L’olio vecchio al supermercato costa quanto quello nuovo al frantoio

OLIO SUPERMERCATO FRANTOIO

Prezzi in aumento sugli scaffali mentre crollano all’ingrosso. Il risultato è paradossale: ora l’extravergine italiano della campagna olearia in corso costa quanto quello “vecchio” nella Gdo. Ridotta la forbice anche con le miscele comunitarie

Sorpresa: l’olio extravergine nuovo al frantoio costa quanto il 100% italiano “vecchio” in vendita sugli scaffali dei supermercati. Al frantoio il novello è venduto, mediamente a 10-12 euro, con punte di 15 euro in Toscana, mentre un extravergine tricolore (imbottigliato non meno di un anno fa) nella Gdo oggi costa in media 11 euro al litro.

“La forbice si è azzerata“, spiega Alberto Grimelli, agronomo e direttore di TeatroNaturale.it, portale di riferimento per ll’olio in Italia. “In genere la differenza era di circa 5-6 euro in più per un litro d’olio nuovo in un frantoio. Oggi non solo il divario economico si è azzerato – senza considerare la qualità che ritroviamo in bottiglia – ma addirittura i prezzi al consumatore nei supermercati su oli che stazionano da mesi stanno crescendo mentre le quotazioni all’ingrosso – intorno agli 8 euro al kg – sulla nuova produzione stanno diminuendo“.

Il prezzo al frantoio impallidisce anche se lo confrontiamo con quello delle miscele comunitarie di extravergine, oggi in vendita nella Gdo a 8-9 euro al litro: nuovi paradossi che mostrano come la Grande distribuzione abbia scaricato sull’olio – prodotto a media conservazione – parte dei rincari che si sono verificati dopo che quell’extravergine è stato imbottigliato e posto in vendita.

“Le previsioni – aggiunge Grimelli – sono quelle di un raffreddamento dei prezzi per l’olio italiano: a febbraio sulle partite della nuova campagna si rifletteranno le quotazioni attuali – basse – all’ingrosso. In queste settimane poi la produzione pugliese influirà ancora di più sui listini. Detto questo i rincari dell’olio in queste settimane nei supermercati servono alla Gdo per riprendersi il rincaro dei costi dei mesi passati. A spese dei consumatori in primis ma anche dei produttori che invece contano su quotazioni basse”.

Riassumiamo i paradossi: un olio sicuramente extravergine – perché fresco, prodotto con olive raccolte in queste settimane – oggi costa quanto un olio vecchio che staziona sugli scaffali da almeno 12 mesi e che magari potrebbe aver perso anche le carattestiche organolettiche per essere venduto come extravergine. Insomma ancora una volta tra speculaizone, inflazione “caricata” sui prodotti alimentari a media-lunga scadenza (olio e vino in primis), dinamiche sclerotiche della filiera, è il consumatore che si ritrova con il cerino in mano. E con i prezzi in aumento, crollano anche gli acquisti di extravergine.

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