Antibiotico-resistenza: l’allarme su batteri sempre più resistenti

ANTIBIOTICO-RESISTENZA ESCHERICHIA COLI

L’Agenzia europea di controllo sulle malattie infettive segnala che batteri come Escherichia stia aumentando l’antibiotico-resistenza anche ai medicinali di ultima linea. E così si rischia di non avere farmaci salvavita

L’European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc), l’Agenzia europea di controllo delle malattie infettive, torna a lanciare l’allarme sull’antibiotico-resistenza, evidenziando la crescente diffusione di batteri come l’Escherichia estremamente resistenti agli antibiotici di ultima linea, come i carbapenemi e la colistina. Secondo il centro europeo, si tratta di un’ulteriore grave minaccia per la salute pubblica e la sicurezza dei pazienti, con ripercussioni significative sulle economie globali. Va ricordato che l’Escherichia è un batterio presente in acque o in cibi contaminati, specie in frutta e verdura che vengono consumate a crudo, magari senza essere state adeguatamente lavate o nel latte non pastorizzato o nella carne cruda.

Un rischio per la salute pubblica

Quando gli antibiotici di ultima linea perdono efficacia, le infezioni diventano potenzialmente letali per bambini e adulti. La resistenza agli antibiotici compromette inoltre interventi medici salvavita, tra cui la terapia oncologica e i trapianti di organi. L’urgenza di contenere la diffusione di questi batteri è accentuata dalla mancanza di nuovi antibiotici in fase di sviluppo, una situazione che, secondo l’Ecdc, potrebbe perdurare per anni.

Dati allarmanti e proiezioni future

I pazienti colpiti da batteri resistenti hanno un rischio di morte fino a tre volte maggiore rispetto a quelli infettati da ceppi sensibili agli antibiotici. Le stime indicano che, senza interventi adeguati, entro il 2050 i decessi causati da infezioni resistenti potrebbero raggiungere i 10 milioni all’anno, con gravi conseguenze sui sistemi sanitari e costi elevatissimi per la società.

Un dato particolarmente preoccupante riguarda gli enterobatteri resistenti ai carbapenemi (Cre), la cui diffusione è in aumento sia negli ospedali sia nelle comunità dell’Unione Europea e dello Spazio Economico Europeo. Nonostante la disponibilità di alcuni nuovi antibiotici, le opzioni di trattamento rimangono limitate, rendendo necessaria un’azione immediata per arginare il problema.

Le raccomandazioni dell’Ecdc

Piotr Kramarz, chief scientist dell’Ecdc, sottolinea l’importanza di un intervento tempestivo per proteggere i pazienti da infezioni sempre più difficili da curare. L’ente europeo ha delineato una serie di raccomandazioni per i Paesi Ue/See:

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  • Rafforzare il coordinamento nazionale delle misure di controllo tra ospedali e regioni, creando team multidisciplinari e piani d’azione mirati.
  • Implementare misure di prevenzione e controllo delle infezioni (Ipc) più efficaci, come l’isolamento preventivo e lo screening dei pazienti per individuare portatori asintomatici di Cre.
  • Promuovere una gestione responsabile degli antibiotici per preservare l’efficacia dei farmaci ancora disponibili, attraverso linee guida nazionali e verifiche sulla loro applicazione.
  • Potenziare la sorveglianza, utilizzando il sequenziamento del genoma per monitorare la diffusione dei batteri resistenti e individuare tempestivamente eventuali focolai.
  • Investire nella capacità di laboratorio per un rapido rilevamento e caratterizzazione dei batteri resistenti, ottimizzando così le terapie disponibili.
  • Incentivare l’innovazione e l’accesso a nuovi antimicrobici specifici per le infezioni da Cre (Enterobatteri resistenti ai carbapenemi)