Prosciutto cotto: davvero un alimento per bambini?

Sale, destrosio, saccarosio, aromi, destrosio, zucchero, aromi (solo a volte aromi naturali), ascorbato di sodio, glutammato monosodico nitrito di sodio, sono tra i più comuni ingredienti che possiamo trovare nel prosciutto cotto, tanto adorato dai bambini, forse perché è adorato dai genitori, che glielo fanno assaggiare. Onnipresente nelle mense scolastiche, considerato più sano di quello crudo per il minor contenuto di sale, si trova  anche frequentemente nei pasti  ospedalieri è sicuramente uno degli alimenti percepito come adatto ai bambini. Ma è davvero cosi? Cash Investigation ha realizzato un servizio che consiglio di guardare perché parla dei nitriti, o E250 come compare in etichetta.

Renata Alleva ha un blog che aggiorna costantemente su alimenti, nutrizione, genitori e bambini. Laureata in Scienze Biologiche nel 1990, nel 1991 vince il concorso per un dottorato di ricerca in Biochimica presso l’Università di Bologna. Fa ricerca presso l’Istituto di Tecnologia e Fisiologia degli Alimenti dell’Università di Granada (Spagna), e nel 1996 vince una borsa post-dottorato e svolge attività di ricerca presso la Biochemistry Unit dell’Hearth Research Insitute di Sydney (Australia), poi ad Aberdeen (Scozia), presso il DNA Instability Group, del Rowett Institute e ad Amburgo (Germania), presso il dipartimento di Biochimica dell’Università di Medicina. Rientrata in Italia, dal 1999 è ricercatore a contratto presso l’ IRCCS Rizzoli di Bologna e collabora con l’Apoptosis Research Group, School of Medical Science (Griffith University, Gold Coast Australia). Nel 2004 consegue un Master di II° Livello in Nutrizione Clinica presso l’Università di Siena, nel 2005 vince il concorso per il corso di Specializzazione in Scienza dell’Alimentazione e nel 2009 consegue il titolo di specialista, presso l’Università di Siena. Nel 2004 inizia ad esercitare la professione di Nutrizionista. Collabora con varie testate giornalistiche. E’ rewier per riviste scientifiche internazionali, British journal of Nutrition, European Journal of Nutrition, Toxicology in vitro. Negli ultimi anni si è interessata al ruolo dei pesticidi sulla salute umana. E’ presidente della sezione provinciale dell’ISDE (associazione medici per l’ambiente) di Ascoli Piceno e membro del PAN (Pesticide Action network) Italia.

I nitriti, altrimenti noti come E250,  vengono aggiunti nella fase di produzione del prosciutto cotto insieme alla salamoia, come conservanti per scongiurare la formazione di botulino, ma soprattutto aggiungono sapore e colore, per rendere bella rosa quella carne, che naturalmente sarebbe di un meno invitante marroncino chiaro, senza questi additivi. L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), ha classificato  i nitriti   come probabili cancerogeni per gli esseri umani (gruppo 2A), e vari studi suggeriscono che un consumo eccessivo e prolungato di nitriti è associato ad aumento del rischio dei tumori dello stomaco e dell’esofago.

Come agiscono?

I nitriti in condizioni di pH acido, possono combinarsi con le ammine, composti organici presenti nella carne e salumi generando altri composti altamente cancerogeni, le nitrosamine. La formazione di queste sostanze è favorita sia dalla presenza di enzimi salivari, nella bocca e poi dalla acidità dello stomaco.

L’altro effetto importante è sul microbiota intestinale

ricordiamo che è l’intestino l’organo che deve smaltire la maggior parte di sostanze tossiche che introduciamo, e queste sostanze hanno un effetto deleterio sulla flora batterica intestinale, dalla cui omeostasi ( equilibrio) dipende il sistema immunitario. Queste sostanze tossiche possono agire sull’intestino secondo meccanismi diversi: alterando la composizione del microbiota o modificandone la capacita di detossificare, rendendo quindi l’organismo più suscettibile ad agenti patogeni. Ecco perché bisognerebbe alimentarsi fin da bambini facendo attenzione a non introdurre con i cibi anche additivi e altre sostanze tossiche che possono formarsi con la cottura o essere presenti come residui (pesticidi), per evitare l’esposizione cronica, a piccole dosi di tante sostanze tossiche, quella che più di tutti si ritiene un fattore di rischio importante per le patologie tumorali e cronico-degenerative

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Quanti nitriti sono ammessi negli alimenti?

Secondo la normativa vigente, il contenuto di nitriti nel prosciutto cotto e altri alimenti, può essere al massimo di 150 mg/kg, mentre nel prosciutto cotto BIO il limite per legge è di 50 mg/kg, (da notare che il prosciutto cotto BIO Golfera dichiara in etichetta di non avere nitriti aggiunti)

L’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) raccomanda di non superare il limite di 0,1  mg/kg di peso corporeo al giorno di nitriti , mentre per EFSA, consiglia di non superare la quantità di 0,06 mg/kg di peso.

Le mie considerazioni

In etichetta non è mai specificato quanti nitriti siano stati aggiunti mediamente dal produttore, quindi un prosciutto cotto può contenere quindi 15 mg per 100 g di nitriti, un bambino che pesa 12 kg (circa a 2 anni) con una sola fetta di 10 g già raggiunge 1,2 mg che il limite raccomandato dall’OMS e supera di molto quello dell’EFSA. Ma allora perché è presente nei menù dei bambini del nido? E perché troppo spesso in quelle di più grandicelli? La cosa migliora un po’ se il prodotto è BIO, visto che i limiti permessi sono minori. Le linee guida ministeriali lo consentono 2 volte al mese, ma i qualche menu scolastico queste indicazioni vengono ignorate, visto che può comparire anche  fino a 2-3 volte a settimana, consumo che che si somma al consumo familiare. Forse alla luce dei dati odierni fornitici dallo IARC, le linee guida ministeriali magari necessitano di essere aggiornate, come forse andrebbero informati i consumatori, sopratutto genitori di bambini piccoli. Ritengo però che  a maggior ragione che il prosciutto cotto,  sicuramente non biologico, dovrebbe sparire anche dalle mense ospedaliere, e sopratutto  nei reparti con degenti oncologici, dove  è assai paradossale  servire un alimento  che va contro le indicazioni di prevenzione proprio del cancro  (codice europeo per la prevenzione del cancro)