Gli industriali al Salvagente: “Sul latte artificiale le mamme devono essere tranquille”

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“Pur nel rispetto della linea editoriale e del pensiero della sua rivista, riteniamo oltremodo allarmistiche e ingiustificate le affermazioni contenute e pensiamo che in questo modo non si stia dando un buon servizio ai vostri lettori e, in particolare, a quelle madri che per varie ragioni, di salute, lavorative o di altro tipo, non possono allattare”.

Ineccepibile nei toni, sempre ben educati, ma altrettanto dura nei contenuti, è arrivata la replica di Unione italiana food, associazione industriale che tra gli altri settori include anche gli alimenti per la prima infanzia. Il direttore generale, Mario Piccialuti, ha ritenuto di scriverci per replicare al servizio di copertina “Affari sporchi nel biberon”.

“I nostri prodotti, proprio perché indirizzati ad un target altamente vulnerabile, appartengono ad uno dei settori alimentari più regolamentati in assoluto a livello europeo e nazionale sia sul piano della composizione nutrizionale (Regolamento (UE) 2016/127), anche per quanto riguarda il contenuto di sale e zuccheri, sia sul piano della sicurezza (Reg. CE 1881/2006 e successive modifiche), per quel che riguarda i contaminanti i cui livelli sono fino a 20 volte inferiori rispetto a quelli ammessi per gli alimenti convenzionali”, spiega Piccialuti.

Un danno potenziale per madri e bambini

E lamenta che “Questo complesso quadro normativo, basato su valutazioni di natura scientifica e del rischio, non è stato minimamente citato nei vostri articoli mentre sono state rivolte accuse pesanti su “rischi chimici” (micotossine emergenti e antibiotici) e “abbondanza di sale e zuccheri”, mettendo così in dubbio la sicurezza di prodotti che rappresentano in alcuni casi l’unica alternativa in mancanza di latte materno”.

Scrive il direttore di Unione italiana food: “Nessuna delle nostre aziende è stata inoltre preavvisata, come sarebbe stato corretto e giusto, delle analisi da voi svolte sui propri prodotti ed è stata quindi negata la possibilità e il diritto di prendere visione dei risultati e delle metodiche analitiche utilizzate”.

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Vale la pena spendere qualche parola su queste due osservazioni. Quanto al fatto che le nostre analisi abbiano puntato il dito sul rischio di questi latti, crediamo che si tratti di una lettura parziale del nostro lavoro. Se è certo che il Salvagente nella sua storia ha sempre denunciato i rischi emergenti dell’alimentare (e non solo) molto prima che ne prendessero le autorità sanitarie (che spesso, lo fanno ad anni di distanza), chi ha letto fino in fondo la nostra inchiesta ha certamente scoperto che non solo in nessun caso è stato valutata una delle 18 formule con l’insufficienza, ma dalle stesse tabelle del nostro test si può vedere facilmente come ci siano diversi giudizi finali ottimi. Quanto al preavvisare le aziende, questo giornale lo ha sempre fatto quando i risultati dei test superano i limiti di legge e non era questo il caso.

Per questo non capiamo – e non condividiamo minimamente – l’accusa che viene da Piccialuti: “Il rischio che una madre, male informata e che non possa allattare, allarmata da notizie come quelle del vostro servizio, possa rivolgersi a prodotti non adeguati, che potrebbero provocare gravi e irreparabili danni al lattante nei primi mesi di vita, non è da escludersi”.

Davvero non capiamo come potrebbe una madre, dopo aver letto le nostre analisi e aver trovato i prodotti migliori chiaramente indicati nelle tabelle, rivolgersi a prodotti dannosi.

Niente affari sporchi

Ovviamente il direttore di Unione italiana food non concorda con la parte di servizio “storica” quella che racconta come è nato questo mercato attraverso il mongering, ossia inventando malattie per fare affari.

“L’attitudine della nostra Associazione e dei nostri associati, come le è noto, è quella di prestare grande attenzione agli aspetti di sicurezza, etici e sociali dei propri prodotti. Nel caso specifico il settore si è dotato di un Codice deontologico che, in aggiunta alla severa normativa vigente a tutela dell’allattamento al seno, prescrive ulteriori obblighi che le aziende aderenti sono tenute a seguire. Respingiamo quindi le accuse di “inventare malattie per fare business” e di creare bisogni a scapito dell’allattamento al seno che il settore difende e promuove e che rimane insostituibile per quelle madri che possono allattare il proprio bambino e che, non a caso è una tendenza in aumento, come voi stessi avete riportato”.

L’inchiesta integrale e il test del Salvagente su 18 latti artificiali la trovate in edicola, o nel nostro negozio digitale