Quanto costa davvero un extravergine 100% italiano

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Salvo promozioni, sconti e offerte un litro di extravergine 100% italiano della campagna olearia 2020-2021 non dovrebbe costare meno di 7,25 euro. Il prezzo scende per una miscela di oli comunitari della nuova annata e si attesta intorno ai 4 euro a bottiglia. E se invece troviamo un blend di origine Ue intorno ai 2,50 euro a scaffale? “Di certo stiamo acquistando una miscela di oli comunitari vecchi”, spiega Alberto Grimelli agronomo e giornalista, direttore della rivista on line TeatroNaturale.it, portale di riferimento per gli appassionati dell’olio e per gli esperti del settore che per il Salvagente ha ricostruito i costi di filiera di un extravergine

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EXTRAVERGINE 100% ITALIANO

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IL VIAGGIO DELL’EXTRAVERGINE DAL CAMPO ALLA BOTTIGLIA

“Il settore olivicolo – prosegue Grimelli – è quello dei paradossi. Mentre salgono le quotazioni all’ingrosso praticamente in ogni piazza internazionale, scendono i prezzi a scaffale, con il picco più basso raggiunto a febbraio con olio extravergine venduto a 1,99 euro al litro”. E proprio da questi paradossi siamo voluti partire con una semplice domanda: quanto deve costare un “vero” extravergine? E abbiamo ricostruito il viaggio, dal campo alla bottiglia di un olio 100% italiano.
Un chilo di olio (all’ingrosso l’olio si vende a chili e non a litri) della campagna 2020-2021 in media è stato pagato all’agricoltore 4,50 euro, mentre il grossista ha venduto l’olio agli imbottigliatori a circa 4,90 euro al chilo, Iva inclusa. A questo punto la nostra materia prima entra nel vivo della lavorazione: tra costi per il trasporto, perdite per le impurità, spese per l’imbottigliamento, la logistica, il personale, il marketing e le imposte il costo totale del nostro litro made in Italy ha raggiunto i 5,90 euro al litro. A questa cifra ora dobbiamo sommare il profitto per l’industria olearia (4%) e poi il margine della Gdo (18%): il prezzo finale a scaffale per il consumatore è di 7,25 euro per un litro di 100% italiano.

E SE L’EXTRAVERGINE COSTA MENO?

E se lo trovo a meno? “Se non siamo in presenza di una promozione – avverte Grimelli – c’è da dubitare: o è olio dell’annata precedente oppure aspettiamoci qualche imperfezione”.
Passiamo ora alla miscela di oli comunitari ottenuta da olive dell’annata in corso. I costi si abbassano notevolmente e non solo per l’acquisto della materia prima (2,50 euro al chilo per l’olio), ma sono più contenuti anche gli investimenti per il marketing e gli stessi margini di profitto dell’industria e delle catene dei supermercati. “Nella campagna 2019-2020 – spiega Grimelli – il boom produttivo tunisino, unitamente ai dazi di Trump sull’olio spagnolo, ha spostato mercato ed equilibri. L’olio d’oliva tunisino, per tutto l’autunno-inverno 2019, oltre che per la primavera 2020 è stato esportato, soprattutto in Europa, a quotazioni medie di 1,80 euro/kg (fonte ministero dell’Agricoltura tunisino) abbattendo le quotazioni dell’extravergine spagnolo, arrivato a 1,90 euro/kg, e anche di quelli italiano e greco”. Tendenze al ribasso che si riflettono anche nelle miscele “nuove”. Se consideriamo gli scarsi investimenti pubblicitari e percentuali di profitto più basse (3% per l’industria e 13% per la Gdo) un litro di olio di origine Ue arriva a costare poco più di 4 euro.

E LE MISCELE ESTERE?

Il discorso cambia – e tutte le quotazioni crollano – per una miscela comunitaria di oli “vecchi”: il prezzo allo scaffale può davvero attestarsi intorno ai 2,50 euro. “È legittimo – conclude Grimelli – chiedersi: fino a quando industria olearia e Grande distribuzione potranno sostenere promozioni a 2,99 euro al litro, considerando ormai insostenibili prezzi inferiori, se non attraverso sottocosti mascherati o operazioni opache? La risposta è semplice: fino a che esisterà olio, dichiarato extravergine, della campagna olearia 2019/20, fino a inizio anno svenduto a 2 euro/kg o anche meno. Finite quelle scorte sarà tecnicamente ed economicamente impossibile continuare con le offerte a 2,99 euro/litro!”.