Tutti contaminati! È il titolo di copertina dell’ultimo numero di Bon à Savoir, mensile dei consumatori svizzeri. Un titolo preoccupante ma per nulla forzato, visti i risultati del test effettuato su 30 consumatori elvetici, dai 3 ai 74 anni. Nelle loro urine sono stati trovati fino a diciassette pesticidi. Come se non bastasse, alcuni dei pesticidi rilevati nell’organismo dei partecipanti erano perfino vietati.
I partecipanti venivano da tutta la Svizzera e sono stati distinti in due gruppi: metà ha seguito una dieta rigorosamente biologica nella settimana precedente il test e le altre 15 persone un’alimentazione convenzionale.
Vietati ma presenti sulla tavola
Due laboratori specializzati si sono occupati dell’analisi dei campioni, al fine di rilevare i prodotti di degradazione (metaboliti) di circa 60 pesticidi. I risultati, spiegano gli elvetici, sono preoccupanti: sono stati trovati cinque metaboliti nelle urine meno contaminate e diciassette nelle più inquinate. La maggior parte di queste sostanze sono molto dannose, sospettate di provocare il cancro, anomalie genetiche o, in caso di esposizione prolungata, danni agli organi. Gli effetti deleteri di molti di questi fitofarmaci sono ampiamente dimostrati.
Come è possibile che si siano trovate anche sostanze vietate in Svizzera così come in tutta l’Unione europea, si chiede Bon à Savoir? Probabilmente per colpa di alimenti importati da fuori Europa – conclude la rivista.
La dieta bio riduce la contaminazione
Anche le quantità misurate destano preoccupazione. Una persona su tre era fortemente contaminata da almeno un pesticida. C’è però da dire che le persone che hanno seguito una dieta biologica per una settimana sono risultate meno “contaminate” delle altre.
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Scrive Bon à Savoir: “È impossibile determinare chiaramente in che modo i consumatori di bio sono stati esposti a pesticidi pericolosi o addirittura banditi! Sappiamo che possono essere trasportati dal vento e dall’acqua dai campi trattati alle colture biologiche. L’anno scorso, uno studio sugli shock dell’Università di Neuchâtel ha stabilito che tracce di insetticidi sono state trovate in quasi tutti i campi organici sull’altopiano svizzero. I nostri numerosi test mostrano comunque che la contaminazione di prodotti biologici non trasformati (frutta, verdura, ecc.) è inferiore rispetto a quella dell’agricoltura convenzionale”.
Ci sono poi le fonti di inquinamento ambientale. E magari anche quello casalingo, magari per l’uso di prodotti per il controllo dei parassiti usati per combattere acari, pulci (come il collare per animali), pidocchi o altri insetti. Le soluzioni per il trattamento del legno o delle piante d’appartamento sono anche tra i prodotti che possono contaminare la casa.
Tre sostanze trovate sono già state bandite nell’UE da agosto 2019, anche se in Svizzera, il loro uso è autorizzato fino alla fine di giugno. Vediamo di cosa si tratta.
Clorpirifos, clorpirifos-metile
I lettori del Salvagente li conoscono bene, dato che li abbiamo trovati su arance e pere nel nostro test dello scorso marzo. Questi prodotti possono danneggiare il cervello di embrioni e bambini piccoli e sono molto tossici per insetti, uccelli e animali acquatici. Il clorpirifos e il clorpirifos-metile sono stati banditi da febbraio nell’Unione europea (UE). In Svizzera produttori come Syngenta sono riusciti a ritardare il divieto fino alla fine di giugno.
Naftalene, carbaryl
Questi insetticidi, vietati in Svizzera e nell’UE, sono sospettati di essere cancerogeni. Il naftalene appartiene alla famiglia degli idrocarburi policiclici aromatici (IPA). Può irritare le vie respiratorie e causare mal di testa.
Parathion, parathion methyl, EPN
L’OMS ha classificato queste sostanze, vietate in Svizzera e nell’UE, come pesticidi “estremamente pericolosi”. Il parathion provoca danni agli organi in caso di esposizione prolungata o ripetuta. Si ritiene che anche il paration metile causi tale danno. Per quanto riguarda l’EPN, presenta gravi rischi per la salute e cronici.
Il glifosato in uno svizzero su tre
Poteva mancare il glifosato nell’organismo dei nostri vicini svizzeri? No di certo e infatti così è stato in 9 partecipanti al test su 30. Agli elvetici, insomma, è andata un po’ meglio di quanto era successo al Salvagente che in un test di maggio 2017 l’aveva trovato nelle urine di 14 donne incinte su 14 che si erano prestate a questa analisi.