Frutta secca e pomodoro, scoperta maxi truffa sul bio tra Caserta, Catania e Cuneo

finanza bio

Una frode milionaria che girava attorno a un sistema ramificato che portava nei negozi mandorle, pomodoro e altri prodotti venduti come bio pur non essendoli. Lo ha scoperto la procura di Santa Maria Capua Vetere dopo un’indagine insieme a Finanza e Icqrf. I nomi delle aziende coinvolte

Ancora uno scandalo per il bio italiano, a cui il Salvagente ha dedicato l’inchiesta di apertura del numero di marzo. Una frode milionaria che girava attorno a un sistema ramificato che portava nei negozi mandorle, conserve di pomodoro e altri prodotti venduti come bio pur non essendoli. Lo ha scoperto la procura di Santa Maria Capua Vetere  dopo un’indagine insieme alla Guardia di Finanza di Caserta e l’Ispettorato centrale repressione frodi del Mipaaf. Sette le persone indagate – otto invece le aziende – per associazione a delinquere finalizzata al falso ideologico e alla frode aggravata in commercio. La procura ha chiesto e ottenuto dal Gip l’emissione per i soggetti coinvolti delle misure cautelari dell’interdizione per dodici mesi dall’esercizio dell’attività imprenditoriale e del divieto di dimora nel Casertano.

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L’indagine

Tra gli indagati, spiega una nota della Procura guidata da Carmine Renzulli, cinque imprenditori titolari “di importanti aziende operanti nel commercio di prodotti da agricoltura biologica”. Ancora la nota spiega i termini della frode che starebbe al centro delle indagini:  “Tre gli imprenditori ritenuti al vertice dell’associazione criminale, si tratta di un casertano proprietario di due imprese di trasformazione con un volume annuo di 20milioni di euro e di un’azienda agricola, di un imprenditore catanese titolare di un’azienda di import-export di mandorle e frutta secca e di un terzo operante nella provincia di Cuneo, titolare anch’egli di azienda che commerciano frutta secca e conserve di pomodoro”. Per gli inquirenti, gli indagati avrebbero commercializzato per anni, tra il 2016 e il 2022, ingenti quantità prodotti falsamente dichiarati come biologici, che non erano tali perché provenivano dall’estero, come le mandorle che erano importate dalla California, sfruttando una rete di imprese compiacenti attive in Puglia, Calabria e Lazio.

I nomi delle aziende coinvolte

Il Salvagente si è messo subito sulla traccia dei possibili indagati e ne ha trovati due. Con certezza possiamo dire, avendo ricevuto la conferma da due fonti autorevoli, che l’azienda nel Cuneese è la Expergreen Srl con sede a Vezza d’Alba, che scrive nel suo sito: “Produciamo, trasformiamo e commercializziamo materie prime biologiche da filiera integrata per il mercato internazionale dell’alimentazione”. L’azienda è certificata per il bio da Suolo e Salute. Contattati dal Salvagente telefonicamente, si sono rifiutati di confermare o di smentire la notizia.

L’altra azienda coinvolta, secondo quanto riportato da Cronachedi.it, un quotidiano on line del casertano, sarebbe la Terranostra, con sede in località Stracciasacco, a Sessa Aurunca, che sul sito scrive: il meglio della “Campania Felix” e del Sud Italia. Fragole, albicocche, pesche, mele, frutta secca in guscio, pomodoro” e promette: “100% bio, filiera controllata e di prossimità. Nessuna produzione di massa, piccole produzioni per una clientela attenta”. L’azienda è certificata per il bio da Ecogruppo Italia. Anche in questo caso, abbiamo provato a contattare l’azienda tramite il numero fornito sul sito, un cellulare da cui ha risposto una persona che ha prima detto di essere un “guardiano” e poi ha aggiunto che “si è allontanato dall’azienda”, non volendo rispondere alle nostre domande.

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La terza aziende coinvolta sarebbe la Di Sano Group di Bronte (Ct), produttrice di mandorle, pistacchi e noci, e certificata bio da Ccpb. Abbiamo chiamato l’azienda, che non ha smentito di essere stata coinvolta nelle indagini.

Federbio: Inchieste come questa servono a fare pulizia

Sull’inchiesta è intervenuta, con una nota, anche FederBio: “Se confermata, l’inchiesta può consentire di fare pulizia in comparti agroalimentari tipici del Made in Italy come le conserve a base di pomodoro e le mandorle. Da anni FederBio è parte attiva nel segnalare alle Autorità competenti situazioni a rischio frode, in particolare in alcuni comparti e territori critici come quelli che sono stati oggetto delle indagini da parte della Procura di Santa Maria Capua Vetere. La Federazione propone, inoltre, soluzioni concrete per migliorare il sistema dei controlli che integrano le moderne tecnologie digitali per garantire un monitoraggio, preciso e in tempo reale, delle tecniche di produzione e una vera tracciabilità anche nel caso di filiere complesse”.

Carnemolla: “Va attuata la riforma del sistema di certificazione”

“In questa delicata situazione congiunturale, in cui anche il mercato dei prodotti biologici risente delle difficoltà delle famiglie italiane è ancora più importante garantire la massima trasparenza e rassicurare i consumatori sul rigore con cui vengono scoperti e perseguiti coloro che frodano – sottolinea Paolo Carnemolla, Segretario Generale di FederBio -. Episodi come questi nel casertano costituiscono un grave danno di concorrenza sleale per tutti i produttori biologici onesti, pregiudicando anche i cittadini che scelgono un’alimentazione sostenibile a base di prodotti bio. Recentemente abbiamo sollecitato il Governo affinché dia attuazione alla delega sulla riforma del sistema di certificazione dei prodotti biologici, e questa indagine dimostra come non ci sia più tempo da perdere” .