Pasta: contro l’indicazione di origine le aziende (sconfitte in Italia) pressano la Ue

PASTA SPECULAZIONE

A testa bassa contro i consumatori: FoodDrinkEurope l’associazione dei produttori alimentari europei ha presentato un reclamo formale prima di Natale a Bruxelles contro la decisione dell’Italia di introdurre in etichetta l‘indicazione d’origine del grano della pasta, del riso e del pomodoro nei prodotti derivati. Un tentativo estremo per impedire etichette sempre più trasparenti che è solo l’ultimo in ordine di tempo: già in Italia, Aidepi, l’associazione dei pastai di Confindustria, ha provato a bloccare il decreto del ministro Martina sull’indicazione di origine del grano nella pasta ma è stato respinto dal Tar del Lazio.

Big Food contro le etichette trasparenti

Il tempismo della lobby europea del Big Food non è casuale. Il 17 febbraio prossimo potremo conoscere da dove proviene il grano o la semola con i quali sono stati prodotti gli spaghetti che portiamo nel piatto. Un mese dopo toccherà al riso: sulle confezioni scatterà l’obbligo di indicare l’origine dei chicci. Tempi un po’ più lunghi ma analoghe informazioni dovranno essere riportate sui prodotti derivati del pomodoro (sughi e concentrati) come già avviene per le passate. Si tratta di informazioni importanti per il consumatore che, come quella dell’indicazione dello stabilimento di produzione reintrodotta nel nostro paese dopo il “niet” dell’Europa e molto importante in caso di ritiri e allerta alimentari, il governo italiano ha deciso di adottare incontrando il favore dei consumatori e le proteste dei produttori.

Quando il governo canadese provò a “nascondere” il glifosato

Sull’indicazione di origine del grano sui pacchi di pasta si è scatenato una vera e propria guerra che ha visto scendere in campo addirittura il governo canadese che a luglio ha protestato con l’Italia di fronte alla possibilità che i consumatori del Belpaese sappiano che i loro spaghetti vengano prodotti con il grano canedese fortemente trattato con il glifosato.

Coldiretti: “Il 96% dei consumatori vogliono l’origine degli alimenti

Dopo il sogno infranto di Aidepi di bloccare il decreto Martina nel novembre scorso, Big Food alza il tiro e prova, in un modo abbastanza grossolano, ad alzare la voce con la Commissione Juncker contro l’Italia. “Il reclamo dell’organizzazione dell’industria alimentare europea – ha attaccato Coldiretti – va contro l’interesse del 96% dei consumatori che chiedono venga scritta sull’etichetta in modo chiaro e leggibile l’origine degli alimenti. Non si può impedire ai consumatori di conoscere la verità privandoli di informazioni importanti come quella di sapere se nella pasta che si sta acquistando è presente o meno grano canadese trattato in preraccolta con il glifosate proibito in preraccolta sul grano italiano o se il riso viene dai campi della Birmania sequestrati alla minoranza Rohingya contro la quale è in atto una pulizia etnica o ancora se il concentrato di pomodoro proviene dalla Cina, ai vertici mondiali per l’insicurezza alimentare”.