Una guerra senza esclusione di colpi. È quella tra Aidepi e Coldiretti su pasta e grano. La prima raccoglie e rilancia i dati del ministero della Salute. Non c’è motivo di credere che il grano estero non sia sicuro e salubre, spiega l’associazione degli industriali della pasta. E continua “Il Piano nazionale ministeriale per il controllo delle micotossine, pubblicato il 18 settembre 2017, non ha infatti rilevato irregolarità in alcun campione di grano importato analizzato”. “Finalmente quello che ribadiamo da anni è stato confermato anche dall’organo di controllo più autorevole: la pasta è buona e sicura” sostiene Riccardo Felicetti, presidente dei Pastai italiani. Rincara la dose Cosimo De Sortis, Presidente Italmopa. “Questi dati portano alla luce la verità dei fatti e, ancora una volta, smentiscono alcune campagne denigratorie promosse nei riguardi delle importazioni di frumento”, ha commentato il presidente dell’associazione che rappresenta l’industria molitoria italiana a frumento tenero e a frumento duro.
“Che i campioni analizzati dal ministero della Salute siano conformi ci fa piacere – commenta Rolando Manfredini, responsabile sicurezza alimentare di Coldiretti a Repubblica – se fosse stato il contrario il problema sarebbe stato gravissimo. Però lo stesso ministero della Salute, nel 2016, ha diffuso un rapporto sui fitofarmaci, nel quale si attestava che nel grano canadese il limite era tre volte superiore a quello stabilito in Italia”.
Niente di vero, ribattono i produttori, i controlli, sempre realizzati dal ministero della Salute, su pesticidi e fitofarmaci (Controllo Ufficiale Sui Residui Di Prodotti Fitosanitari Negli Alimenti), divulgati a giugno hanno dimostrato che nessun campione di grano duro è risultato fuorilegge.
Lo spauracchio dell’origine del grano
È solo il primo atto di una battaglia che al centro del contendere ha, come capiscono in molti, la dichiarazione di origine del grano.
Si cambia strategia, insomma. Se dopo i provvedimenti, pubblicati il 16 e 17 agosto scorso in Gazzetta ufficiale – indicazione d’origine dal prossimo 16 febbraio 2018 – era intervenuta FoodDrinkEurope, l’associazione europea dei produttori alimentari e di bevande, chiedendo alla Commissione europea di “bloccare” il decreto, ora si passa a una tattica più nazionale.
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Spiegare ai consumatori italiani, insomma, che non c’è alcuna differenza tra grano straniero e grano tricolore. È quello che fa, per esempio, Barilla che ha aperto un portale sul web per spiegare da dove viene il suo grano e con quali garanzie. Aidepi sembra sposare appieno la logica (e come potrebbe fare altrimenti?). Operazione lecita, senza alcun dubbio. E probabilmente anche giusta: la materia prima, se controllata e scelta con cura, può essere buona anche se viene da lontano.
Il convitato di pietra
Quello che tanto Aidepi che Coldiretti dimenticano, però, è la questione del glifosato. Pur senza trarre materiale dalle tante indagini di questo giornale e dalle inchieste sul preharvest, ossia la brutta abitudine (questa sì, canadese) di essiccare le piante di frumento non al sole ma con una bella spruzzata di erbicida Monsanto, prendiamo a prestito proprio i dati pubblici dell’Agenzia canadese di ispezione degli alimenti.
Uno dei dati più impressionanti è quello ottenuto dai controlli sul grano, utilizzato anche da molte aziende italiane per produrre la pasta: il 36,6% di campioni hanno fatto registrare la presenza di glifosato e il 3,9% addirittura sopra i limiti di legge che in Canada è di 5 ppm.
Ora, volete sapere quanto frumento italiano presenti residui dell’erbicida Monsanto?
Ci spiace, non potrete contare su dati ministeriali, in quanto non ne esistono di pubblici. Si può solo dire che non è abitudine tricolore utilizzare glifosato e con il nostro clima non si pratica il preharvest.
Questo, però, non lo ricorda né l’Aidepi né la Coldiretti. Se il silenzio della prima è comprensibile, quello della seconda potrebbe essere legato alla svolta di questi giorni sull’erbicida Monsanto. È di oggi, infatti, il comunicato della Confedereazione italiana agricoltori che recita: “Sul glifosato il governo italiano dovrebbe tener conto della posizione unitaria delle organizzazioni agricole italiane, che si sono espresse a Bruxelles attraverso il Copa-Cogeca, il raggruppamento che comprende, oltre alla Cia-Agricoltori Italiani, anche Confagricoltura e Coldiretti. Tutti favorevoli alla proroga”.
Se anche Coldiretti si schiera a favore del glifosato, insomma, forse davvero c’è poca differenza tra italiano e straniero…