
Migliaia di analisi e tre anni di test su circa 320 prodotti a marchio ci hanno permesso di stilare la classifica di quello che troviamo sugli scaffali firmato da supermercati e discount. Un confronto per trovare le insegne più pulite
A poco più di tre anni dalla nostra ultima indagine comparativa, siamo tornati a fotografare la qualità dei prodotti alimentari a marchio del distributore, quelli che riempiono scaffali e carrelli degli italiani sempre più spesso. E non ci siamo fermati al semplice confronto di etichette: abbiamo raccolto poco meno di 320 referenze tra le più rappresentative, acquistate nei punti vendita delle principali insegne della Grande distribuzione organizzata (Gdo) e dei discount. Sono la fotografia dei nostri test, in grandissima parte sul carrello della spesa alimentare e delle analisi di laboratorio che abbiamo condotto da marzo 2022 fino a oggi.
Supermercati, discount e bio: tre classifiche
Quelle che i nostri lettori trovano nel Salvagente di settembre sono tre classifiche separate: una per i prodotti convenzionali a marchio dei supermercati, una per quelli degli hard discount, e una terza dedicata al comparto bio, che include sia le linee biologiche delle catene tradizionali che i prodotti firmati NaturaSì. Il nostro approccio resta quello che i lettori conoscono bene: nessun giudizio di convenienza o di rapporto qualità-prezzo. I prezzi li riportiamo, certo, ogni volta che pubblichiamo un test comparativo ma lasciamo che sia il consumatore a scegliere quanto e per cosa vuole spendere. Il nostro metro di valutazione è, come sempre, la qualità oggettiva.
Quello che emerge, lo anticipiamo, è un quadro positivo. Nella stragrande maggioranza dei casi dei casi i prodotti a marchio mostrano standard di qualità elevati e continui miglioramenti, segno che la competizione tra insegne si gioca anche – e sempre più – sulla bontà del contenuto, non solo sul costo. E i dati del nostro test lo confermano: i prodotti firmati dalla Gdo non sono più il “piano B” rispetto alle grandi marche, ma una scelta consapevole per milioni di famiglie.
Quella che vi anticipiamo qui è la classifica della qualità dei discount. Nel giornale troverete quelle dei marchi bio e di quelli convenzionali dei supermercati.
Distributore o produttore?
La tendenza fotografata dalle nostre analisi trova un chiaro riscontro nei numeri. Oggi, i prodotti a marchio del distributore rappresentano quasi il 32% degli acquisti nella distribuzione moderna in Italia, con una crescita di 3,5 punti percentuali rispetto al 2019. Nel solo 2024, il comparto ha generato 26 miliardi di euro di fatturato, in aumento del 2,4% sul 2023 e del 35,4% rispetto a cinque anni fa. Se tutti questi prodotti fossero realizzati da una sola azienda, si tratterebbe della quarta realtà italiana per volume d’affari. L’Italia sta anche colmando il divario con il resto d’Europa: la media continentale è del 35,8%, e paesi come Svizzera (52,3%), Spagna (45,6%) e Paesi Bassi (45,2%) mostrano che la penetrazione dei prodotti a marchio può ancora crescere. Secondo il rapporto Teha per Adm (l’associazione che rappresenta i distributori), se l’Italia raggiungesse le quote di questi paesi, il fatturato del settore potrebbe superare i 50 miliardi di euro entro il 2030, generando un valore aggiuntivo cumulato di 58 miliardi per l’intero sistema. Anche all’interno del mercato italiano, la crescita è capillare: tra ipermercati, supermercati e discount, la quota di mercato delle “private label” continua a rafforzarsi. Le vendite a valore sono cresciute del 2,2%, i volumi, indicatore diretto delle scelte dei consumatori, segnano un +3%. Ma il fenomeno non è solo questione di convenienza o di quote di mercato. I dati analizzati da The European House – Ambrosetti mettono in luce il ruolo economico della marca del distributore. In termini assoluti, la distribuzione moderna dà lavoro a 447.000 persone direttamente e a oltre 2,9 milioni lungo la filiera, con contratti stabili nel 89% dei casi.
E, secondo le stesse fonti, questo si è anche tradotto in effetti concreti sulle famiglie. Tra il 2020 e il 2024, ha permesso un risparmio complessivo di quasi 20 miliardi di euro, grazie a prezzi più bassi rispetto all’industria di marca. Un’ancora di salvezza in anni segnati da inflazione e crisi dei redditi, soprattutto per le famiglie più fragili.
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La trasformazione del mercato
L’esito dei nostri test di laboratorio è chiaro: nella stragrande maggioranza dei casi, i prodotti a marchio del distributore sono all’altezza delle aspettative dei consumatori. E spesso anche di più. Le aziende della Grande distribuzione investono sempre di più in qualità, sicurezza e sostenibilità, trasformando quello che un tempo era il prodotto “low cost” per eccellenza in un simbolo della nuova economia del consumo.
Al di là delle classifiche, ciò che emerge è un cambio di paradigma: la marca del distributore non è più una seconda scelta, ma una prima scelta consapevole.
E se è vero che il carrello della spesa riflette i valori di chi lo riempie, allora i numeri del 2024 ci dicono che gli italiani stanno cambiando strada. E lo fanno, sempre più spesso, scegliendo prodotti con il marchio del supermercato.











