Pesticidi, l’interrogazione al Veneto: “Il prosecco dilaga, così i pesticidi, nonostante le indicazione Ue”

pesticidi

Mentre la Commissione Ue chiede di ridurre l’uso di pesticidi e aumentare la superficie coltivata in biologico, i dati dicono il Veneto è in gran ritardo. Andrea Zanoni (consigliere Pd) spiega perché

Mentre la Commissione Ue chiede di ridurre l’uso di pesticidi e aumentare la superficie coltivata in biologico, i dati dicono il Veneto è in gran ritardo. A sostenerlo sono i consiglieri regionali del centrosinistra Zanoni, Bigon, Ostanel e Guarda, che partono dai dati: “la superficie agricola veneta destinata a viticoltura sta registrando un progressivo e costante aumento, essendo passata dai 74.897 ettari della campagna vendemmiale 2009/2010 ai ben 101.165 ettari della campagna 2021/2022”.

I dati

Andrea Zanoni, consigliere regionale del Pd e membro della Commissione Ambiente del Consiglio del Veneto, spiega al Salvagente: “La quantità di superficie coltivata a vigneti aumenta in Veneto di anno in anno. Le vendite di pesticidi sono costanti, invece. E a questo, si aggiungono anche quelli acquistati in nero. Lo ha raccontato anche don Maurizio Dassié, parroco di Miane, denunciando che in confessioni dei produttori gliel’hanno confessato”.

Il boom del prosecco e il dilagare dei vigneti

Secondo Zanoni,”Un tempo il prosecco poteva essere prodotto solo in collina con una buona esposizione a sud. Quando Zaia è diventato ministro ha dato il via libera alla produzione in pianura, che è dilagata”. Zanoni vede la differenza anche nella sua esperienza personale: “Io ho una casa a Paese, nel trevisano, fino a 10 anni fa la casa era circondato dal mais, dalla soia, dai girasoli. Ora è circondata da vigneti per il prosecco. Avevo 6-8 coppi di rondini che venivano a nidificare lì, così come c’erano i passerotti. Ora sono scomparsi. Perché non essendoci gli insetti volanti, a causa dei pesticidi, di cui si nutrono, hanno preferito andare altrove”.

La richiesta di deroga del clorpirifos

Anche i dati dell’Arpav dimostrano come i residui dei pesticidi finiscano per inquinare le falde acquifere. E il modello agricolo attuale spinge produttori e amministratori a chiedere ulteriori deroghe per l’utilizzo della chimica: “La Regione Veneto – spiega Andra Zanoni – ha chiesto di utilizzare il clorpirifos, vietato in Ue dal 2019 per rischi connessi allo sviluppo dei bambini, per contrastare la cicalina, un parassita che sta creando molti problemi. Ma fiino a quando tra una coltivazione e l’altra c’erano 2-3 km di distanza, questi problemi era controllabili, ora che non c’è soluzione di continuità non riesci a controllarli. Ci sono delle alternative bio, solo che fa più comodo usare i prodotti chimici”.

Dov’è il calcolo costi-benefici?

È vero che l’estensione dei territori coltivati a prosecco corrisponde a un boom commerciale nel mondo che ha portato lavoro nel territorio, ma secondo Zanoni non basta: “Perché la Regione Veneto non ha fatto un calcolo del rapporto tra costi e benefici? L’inquinamento ha delle conseguenze in ambito ambientale, sanitario e anche di qualità della vita, con le persone che sono tenute a chiudere le finestre per non respirare i prodotti chimici”.

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Cosa sta facendo il Veneto?

Sulla base di queste premessi, l’interrogazione si conclude con una domanda precisa: “Quali urgenti e inderogabili strategie la Giunta regionale sta ponendo in atto per invertire la rotta nell’uso dei pesticidi in Veneto, a tutela e salvaguardia della salute pubblica, delle acque superficiali e sotterranee, dell’aria, della fauna, della flora e della biodiversità, e della catena alimentare, nel rispetto delle indicazioni Ue?.