La videoinchiesta choc: così si allevano i polli per McDonald’s

Immagini angoscianti. Difficile definire altrimenti se non con le stesse parole utilizzate da Animal Equality, l’associazione animalista che ha lanciato oggi la videoinchiesta che mostra episodi di grave sofferenza e maltrattamenti sugli animali in otto allevamenti di polli in Gran Bretagna.

Tutti gli allevamenti sono certificati da Red Tractor – un sistema indipendente di certificazione che dovrebbe garantire la qualità anche di questi posti in Gran Bretagna – e di proprietà di Moy Park, uno dei maggiori produttori di polli del Regno Unito. Moy Park è il fornitore della catena di fast-food McDonald’s, così come dei supermercati britannici Tesco e Ocado.

Il video è stato realizzato in esclusiva con l’Independent, uno dei più importanti giornali al mondo, che – in collaborazione con Animal Equality – sta pubblicando diversi articoli esclusivi sui polli negli allevamenti intensivi con video e foto realizzate dagli investigatori di Animal Equality.

 

Il video, girato da un investigatore sotto copertura di Animal Equality, rivela:

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  • Polli considerati troppo piccoli per raggiungere il peso necessario alla vendita volutamente privati dell’acqua, con abbeveratoi posti a un’altezza che non sono in grado di raggiungere;
  • Animali lasciati morire di fame e di sete;
  • Centinaia di polli che muoiono ogni giorno agonizzando;
  • Operai che spezzano a mani nude il collo dei pulcini considerati “scarti”;
  • Polli coperti di ustioni alle zampe e al petto a causa della lettiera sporca di feci e urine;
  • Polli che soffrono di zoppie molto gravi e che non sono in grado di sopportare il peso del proprio corpo a causa della crescita smisurata dovuta alla selezione genetica;
  • Polli ammassati in capannoni sovraffollati, a malapena in grado di muoversi o di spiegare le ali.

Nonostante McDonald’s abbia chiuso i propri punti vendita per via del virus Covid-19, il fornitore della catena, Moy Park, ha continuato a fare affari come al solito. Secondo gli ultimi risultati resi pubblici dall’azienda, nel 2019 Moy Park ha visto entrate per oltre 1,5 miliardi di sterline, con report ufficiali che indicavano una “forte performance finanziaria” e con l’amministratore delegato, Chris Kirke, che ha ricevuto uno stipendio di 700.000 sterline.

«McDonald’s continua a fare affari con Moy Park nonostante le nostre investigazioni abbiano rivelato che cosa si nasconde realmente dietro le porte di questi allevamenti. Dalle nostre inchieste emerge chiaramente che gli operatori di Moy Park considerano pratica normale e quotidiana quella di lasciar morire i polli di fame e di sete. Inoltre, McDonald’s ha dimostrato di non avere a cuore il benessere animale e la sostenibilità della propria produzione – una negligenza grave a fronte di milioni di polli destinati a una morte di atroci sofferenze ancora prima di arrivare al macello» dichiara Alice Trombetta, Direttrice Esecutiva di Animal Equality in Italia.

«Molti polli soffrono nella loro breve vita di gravissimi problemi cardiaci, polmonari e alle articolazioni, soffocati dal peso insostenibile del loro stesso corpo. Ecco perché Animal Equality chiede a McDonald’s e alle altre aziende che utilizzano carne di pollo di agire subito per ridurre drasticamente le sofferenze dei polli allevati a scopo alimentare» conclude Trombetta.

Per quanto riguarda gli allevamenti indagati, due di essi sono stati al centro di precedenti gravi denunce sempre per violazioni esplicite del benessere degli animali. Animal Equality infatti ha girato un filmato simile a quello rilasciato l’anno scorso che riguardava altri due allevamenti di Moy Park. L’indagine, pubblicata nel giugno 2019, mostrava polli ammassati in giganteschi capannoni, con evidenti ferite alle zampe e gravi difficoltà respiratorie, costretti a vivere tra carcasse in decomposizione. È chiaro che né Moy Park né Red Tractor hanno preso sul serio le sofferenze degli animali che abbiamo riscontrato nelle nostre investigazioni.

Inoltre, a luglio 2019, migliaia di polli sono stati trovati morti presso l’allevamento di Kettlethorpe Farm a causa di un’ondata di caldo soffocante e della mancanza di un’adeguata ventilazione.