La denuncia del Salvagente del ritrovamento in alcuni cartoni “take away” per la pizza di dosi di bisfenolo ben superiori a qualunque limite tollerato in Europa, non è passata inosservata. Anticipata questa mattina da Patrizia De Rubertis de il Fatto Quotidiano, ha prodotto una presa di posizione immediata del ministero della Salute.
È la direzione generale per l’igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione a rispondere al Salvagente specificando che “Il bisfenolo è una sostanza che se presente nelle carte/cartoni è indice dell’impiego di materiali cartacei di secondo impiego ovvero da ‘riciclo’“.
La direzione tiene a precisare che nel nostro paese “l’uso di carta riciclata nei cartoni per pizza d’asporto è vietato“. Ma precisa che “in virtù della ‘clausola di mutuo riconoscimento’, le disposizioni italiane non si applicano alle carte e cartoni legalmente prodotti e/o commercializzati in altri Stati dell’Unione europea”
Spiegano dalla direzione generale per l’igiene e la sicurezza che “l’articolo del Salvagente evidenzia l’assenza di una norma armonizzata nell’Unione europea su questo settore che solo in alcuni Stati Membri è regolamentata da disposizioni sanitarie. Infatti a partire dal 1973 il ministero della Sanità aveva disciplinato i materiali ed oggetti destinati a venire a contatto con gli alimenti (MOCA) stabilendo per le carte e cartoni requisiti specifici e limitazioni d’uso”. “In Italia – ricordano dal ministero – l’uso di carte e cartoni di riciclo è consentito soltanto per alcuni tipi di prodotti alimentari, i cosiddetti “solidi secchi” (sale, zucchero, riso, pasta secca etc.), tra i quali non rientra la pizza”.
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Dal dicastero della Grillo assicurano che “per coniugare il rispetto dell’ambiente con la sicurezza alimentare il ministero ha commissionato al Laboratorio Nazionale di Riferimento per i MOCA una ricerca sulla presenza dei contaminanti nelle carte/cartoni riciclati i cui risultati potranno essere disponibili a breve”.
UN PROBLEMA VECCHIO DI (ALMENO) 13 ANNI
Nonostante sia vietato, almeno in Italia, l’uso di carta riciclata per questi cartoni, non è la prima volta che un allarme sulla loro tossicità arriva a sconvolgere l’appetito di chi ama la pizza. Esattamente tredici anni fa, nell’aprile 2006, il Salvagente pubblicava le analisi del laboratorio LabAnalysis di Pavia su cartoni provenienti da quattro fabbriche diverse.
In quel caso tutti i cartoni mostravano chiaramente di essere in grado di contaminare il cibo con composti fenolici (almeno sei tipi diversi). E con diversi benzeni e naftaleni, tutte sostanze il cui utilizzo nell’industria è regolamentato da rigide regole, e che non devono assolutamente venire a contatto con gli alimenti.
Le sorprese non finivano qui. Le analisi avevano evidenziato anche la presenza di dietilesilftalato, una sostanza bandita da tutti gli oggetti di largo consumo, ultimi i cosmetici, per la sua possibile tossicità.
Altri esperti arrivano a una conclusione simile, altrettanto sconcertante. Questa volta a fare la preoccupante scoperta sono gli uomini del laboratorio di Ricerche analitiche alimenti e ambiente dell’Università di Milano diretto dal professor Fernando Tateo. Nella ricerca di ftalati nei contenitori per alimenti l’équipe finisce per analizzare 8 cartoni per la pizza comunemente utilizzati su tutto il territorio nazionale. E trova il di-isobutilftalato “in quantità altamente preponderante rispetto a tutti gli altri componenti della frazione volatile (…) già alla temperatura di 60°”. Così scrivono nella relazione che pubblicano sul sito dell’università il 22 febbraio 2006.
Lo ftalato, scrivono i ricercatori, non rientra tra le sostanze autorizzate per la fabbricazione di pellicole di cellulosa. Dunque, anche all’epoca, eravamo di fronte a contenitori fuori legge. In 13 anni è cambiato ben poco e non sembra che nessuno si sia preoccupato di fare controlli. Speriamo sia davvero la volta buona.