Da dove viene il grano? De Cecco rinviato a giudizio per frode in commercio

DECECCO GRANO FRODE

Il presidente del gruppo Filippo Antonio De Cecco e gli ex direttori acquisti e qualità, Mario Aruffo e Vincenzo Villani, andranno a processo a Chieti. La procura: grano francese fatto passare per pugliese. La vicenda raccontata nel numero di febbraio dal Salvagente

Rinviati a giudizio con l’accusa di frode in commercio il presidente della De Cecco, Filippo Antonio, e due ex direttori, quello acquisti Mario Aruffo, e quello qualità Vincenzo. Lo ha stabilito il Gip di Chieti Luca De Ninis che aveva respinto la richiesta di archiviazione della procura e ora ha firmato il decreto di citazione in giudizio per i tre manager del gruppo di Fara San Martino.

La vicenda è quella raccontata dal Salvagente nel numero del febbraio scorso ed è relativa alla provenienza del grano di alcuni lotti di pasta De Cecco: dal grano francese fatto passare per pugliese alla semola acquistata da terzi nonostante quello che veniva indicato, il gruppo di Fara San Martino sarà chiamato a spiegare da dove veniva la materia prima usata.

Il mistero del grano francese diventato italiano

Il mistero del grano francese è emblematica. Nel dicembre 2019 la De Cecco è impegnata in una “trattativa” con l’Autorità garante della concorrenza e del mercatoper rendere più trasparente l’etichettatura e più chiara l’origine del grano: l’Antitrust infatti nell’aprile 2019 aveva contestato, alla De Cecco e ad altri gruppi, diciture ingannevoli perché contenenti troppi richiami all’italianità del prodotto rispetto all’origine del grano. L’azienda nel dicembre 2019 accetta di apportare dei correttivi sul packaging: via tutte le indicazioni contestate sull’italianità e nel frontespizio viene riportata la dicitura “I migliori grani italiani, californiani e dell’Arizona”.

Però in quelle settimane a Fara San Martino sembrano interessati anche ad altri grani la cui origine non figurerà nell’accordo che siglerà con l’Antitrust e che non verrà mai indicata ai consumatori. Mentre ancora è caldo l’impegno presentato con il Garante, De Cecco acquista dalla Cavac – fornitore d’Oltralpe di frumento – grano francese per 4.575 tonnellate: il contratto è stipulato nel novembre 2019, si perfeziona a fine gennaio 2020 e giunge nel porto di Ortona il 13 febbraio. Il 10 febbraio però, secondo le mail finite in mano agli inquirenti e che il Salvagente ha avuto modo di leggere, l’origine di quel frumento cambia come per magia. Il direttore acquisti informa i responsabili interni della decisione del presidente del gruppo Filippo Antonio De Cecco: “Il Presidente comunica che il grano francese in arrivo a Ortona il 13 febbraio deve essere considerato grano pugliese”. La trasparenza verso i consumatori, vero obiettivo dell’impegno assunto con l’Antitrust, nei giorni in cui vengono immesse sul mercato le prime nuove confezioni, di colpo sembra essere spazzata via.

La replica della De Cecco: “Vicenda strumentale, sempre trasparenti con i consumatori”

Il mistero del grano francese, insieme al presunto utilizzo di semole da terzi, quando invece il gruppo vanta di usare solo semole prodotte in sede, sono alla base delle contestazioni giudiziare che hanno prese le mosse da una denuncia presentata ai Carabinieri del Nas da un ex dirigente della De Cecco, Antonio Di Mella, che oggi risulta “persona offesa” nel procedimento, insieme all’associazione AssoConsum, che tramite l’avvocato Miriam Chianese si era opposta all’archiviazione chiesta dalla Procura di Chieti. La prima udienza si terrà al Tribunale di Chieti il 3 maggio del 2023.

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La De Cecco in una lunga nota ricostruisce la vicenda e dichiara: “La speranza è che la magistratura faccia presto a chiarire la totale buona fede dell’azienda che ha sempre avuto come faro l’altissima qualità del grano utilizzato e la massima trasparenza nei confronti del consumatore“. E aggiunge: “È falso dire che il grano italiano è il massimo della qualità sempre e comunque, non è così: noi abbiamo sempre cercato di reperire le migliori qualità di grano in Italia ed all’estero“.

AssoConsum: “Ci costituiremo parte civile”

Nel frattempo AssoConsum ha annunciato di costituirsi parte civile nel processo che si aprirà. Spiega l’avvocato Miriam Chianese al Salvagente: “Innanzitutto è doveroso precisare che il procedimento non è mai stato archiviato, proprio grazie alla tempestiva opposizione di Assoconsum. Da uno studio dei documenti raccolti durante l’indagine condotta dalla Procura di Chieti ci siamo resi immediatamente conto che, oltre l’utilizzo di grano francese, che non è menzionato in confezione dalla De Cecco, la società utilizza regolarmente partite di grano provenienti dal North Dakota, stato americano ben distante sia dall’Arizona che dalla California, come invece reclamizzato sulle confezioni di pasta”. Prosegue: “Gli elementi da noi portati all’attenzione del Giudice per le indagini preliminari sono stati così schiaccianti, che lo stesso non si è limitato a indicare nuove attività di indagine, ma ha addirittura disposto l’imputazione coatta, ritenendo quanto raccolto nel fascicolo del pubblico ministero già sufficiente a determinare un rinvio a giudizio per i vertici della De Cecco con l’accusa di frode in commercio.
Basti pensare che in alcuni mix di pasta non vi è traccia né di grano proveniente dall’Arizona, né tantomeno dalla California. Dunque le informazioni riportate in confezione, almeno fino al 2021, che affermavano l’utilizzo esclusivo di grani provenienti dall’Italia, dall’Arizona e dalla California, non corrispondono al grano concretamente utilizzato per la produzione della pasta De Cecco.
Oggetto del processo non sarà di certo il successo del prodotto De Cecco, poiché i consumatori ne hanno sancito da tempo l’ottimo risultato finale, bensì la conformità del prodotto a quanto reclamizzato, poiché il consumatore potrebbe essere stato vittima di disinformazione relativa ai grani utilizzati per la produzione della pasta.
Non a caso le confezioni incriminate sono sparite dal mercato proprio nel 2021, sostituite da una generica indicazione relativa all’impiego dei migliori grani italiani e dal resto del mondo, questa si veritiera perché assolutamente generica rispetto alla provenienza”.