Terra! presenta “Assay”, il pestato di cime di rapa e broccoletti prodotto senza caporalato

L’associazione ambientalista Terra! lancia sul mercato ASSAY, il prodotto di una filiera etica e trasparente costruita grazie al progetto “In campo! Senza caporale”. ASSAY è un pestato di cime di rapa e broccoletti frutto della collaborazione fra lavoratori migranti sottratti allo sfruttamento e aziende biologiche della Capitanata pugliese, territorio al contrario tristemente famoso per le condizioni disumane in cui vivono e lavorano migliaia di braccianti stranieri stipati nelle baraccopoli ai margini dei campi. Il pestato può essere acquistato sul sito di Terra! e in alcuni punti vendita sul territorio nazionale consultabili qui.

Il progetto

Il progetto ha previsto 10 mesi di formazione e tirocinio in agricoltura per 9 lavoratori provenienti da Ghana, Togo, Burkina Faso e Senegal, molti dei quali passati per gli infernali centri di detenzione libici e per l’attraversamento del canale di Sicilia in barcone. Molti di loro vivevano al ghetto di Borgo Tre Titoli, vicino a Cerignola (FG), senza accesso all’acqua o all’elettricità, lavorando come braccianti alla giornata sotto la regia dei caporali. Grazie al progetto “In campo! Senza caporale”, sono entrati per la prima volta in una casa vera nel centro urbano di Cerignola, hanno potuto studiare l’italiano e svolgere una formazione professionalizzante in 5 aziende biologiche del territorio, conoscere i loro diritti di lavoratori e fare un passo importante verso la vera integrazione.

“Servono le istituzioni”

“ASSAY è il prodotto di uno straordinario percorso che mette al centro i diritti delle persone e l’agricoltura ecologica, nel tentativo di proporre soluzioni alla condizione di sfruttamento che affligge la produzione di cibo nel nostro Paese – spiega Fabio Ciconte, direttore dell’associazione Terra!– Per sostenere concretamente il Made in Italy bisogna partire da chi, a monte di tutta la filiera, viene impiegato nella raccolta dei prodotti troppo spesso senza diritti e senza tutele. Il caporalato non sarà sconfitto fino a quando non troveremo il modo, istituzioni e società civile, di lavorare su scala nazionale a modelli di produzione e distribuzione capaci di garantire il rispetto dei diritti umani e sociali a tutti i livelli della catena produttiva».

“Difficile aiutare i braccianti con queste leggi”

Nonostante il forte impegno, non è stato facile portare a compimento il progetto, e tutt’ora non è semplice concluderlo garantendo un futuro dignitoso a tutti i partecipanti. “Possiamo raccontare storie positive come quella di Mamadou, che dopo il tirocinio è diventato socio della Cooperativa Altereco – spiega Giulia Anita Bari, responsabile del progetto In campo! Senza caporale,  finanziato dal Fondo di beneficenza di Intesa San Paolo.– Ma non vogliamo nascondere le storie più difficili. Due ragazzi che si stavano integrando, uno dei quali aveva anche trovato lavoro, si trovano esclusi dal sistema occupazionale a causa di un sistema di accoglienza sempre più restrittivo dopo le recenti norme del Governo in materia di sicurezza. Cosa sarà di loro? Rivolgiamo la domanda a chi innesca queste bombe sociali attraverso una politica irresponsabile e discriminatoria”.

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Le aziende partner

Il progetto “In campo! Senza caporale” è stato possibile grazie alla collaborazione con 5 aziende biologiche d’eccellenza della Capitanata:

  • La Cooperativa Sociale Altereco, nata nel 2008, dal 2011 gestisce Terra Aut, un bene confiscato alla mafia poco fuori dalla città di Cerignola. I terreni ospitano un orto invernale e uno estivo, ulivi e alberi da frutto da cui vengono prodotti ogni anno olio extravergine di oliva, confetture di uva, ciliegie e prodotti trasformati.
  • La Cooperativa Sociale Pietra di Scarto, nata nel 1996 a Cerignola su tre ettari confiscati alla mafia. Produce olive Bella di Cerignola e pomodori, fondando la propria attività su un impegno politico quotidiano volto a promuovere il cambiamento in un territorio strangolato dalla criminalità organizzata e dal caporalato.
  • L’azienda agricola Aquamela bio, condotta da Vito Merra, è nata nel 2005 e su 23 ettari produce in biologico cereali, olive Coratina e uva Garganega. L’azienda commercializza olio e olive Bella di Cerignola a marchio Aquamela bio, nome della località in cui si trovano sei ettari di oliveto.
  • L’azienda agricola Roberto Merra, nata nel 2005 sui terreni di famiglia, produce in biologico uva da vino (varietà San Giovese, lambrusco e trebbiano toscano), pesche, pomodoro, olive Coratina e Bella di Cerignola.
  • L’azienda agricola Domenico Russoè nata nel 2017, quando Domenico ha abbandonato la professione di commercialista per tornare alla terra. Su 14 ettari produce in biologico uva da vino e da tavola, pesche nettarine, albicocche ed olive.