Chi deve bonificare le (troppe) Terre dei fuochi italiane?

PFAS

L’inquinamento dei suoli ha effetti devastanti per l’ambiente e la salute dell’uomo. Basti pensare alla Terra dei fuochi, all’Ilva di Taranto o alla Miteni in Veneto. Una volta scattato l’allarme, però, sarebbero urgenti le bonifiche che invece, colpevolmente, restano lettera morta per anni

 

Il suolo (e sottosuolo) può nascondere molte sorprese. In Italia, spesso è tesoro di antichità. Negli anni però ha celato anche altro: una discarica che ha accumulato diversi tipi di inquinanti chimici dagli effetti nocivi e prolungati nel tempo e che ci vorranno decenni per una totale bonifica.

L’Agenzia europea dell’ambiente (Aea) sostiene che l’inquinamento del suolo e del territorio sia “diffuso, dannoso e crescente”. Dai metalli pesanti al nichel e mercurio, agli inquinanti organici e alle microplastiche.

Cerchiamo di capire quali sono gli effetti, come riconoscere queste sostanze e in che modalità affrontare un problema che è come la polvere che si accumula sotto il tappeto: prima o poi viene fuori.

 

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Cosa si nasconde nel suolo

Non si vedono ma sono “visibili” negli effetti sull’uomo, sulla biodiversità e sugli animali. Sono contaminanti dagli effetti nocivi per la salute. A volte si sedimentano indirettamente (attraverso gli scarichi nelle falde acquifere che poi raggiungono il sottosuolo). In altri casi è l’uomo a “spargere veleni” nel suolo, tramite pesticidi, deiezioni degli allevamenti intensivi… Nelle tante “terre dei fuochi” si nascondono anche rigagnoli di percolato da rifiuti abusivamente interrati.

 

Le cause dell’inquinamento del suolo

Sicuramente l’attività umana è la principale causa dell’inquinamento dei terreni, già ridotti a causa del consumo del suolo per lasciare spazio all’edilizia selvaggia.

Principalmente sono le industrie che utilizzano molti composti chimici a inquinare i terreni, al di sotto dei quali finiscono sostanze inquinanti, accidentalmente tramite perdite o sversamenti. Accade soprattutto nel trasporto e lavorazione.

 

Gli inquinanti chimici nel suolo

Tra i diversi tipi di inquinanti chimici del suolo ci sono:

  • Le polveri sottili
  • Le sostanze usate nell’edilizia (vernici e solventi)
  • Diserbanti, insetticidi, pesticidi e insetticidi (utilizzati in agricoltura e allevamento intensivi)
  • Antibiotici, medicinali e disinfettanti (impiegati negli allevamenti intensivi)
  • Plastificanti, ritardanti di fiamma, Pfas (gli inquinanti per sempre) e diossine
  • Scarichi abusivi nella fogna (olii esausti, sostanze chimiche)
  • Inquinanti nelle falde acquifere che raggiungono il sottosuolo
  • Percolato e rifiuti interrati illegalmente o non rispettando le norme di smaltimento e trattamento rifiuti.

 

Come finiscono gli inquinanti nel suolo

Queste sostanze raggiungono il suolo attraverso:

  • Infiltrazioni di liquidi provenienti da una discarica non controllata
  • Scarico di scarti industriali (metalli pesanti: arsenico, rame, cobalto, e altri agenti chimici)
  • Interramento illecito dei rifiuti
  • Infiltrazioni di rifiuti solidi (plastica, vetro, carta, medicine) non biodegradabili
  • Rifiuti gassosi come quelli derivanti dalle bombolette spray
  • Rifiuti elettronici
  • Idrocarburi (del petrolio, solventi, metalli pesanti, e altri)
  • Acque inquinate che si infiltrano nel suolo (In Italia è un altro problema diffuso)

 

Nel suolo persino i residui bellici

Secondo i dati delle varie organizzazioni mondiali nel mondo, tra i residui bellici più diffusi, ci sarebbero circa 110 milioni di mine e pezzi di ordinanza inesplosi sparsi in 64 paesi. Possono avere conseguenze mortali per gli agricoltori e rilasciare metalli pesanti tramite gli agenti atmosferici.

Ma non è tutto. Anche i test atomici effettuati in varie parti del mondo o gli incidenti nucleari hanno contribuito al fenomeno.

 

Gli effetti del suolo inquinato

Alcuni inquinanti si degradano nel suolo nel tempo, mentre altri restano per sempre. In molti casi, il territorio e i suoli sono la destinazione finale in cui finiscono vari inquinanti accumulandosi nel tempo.

L’Agenzia europea precisa che non sono completamente noti tutti i rischi e gli effetti di queste sostanze chimiche e delle loro svariate miscele. Tuttavia, sulla base dei siti campionati, sappiamo che l’inquinamento del territorio e del suolo può avere impatti significativi sulla salute umana, sulla biodiversità del suolo e sulla salute dell’ecosistema.

Questi inquinanti possono colpire gli organismi presenti nel suolo ed eventualmente contaminare i nostri prodotti alimentari e l’acqua potabile.

Gli studi scientifici hanno dimostrato gli effetti dannosi di sostanze, rinvenibili molto frequentemente, come il cromo, il piombo, il mercurio, il benzene in grado di danneggiare il cervello, il sistema nervoso, i reni e aumentare le leucemie.

