Ceta, la Francia boccia il controverso accordo commerciale Ue-Canada. E l’Italia?

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Il Senato francese ha respinto a larga maggioranza il Ceta, l’accordo commerciale tra Ue e Canada, al centro delle critiche di mondo agricolo e ambientalisti. Una svolta che può condizionare la ratifica europea e anche la posizione dell’Italia

Il Senato francese ha respinto a larga maggioranza il Ceta, l’accordo commerciale tra Ue e Canada, al centro delle critiche di mondo agricolo e ambientalisti. Una svolta che può condizionare la ratifica europea e anche la posizione dell’Italia.

Il voto in Francia

Il disegno di legge sugli aspetti economici e commerciali del Ceta, è stato respinto dal Senato francese con 211 voti favorevoli e 255 contrari. A votare contro non solo il gruppo di senatori comunisti, secondo cui “tutti coloro che rifiutano la logica dei trattati di libero scambio che inaspriscono la concorrenza tra i popoli”, ma anche i conservatori Les républicains. “A pesare sulla scelta – spiega Monica Di Sisto, portavoce della campagna Stop Ceta Italia – sia le proteste dei trattori che la volontà di parte del parlamento francese di lanciare un messaggio di ‘contenimento’ a Macron”. Come ricorda Euractiv, che riporta la notizia, “Dall’inizio delle proteste degli agricoltori in Europa, gli accordi di libero scambio sono stati additati come uno dei principali colpevoli, accusati di sacrificare l’agricoltura europea a favore di prodotti e servizi industriali”. Ora al governo francese non resta che tentare un altro voto, cosa improbabile al momento visti i numeri, o ratificare al Canada il no all’accordo.

L’iter europeo

Sebbene la parte puramente commerciale dell’accordo sia in vigore già dal 2017, l’Ue necessita dell’approvazione di tutti i 27 Stati membri affinché il Ceta sia pienamente ratificato. Finora hanno dato il via libera 17 paesi dell’UE, compresa la Germania. Francia e Cipro hanno rifiutato la ratifica.

Il voto in Italia

In Italia il disegno di ratifica, presentato da Italia Viva, è stato incardinato in commissione Esteri della Camera, presieduta da Giulio Tremonti, che – seppur si sia dichiarato in passato contrario al Ceta – rappresenta la volontà della maggioranza di andare avanti. “Il voto della Francia – spiega Di Sisto – potrebbe avere effetti anche in Italia. C’è da capire se rallenterà l’iter o se Giorgia Meloni, per rimarcare una sorta di contrapposizione con Macron, vorrà accelerare sull’approvazione. Sta di fatto – continua Di Sisto – che è singolare come a bocciare il Ceta in Francia sia stata la parte politica che corrisponde alle forze di maggioranza anche nel nostro paese, di cui sono spesso alleati a livello europeo”.

Nel nostro paese, le rappresentanze agroalimentari, ad eccezione della Coldiretti, si sono espresse favorevolmente al Ceta, spinte dai numeri favorevoli dell’export. “Ma i numeri sono dati in valore assoluto, in realtà parliamo di aumenti risibili, e di vantaggi che riguardano pochissimi comparti di produttori, mentre noi ci siamo presi in cambio il grano con glifosato” commenta di Di Sisto, che cita a tal riguardo le analisi di FairWatch.

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I vantaggi per l’export? Meno consistenti di quanto strombazzato

“Il Ceta ha spinto l’aumento delle esportazioni di beni europei verso il Canada del 26%” dicono i promotori dell’accordo. Ma questo aumento – secondo FairWatch – è calcolato sulle esportazioni in valore monetario tra il 2016 e il 2020 senza scalare l’inflazione. Lo stesso calcolo, trasponendo questi dati in termini di volume (fonte Eurostat), dà un aumento dell’8% tra il 2016 e il 2020 o addirittura un aumento solo dello 0,7% tra il 2017 e il 2022. “A titolo di confronto, le esportazioni di beni sono aumentate del 34% in termini di volume tra 2012 e 2017, nel periodo precedente l’applicazione provvisoria dell’accordo. L’effetto marginale dell’applicazione provvisoria del Ceta dal 2017 è quindi appena percettibile” spiega l’Ong, “D’altro canto, le esportazioni di beni dell’Ue verso il resto del mondo sono diminuite del 9% tra il 2017 e il 2022, rafforzando il ruolo del Canada come partner commerciale rispetto alla media di altri paesi. Ma questa tendenza non è riferibile nemmeno al Ceta dal momento che tra il 2012 e il 2017 le esportazioni dell’UE verso il resto del mondo sono aumentate solo dell’1%”

I rischi dell’arbitrato introdotto dal Ceta

Tra gli aspetti che preoccupano di più la rete Stop Ceta in Italia, il sistema stragiudiziale Isds. “Si tratta di un meccanismo costruito su misura per gli investitori esteri, a scapito della sovranità degli Stati e dei diritti dei cittadini – aveva in passato già spiegato Monica Di Sisto – Abbiamo dimostrato nel rapporto “Diritti per le persone, regole per le multinazionali: Stop ISDS”, che la creazione di Corte per gli investimenti inserita nel Ceta su proposta della Commissione europea rappresenta una minaccia per la democrazia e l’ambiente e chiediamo che il Parlamento si attivi immediatamente per bocciare il trattato in blocco, così da aprire in tutta Europa un fronte critico verso il commercio senza regole e senza rispetto dei diritti”. L’arbitrato internazionale, prosegue Di Sisto, è diventato “una macchina da soldi che ci autoalimenta grazie al conflitto di interessi”, in cui gli avvocati sono pagati a chiamata e possono approvare richieste di indennizzo imponenti da parte delle imprese. “Rifiutiamo il principio stesso di un tribunale sovranazionale, che consente agli investitori esteri, e soltanto a loro, di aggirare le giurisdizioni nazionali ed europee per contrastare una decisione pubblica che non rispecchia le loro aspettative di profitto”.

 

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