come nel caso dei gelati anche additivi come la farina di semi di carrube e la gomma di guar. e Che, soprattutto, sembrano finire, con richiamo che continuano tutt’ora.
Oltre al sesamo e alla farina di semi di carrube, la contaminazione da ossido di etilene ha riguardato anche l’additivo E412, la gomma di guar anch’essa utilizzata come addensante e presente nei gelati, nello yogurt, in molte preparazioni industriali e nei prodotti senza glutine.
Non essendo certo il livello al di sopra del quale il consumatore che assume ossido di etilene, sia esposto a un rischio concreto, sarebbe consigliabile evitare gli alimenti che riportano in etichetta la presenza degli additivi E410 ed E412.
In linea generale, come dicevamo, i prodotti industrializzati e trasformati, tendono ad utilizzare questi addensanti, attenzione, quindi, al consumo di gelati confezionati, ai semi di sesamo, ad alcuni yogurt, allo zenzero, ai sughi pronti ed ai piatti pronti, ad alcune spezie, ai prodotti gluten free che utilizzano la gomma di guar per sopperire alla mancanza di glutine, ed a tutti quei prodotti che contengono materie prime che provengono da Argentina, India, Cina, Turchia, Paraguay, paesi in cui l’utilizzo di ossido di etilene è ancora consentito.
Un buon consiglio da seguire è sempre quello di acquistare cibi freschi e non trasformati. Evitare il più possibile i cibi confezionati, merendine, sughi pronti, insalate in busta, pane a fette.
La normativa europea che vieta l’ossido di etilene
L’allerta ha contribuito ad una visione della normativa europea in materia di contaminazione da ossido di etilene. In Europa, come già detto, il suo uso è normato dal 200: il Regolamento Ue 396/2005 nasce proprio con l’intento di definire i livelli massimi di residui di antiparassitari nei o sui prodotti alimentari e mangimi di origine vegetale e animale.
Scopo del regolamento è quello di: ”garantire un elevato livello di tutela dei consumatori, attraverso disposizioni comunitarie armonizzate relative ai livelli massimi di residui (Lmr) di antiparassitari, nei o sui prodotti alimentari e mangimi di origine vegetale e animale”.
L’importante finalità del regolamento è stata proprio quella di annullare le disparità tra i residui antiparassitari a livello di Stati membri che sono state unificate.
Il regolamento stabilisce i limiti dei residui dando la priorità alla salute pubblica rispetto alla necessità di difesa delle produzioni, fissando tali limiti al valore più basso possibile compatibilmente con le buone pratiche agricole.
Allo stesso tempo, l’Unione Europea ha stabilito che “non essendo possibile definire un livello di esposizione sicuro per i consumatori” e che “qualsiasi livello cui i consumatori possono essere esposti presenta un rischio potenziale”, è necessario qualora gli operatori del settore alimentare, immettessero prodotti con tracce di ossido di etilene, ritirarli e richiamarli sul mercato.
Il regolamento europeo ha stilato una lista dei principali alimenti di origine vegetale ai quali si applicano le restrizioni dei limiti dei residui, ma compilare una lista dettagliata, degli alimenti a rischio, è quasi impossibile.
Le materie prime, infatti, danno vita a numerosissimi alimenti, così come gli additivi utilizzati. Possiamo intanto porre attenzione a quegli alimenti che più di altri generano preoccupazione: i semi di sesamo, i gelati, gli alimenti a base vegetale, gli yogurt, le spezie, come peperoncino, zenzero, tutto il comparto dei piatti pronti, dai sughi ai preparati, i prodotti senza glutine e gli integratori che contengono materie prime che arrivano da paesi senza restrizioni in materia, come l’India, la Turchia, la Cina, il Paraguay e l’Argentina.
Cosa succede in Italia, in caso di prodotti contaminati?
Il ministero della Salute, impone agli operatori del settore alimentare (Osa) l’obbligo di informare i propri clienti sulla non conformità riscontrata negli alimenti da essi posti in commercio e a ritirare il prodotto dal mercato.
In aggiunta al ritiro, qualora il prodotto fosse già stato venduto al consumatore, l’Osa deve provvedere al richiamo, cioè deve informare i consumatori sui prodotti a rischio, anche mediante cartellonistica da apporre nei punti vendita, e a pubblicare il richiamo nella specifica area del portale del Ministero della Salute.
Oltre ai richiami di prodotti alimentari, sono pubblicate on line anche le revoche dei richiami successivi a risultati di analisi favorevoli, scadenza o per altri motivi.
Sono autentici e assolvono agli obblighi di informazione ai consumatori soltanto i richiami e loro revoche pubblicati nel portale del ministero della Salute. Tutti gli avvisi che dovessero comparire nei negozi oppure on line, e che non sono autorizzati dal Ministero della salute, sono falsi per i quali si riserva denuncia all’autorità giudiziaria.
Come difenderci dall’ossido di etilene
Alcune buone abitudini possono aiutarci a scegliere i prodotti giusti. Avere consapevolezza di quello che contengono i prodotti che compriamo sugli scaffali del supermercato, è il primo e doveroso passo da compiere. Dobbiamo stare molto attenti alle etichette dei prodotti, imparare a leggere le sigle, memorizzare che gli additivi riportati come E410 ed E412, contengono residui di ossido di etilene.
Magari abituarci a consultare periodicamente il sito del Ministero della Salute che riporta gli alimenti richiamati dal mercato e soprattutto cercare di acquistare cibi freschi e non trasformati. Tenerci il più possibile alla larga, dagli alimenti industriali e confezionati.