Altre patologie meno gravi, spesso sottovalutate, sono:

  • Mal di testa cronici
  • Nausea
  • Irritazione degli occhi e della pelle
  • Problemi alle vie respiratorie
  • Intolleranze improvvise

 

I danni che provocano all’ambiente sono poi una causa indiretta, che incide negativamente sulla catena alimentare (tramite i prodotti coltivati su questi suoli) e nell’aria che respiriamo.

L’ambiente subisce così:

  • Deforestazioni (che causano anche frane e alluvioni, come accade spesso in Italia, più recentemente a Casamicciola, sull’Isola di Ischia)
  • Estinzione di piante
  • Impoverimento dei terreni e delle sostanze naturali che li rende meno produttivi dal punto di vista agricolo e soggetti ad erosione.

 

Come prevenire

L’Obiettivo di sviluppo sostenibile numero 3 delle Nazioni Unite “Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età” prevede entro il 2030 di ridurre di un terzo la mortalità prematura da malattie non trasmissibili di natura ambientale, legate a contaminanti di origine naturale (tossine) o prodotti dalle attività umane (industriali, agricole, di allevamento).

Le attività dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) in questo settore si concentrano nel determinare i contaminanti per caratterizzare l’esposizione ambientale della popolazione e quella interna all’organismo (biomonitoraggio) durante le attività quotidiane.

L’Iss studia anche gli effetti sulla salute, i meccanismi di tossicità e valuta i rischi per la popolazione esposta, incluse le fasce più vulnerabili per predisporre piani di prevenzione e protezione della salute.

L’Unione europea sta puntato su politiche comunitarie rivolte alla prevenzione. Essa rimane il modo più efficace ed economico per garantire nel lungo periodo suoli sani nonché acqua e aria più pulite.

Le iniziative più diffuse per prevenire e ridurre l’inquinamento, incentivate dall’Unione europea, sono:

  • Progettazione e produzioni di prodotti industriali con metodi sempre meno inquinanti
  • Riciclo e gestione dei rifiuti secondo il metodo dell’economia circolare
  • Rotazione delle colture tramite agricoltura di precisione (agricoltura e allevamenti estensivi, e riduzione di produzioni intensive, che minano anche l’alimentazione umana e animale da destinare agli allevamenti)
  • Riduzione dell’uso di pesticidi e fertilizzanti
  • Trasporti e industria più puliti e sostenibili
  • Lotta contro i reati ambientali e le ecomafie

Molte iniziative politiche esistenti e future nell’ambito del Green Deal europeo (l’economia circolare, la strategia “Dal produttore al consumatore”, la strategia sulla biodiversità, la strategia in materia di sostanze chimiche, la nuova strategia per il suolo e il piano d’azione sull’inquinamento zero) forniscono un quadro europeo e sostengono le autorità nazionali e gli utenti del territorio nella protezione dei terreni e dei suoli dall’inquinamento.

Un ulteriore sostegno alle autorità locali e un quadro politico dell’Ue più coerente, in materia di suolo, rafforzerebbe ulteriormente tali sforzi. Dopo tutto, l’inquinamento è solo una delle numerose minacce che il suolo e il territorio devono affrontare.

 

Il tasto dolente delle bonifiche

Il problema delle bonifiche è un altro tasto dolente che riguarda l’inquinamento dei suoli. Casi come il disastro di Seveso, i Pfas e metalli pesanti (soprattutto in Veneto, dove è in corso una battaglia civile) e l’ex Ilva di Taranto, ha fatto scuola in tal senso, e ci insegnano che la bonifica deve passare anche da un sistema di legalità che tutela la salute dei cittadini.

Nel novembre 2022 sono state diffuse le motivazioni della sentenza di condanna di politici e dirigenti dell’Ilva di Taranto, oggi ArcelorMittal. “Ci furono danni alla vita” – si legge nei 15 capitoli che compongono la sentenza emessa dalla Corte d’Assise di Taranto. “I Riva – riconoscono i giudici – già dal loro sbarco a Taranto conoscevano la realtà della fabbrica e hanno messo così in pericolo – concreto – la vita e l’integrità fisica dei lavoratori dello stesso stabilimento, la vita e l’integrità fisica degli abitanti del quartiere Tamburi, la vita e l’integrità fisica dei cittadini di Taranto. Danni alla vita e all’integrità fisica che, purtroppo, in molti casi si sono concretizzati: dagli omicidi colposi, alla mortalità interna ed esterna per tumori, alla presenza di diossina nel latte materno. Modalità gestionali che sono andate molto oltre quelle meramente industriali, coinvolgendo a vari livelli tutte le autorità, locali e non, investite di poteri autorizzatori e/o di controllo nei confronti dello stabilimento stesso”.

La bonifica dei territori contaminati è difficile e costosa, ma necessaria per risanare l’inquinamento del passato. Tuttavia, le autorità locali spesso non dispongono dei mezzi e degli strumenti per gestire la bonifica. Ma, nel caso di Taranto, le condanne per concussione aggravata rivelano che la bonifica è stata volutamente rimandata, nonostante i finanziamenti europei disponibili, reiterando un sistema dannoso per la salute e l’ambiente, in nome di un profitto a tutti i costi.

La corruzione è il primo ostacolo alla bonifica dei suoli inquinati. Nell’Unione europea sono stati bonificati più di 65mila siti, ma la maggior parte dei siti potenzialmente contaminati (quelli italiani compresi) rimane di gran lunga non trattata.