Greenpeace e Mamme No Pfas pubblicano tutte le mappe dell’inquinamento in Veneto

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“È paradossale che ancora una volta siano Greenpeace e le Mamme No Pfas a condurre un’operazione di trasparenza e accessibilità alle informazioni mentre la Regione continua a trincerarsi dietro un silenzio assordante”. Continuano ad essere dure le parole delle due associazioni che da anni conducono una battaglia contro l’inquinamento da sostanze perfluoro alchiliche nelle province di Verona, Vicenza e Padova. Dopo aver pubblicato la loro rielaborazione dei dati sui rilevamenti del 2017, le Mamme No Pfas e Greenpeace pubblicano ora tutti i rapporti di prova ottenuti dalla Regione Veneto e relativi ai monitoraggi effettuati sulla presenza di sostanze perfluoro alchiliche negli alimenti di origine vegetale e animale coltivati in zona rossa, l’area del Veneto più contaminata da queste sostanze chimiche pericolose. La documentazione era già disponibile, su richiesta, dallo scorso 20 settembre, quando Mamme No Pfas e Greenpeace hanno diffuso le prime informazioni. Inoltre, da oggi oltre alle mappe già rese note il mese scorso ne sono state aggiunte altre con tabelle in cui è possibile visualizzare i dati per ogni singolo alimento nonché verificare la presenza di ogni singolo PFAS.

“Le colpe di Zaia e della Regione”

Gli organizzatori attaccano: “Le popolazioni che da decenni convivono con livelli allarmanti di sostanze chimiche – non solo nell’ambiente in cui vivono ma anche nel loro corpo – hanno il diritto di sapere a cosa vanno incontro mangiando gli alimenti provenienti dalla zona rossa. Lo stesso discorso vale anche per tutte le altre persone, italiane e straniere, che, in modo inconsapevole, potrebbero ancora oggi consumare decine di alimenti con elevati livelli di Pfas per colpa dell’inerzia istituzionale. Il presidente Zaia, che si è sempre dichiarato attento alla questione, non interviene e di fatto continua ad avallare il comportamento opaco e omissivo della Regione: una mancanza inaccettabile proprio da parte di quelle istituzioni che dovrebbero tutelare la salute della popolazione».

Aspetti ancora poco chiari

Greenpeace e le Mamme No Pfas erano venuti in possesso dei risultati del monitoraggio sugli alimenti coltivati in zona rossa, effettuato dalla Regione Veneto nel 2016 e nel 2017, solo nei mesi scorsi dopo una lunga battaglia legale e un ricorso al Tar per ottenere l’intero set di dati. “Dall’analisi di questi dati – spiegano le due associazioni – sono emersi numerosi aspetti poco chiari legati, tra l’altro, all’assenza di alcuni alimenti tra le matrici analizzate (ad esempio meloni, angurie, mele e altri vegetali a foglia larga) e alla poca chiarezza sui criteri geografici che hanno guidato la scelta dei campioni da analizzare. Inoltre, dai dati ricevuti non è possibile individuare eventuali legami con filiere agricole e zootecniche che vendono i propri prodotti sul mercato nazionale e straniero”. A ciò si aggiunge la consegna parziale dei risultati da parte della Regione Veneto: a fronte di 1248 alimenti analizzati, sono stati forniti solo gli esiti delle indagini effettuate su 908 campioni, con solo pochi dati riferiti al pescato. Per ottenere le informazioni mancanti le Mamme No Pfas e Greenpeace invieranno nei prossimi giorni alla Regione Veneto una nuova istanza di accesso agli atti.

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