
Un nuovo metodo danese basato sul Dna rivela carne e pesce di specie non dichiarate in oltre il 20% dei prodotti testati. L’Autorità danese punta così a contrastare frodi e tutelare i consumatori allergici
Un nuovo metodo di analisi del Dna ha rivelato che oltre il 20% dei prodotti alimentari testati in Danimarca conteneva carne di specie animali non dichiarate in etichetta. È quanto emerge da un progetto pilota condotto dall’Autorità danese per la sicurezza alimentare (Fødevarestyrelsen), che punta a contrastare frodi e negligenze lungo la filiera.
Tacchino con pollo, manzo con maiale
Le analisi, effettuate nel laboratorio della Fødevarestyrelsen a Ringsted, hanno interessato 54 prodotti di carne e pesce confezionati. In 12 campioni sono state trovate tracce di DNA di animali non menzionati sull’etichetta: maiale in salsicce di manzo, pollo in condimenti di tacchino, anatra in preparazioni di pollame e persino polpette di pesce contenenti diverse specie non dichiarate.
Il nuovo metodo si basa su una tecnologia di sequenziamento genetico capace di rilevare anche quantità minime di DNA. Per garantire l’affidabilità, i risultati sono stati verificati con un laboratorio accreditato in Portogallo, WeNou, che ha confermato la validità dei dati ottenuti.
“Il progetto pilota ha dimostrato che il nostro nuovo metodo funziona e che i risultati sono coerenti con quelli di altri Paesi europei”, ha spiegato Henrik Dammand, capo unità della Fødevarestyrelsen.
“Indipendentemente dal fatto che si tratti di errori o frodi, un’etichettatura errata può avere conseguenze serie per i consumatori, specialmente per chi soffre di allergie. Il nostro strumento può diventare un aiuto concreto per proteggerli”.
Un metodo ispirato all’Australia
L’idea nasce da uno studio australiano che aveva smascherato irregolarità in prodotti di pesce impanato, alcuni dei quali contenevano carne di squali protetti. Sulla scia di quell’esperienza, l’Autorità danese ha deciso di testare la tecnologia per controlli su larga scala, partendo dai prodotti di carne e pesce ma con l’obiettivo di estenderla anche ai prodotti vegetali e ai mangimi per animali domestici.
Il nuovo metodo potrebbe, ad esempio, individuare rapidamente tracce di carne di cavallo in macinato di manzo, come accadde nel famoso scandalo europeo del 2013.
Un problema che costa miliardi
Secondo la Commissione europea, le frodi alimentari costano ogni anno ai Paesi membri tra 60 e 90 miliardi di corone danesi (circa 8–12 miliardi di euro). Le autorità danesi vedono dunque nel nuovo metodo di analisi del DNA uno strumento cruciale per migliorare la tracciabilità e aumentare la fiducia dei consumatori.
“Più che un semplice test di laboratorio, questo metodo rappresenta una nuova frontiera nel controllo alimentare,” ha commentato la Fødevarestyrelsen. “Ci aiuta a distinguere gli errori accidentali dalle manipolazioni intenzionali e a intervenire in modo mirato per garantire trasparenza e sicurezza”.









