Caro direttore,
diamo a Cesare quello che è di Cesare. Il 1° settembre, dovevo raggiungere da Napoli la bella Jesi per partecipare a un Congresso scientifico, un semplice cambio a Roma e nel giro di qualche ora sarei arrivato dopo circa cinque ore di viaggio.
Purtroppo, a Ceccano il Freccia di Trenitalia delle 15,20 da Napoli ha deciso di farci ammirare il panorama e la flora per oltre novanta minuti. Parte del tempo siamo stati senza aria condizionata e i bagni erano senza acqua, invece il tempo era l’unica cosa che continuava a correre come una freccia e così ho perso le coincidenze da Roma per cui il mio viaggio a Jesi si è interrotto mestamente a Roma Termini.
Certamente poco soddisfatto del pomeriggio perso, sono andato in biglietteria più cupo e stanco che ottimista e dopo un po’ di attesa sono arrivate delle risposte che mi hanno lasciato a bocca aperta. Trenitalia mi ha rimborsato per intero il viaggio di oggi fino a Jesi, anche il viaggio di ritorno del giorno dopo mi è stato rimborsato per intero, viaggio che a questo punto era diventato superfluo e per concludere mi ha offerto il ritorno su Napoli in Freccia Rossa.
In conclusione, l’amaro della giornata persa, il pensiero delle difficoltà che ho creato involontariamente ai colleghi che mi aspettavano per domani sono sfumate di fronte ad una dipendente di Trenitalia simpatica, professionale e molto gentile che mi ha augurato buon ritorno a casa. Certo è che questa volta ho sentito il serio atteggiamento protettivo, il tanto noto customer care, di una grande azienda che ha riprotetto il suo bene più prezioso con efficienza, rapidità e cortesia lasciandomi pensare “allora si può essere trattati da clienti e non da semplici utenti”.
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A. R.
Caro lettore,
diamo volentieri a Cesare quel che è di Cesare, soprattutto in quei rari casi in cui tutto funziona (almeno nella cura di un cliente già amareggiato e danneggiato da un disservizio).