Diossine e Pcb nel salame ungherese: “Siamo border line”

“È vero che i risultati ottenuti dalle vostre analisi sono inferiori ai tenori massimi ammessi a livello comunitario, tuttavia ci sono almeno 4 campioni che hanno valori di diossine e Pcb molto vicini ai livelli di azione previsti dalla normativa europea: in questi casi sarebbe opportuno un monitoraggio per capire la fonte della contaminazione, a cominciare dai mangimi con i quali sono stati alimentati i maiali”.

8 confezioni di salame ungherese venduti dai supermercati. Il test del nuovo numero del Salvagente ha cercato Pcb, diossine, Ipa, nitriti e nitrati. ECCO I RISULTATI

Per capire l’origine della contaminazione che il Salvagente, nel numero appena uscito in edicola, ha trovato nei salami ungheresi venduti nella grande distribuzione e valutare come intervenire per ridurre gli effetti, abbiamo chiesto un parere a uno dei massimi esperti di diossine in Italia, Stefano Raccanelli, chimico etico-ambientale, responsabile per 15 anni del laboratorio del Consorzio interuniversitario nazionale “La chimica per l’ambiente”, consulente tecnico del pm Felice Casson nel processo per gli operai del Petrolchimico di Porto Marghera morti di tumore e in questi anni impegnato nella vicenda dell’Ilva di Taranto, la più grande fonte di diossina d’Italia.

Raccanelli, le diossine e i Pcb nei nostri campioni di salame ungherese da cosa derivano?
Senza dubbio dipendono da cosa hanno mangiato i maiali, dai mangimi. Sui vostri risultati possiamo dire che tutti i campioni sono conformi, tuttavia alcuni di loro presentano una concentrazione di diossine e Pcb prossimi ai livelli di azione previsti dalla Raccomandazione 2014/663/UE.

La Raccomandazione prevede una soglia più bassa raggiunta la quale bisogna intervenire?
Il limite del Regolamento Ue alla concentrazione della diossina è un picogrammo per grammo di materia grassa mentre il livello di azione fissa l’asticella più in bassa a 0,75 pg/g e a 0,5 pg/g di grasso per i Pcb. Ciò significa che le autorità pubbliche osservando campioni con queste concentrazioni dovrebbero, raccomanda la Ue, quanto meno avviare un monitoraggio per capire le cause di tale contaminazione che sfiora le soglie di attenzione.

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I nostri risultati mostrano delle criticità: le tornano rispetto alla sua esperienza?
Non ho mai studiato le concentrazioni nel salame ungherese, tuttavia sulle carni di maiale analizzate riscontro in genere valori dalle 2 alle 4 volte inferiori di quelli da voi rilevati.

Servirebbe un monitoraggio ad hoc?
Su queste sostanze non è mai bene abbassare la guardia. L’Italia non mi sembra che sia particolarmente sensibile ai livelli di azione. Esiste la normativa europea, recepita dall’Italia, dopodiché non spetta a me giudicare.

Che tipo di pericolo rappresentano questi contaminanti per la salute umana?
Le diossine sono sostanze cancerogene, neurotossiche e perturbatori endocrini e soprattutto sono persistenti e tendono ad accumularsi nell’organismo umano, per questo i loro effetti hanno una latenza molto pronunciata. Da questo punto di vista le persone più esposte sono le donne in gravidanza, i nascituri e i bambini. L’accumulo di queste sostanze avviene già nel grembo, può proseguire con il latte materno, continua con i cibi dello svezzamento. Senza creare allarmismi e ribadendo che bisogna allattare al seno, bisogna però pure preservare le condizioni ambientali nelle quali viviamo.

La fonte primaria è l’inquinamento ambientale-industriale oppure l’alimentazione?
Sono cause correlate: le diossine si liberano nell’ambiente, si accumulano negli organismi e finiscono anche nel nostro corpo. Non dimentichiamoci che siamo al vertice della catena alimentare ed essendo predatori apicali tendiamo ad accumulare tutti i contaminanti ingeriti dagli altri esseri viventi di cui ci nutriamo.

Insomma non si può abbassare la guardia.
Direi proprio di no. Si può certamente dire che i campioni non sono ai “livelli di fondo” ma ben prossimi a un livello d’interesse, pur essendo a norma. Visto l’elevato tenore di grassi (più del 25%) un frequente consumo porta a una esposizione altrettanto elevata, infatti i tenori massimi sono più restrittivi per le carni suine rispetto ad altre categorie di alimenti. Da tenere conto anche l’azione “sinergica” con gli Ipa, presenti in tutti i campioni. Del possibile sinergismo tra contaminanti persistenti diossine, Pcb e Ipa, nessuno ha mai valutato a fondo l’effetto.