La notizia è esplosa sui media brasiliani, propagandosi per quelli internazionali: 4 volontari di una Ong presente in Amazzonia per contrastare i drammatici incendi che da questa estate colpiscono la zona, sono stati arrestati con l’accusa di aver appiccato, loro stessi dei roghi. Ma a ben vedere, i fatti presentano numerosi lati oscuri, che portano a sollevare dubbi sull’azione di polizia. Il mondo del volontariato, e anche Amnesty international hanno espresso la preoccupazione che ci siano motivazioni politiche o legate all’agrobusiness dietro gli arresti e le perquisizioni del 26 novembre.
I fatti
Ma partiamo dall’inizio. La polizia civile dello Stato del Pará ha arrestato martedì quattro membri della Brigata Alter do Chão, una Ong che ha iniziato a combattere i roghi nella regione nel 2018. Sono stati accusati di provocare incendi che hanno distrutto a settembre parte dell’Area di protezione ambientale (APA) di Santarém. Oltre agli arresti, la polizia civile ha svolto perquisizioni e mandati di arresto presso la sede di Projeto Saúde e Alegria, una Ong. che ha ricevuto numerosi riconoscimenti per le sue prestazioni in Amazzonia. Sono stati portati via computer e documenti di gruppo.
Incongruenze e perplessità
Le prime incongruenze emergono dalle dichiarazioni delle forze dell’ordine subito dopo l’azione. Il delegato della polizia civil del Parà, José Humberto Melo Jr., ha detto al quotidiano O Estado de S. Paulo che gli investigatori hanno “materiale abbondante” su una presunta attività irregolare di Ong in Pará. I membri di tre Ong locali – Alter do Chão Brigade, Alter do Chão Aquifers e Projecto Salude e Alegria (Psa) – hanno ricevuto fondi dalla Ong internazionale WWF per combattere gli incendi nella regione. Solo che, secondo il delegato, una parte delle risorse sarebbe stata deviata. “Abbiamo iniziato a monitorare il movimento dei quattro sospetti. Abbiamo notato che la loro persona giuridica ha ottenuto un contratto con il WWF, ha venduto 40 immagini al WWF per uso esclusivo per 70 mila reais e il WWF ha ricevuto donazioni dall’attore Leonardo DiCaprio per 500mila dollari per aiutare le Ong nella lotta agli incendi boschivi in Amazzonia “.
Le smentite del Wwf
Il WWF-Brasile ha riferito di aver dato 70 mila reais alla Brigata Alter do Chão, ma che era destinato all’acquisto di attrezzature per la lotta antincendio e che le Ong non hanno mai acquistato alcuna foto. Il WWF ha anche negato di aver ricevuto donazioni dall’attore americano. “Tale informazione in circolazione non è vera”, afferma il testo. Sempre durante la conferenza stampa, Melo Jr. ha letto alcuni dei dialoghi che sono stati intercettati nelle intercettazioni telefoniche. Ma, almeno secondo quanto afferma il portale Dw Brasil, uno di questi, pubblicato da O Estado de S. Paulo, non suggerisce alcuna prova di reato.
Il video su youtube
Lo stesso delegato non ha approfondito il ruolo di ciascuno dei prigionieri negli incendi, limitandosi a dire che la prova del loro coinvolgimento sarebbe un video che sarebbe stato pubblicato dagli stessi volontari su YouTube. “Hanno pubblicato l’immagine di un luogo in cui sono soli e il fuoco sta iniziando”, ha detto Melo. Appare davvero improbabile che in un contesto “caldo” come quello degli incendi in Amazzonia, un disastro ambientale che preoccupa tutto il mondo, i piromani si filmino e mettano la prova del loro crimine su Youtube.
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L’Ong: siamo scioccati
L’Ong al centro degli arresti ha commentato in una nota: “Siamo scioccati dall’arresto di persone che dedicano parte della loro vita alla protezione della comunità e siamo certi che qualunque chiarimento verrà denunciato, l’innocenza della brigata e dei suoi membri sarà debitamente riconosciuta”, “I membri della brigata fin dall’inizio hanno contribuito alle indagini della polizia. Erano stati persino ascoltati nella stazione di polizia civile e hanno collaborato efficacemente alle indagini dopo l’incendio di settembre che hanno aiutato a combattere, lasciando le loro famiglie e lavorando per la causa. a cui sono dedicati “.
La preoccupazione di Amnesty International
Anche Amnesty International ha espresso preoccupazione: “Finora non ci sono informazioni su indagini o procedure adottate dalle autorità contro gli imputati che giustificano la decisione di arresto, solo rapporti di ingresso presso la sede dell’organizzazione Projecto Salude e Alegria, dove operava la Brigada Alter do Chão, e la raccolta di documentazione, che ispira preoccupazione in Amnesty International per quanto riguarda la trasparenza delle indagini “.
L’altra organizzazione: sequestrati documenti e pc
Caetano Scannavino, coordinatore di Psa, ha raccontato al blog di Leonardo Sakamoto: “Siamo rimasti sorpresi dagli agenti della polizia civile armati fino ai denti con mitragliatrici, che hanno spaventato le persone che si trovavano nell’ufficio dell’organizzazione. Non avevamo accesso a nessun documento di decisione del tribunale che spiegasse il motivo per cui erano venuti e il mandato di ricerca era generico. prendendo tutto, computer, server, documenti “.
Una storia decennale a fianco dei poveri e dell’ambiente
Il Projecto Salude e Alegria è una delle organizzazioni più importanti per la difesa dei diritti ambientali in Amazzonia. Fondata nel 1987, serve più di 30mila persone, che lavorano nella salute di base e familiare, progetti di sviluppo sostenibile, istruzione. “È stata un’azione della polizia civile e il mandato di perquisizione proveniva dal tribunale agrario di Santarém, che ha più a che fare con le questioni agroalimentari – spiega Scannavino – Ciò che ci preoccupa è che esiste una narrazione tremendamente falsa. Non siamo a conoscenza del rapporto tra Psa con tutto questo imbroglio, vorremmo sapere cosa c’entra. Ciò di cui ci rammarichiamo è che il paese si stia muovendo verso un’inversione di valori: il “buon cittadino” è colui che commette un crimine ambientale e il “cattivo cittadino” è colui che denuncia il crimine. Una situazione come questa fa male alla democrazia di un Paese”.
L’opposizione parlamentare attacca Bolsonaro
Anche i parlamentari dei partiti di sinistra, all’opposizione, hanno criticato l’azione, affermando che c’è un atto una campagna per criminalizzare le Ong e ricordando che in passato il presidente Jair Bolsonaro aveva accusato organizzazioni simili senza prove.
L’ombra dell’agrobusiness dietro gli incendi
Le ragioni di questo arresto, dunque, sono ancora oscure. Dw Brasil, però, fa notare che il luogo in cui si è sviluppato l’incendio al centro dei fermi, Santarém, è una delle principali destinazioni turistiche di Pará, e recentemente un reportage del quotidiano Folha de S. Paulo aveva sottolineato che il resort è sotto pressione dal mercato immobiliare e dai land grabbers (le grandi società che accumulano terreni sottraendoli ai piccoli coltivatori, per rivenderli alle multinazionali). Del resto, che buona parte degli incendi siano appiccati in Brasile per far largo alle coltivazioni di soia e agli allevamenti bovini, non è una supposizione, come racconta il Salvagente, che ha intervistato i componenti di alcune tribù amazzoniche che rischiano di essere spazzati via dagli incendi dettati dagli interessi dell’agrobusiness.