Contratti telefonici, che fare se l’operatore ignora il diritto di ripensamento

DIRITTO DI RIPENSAMENTO

Una lettrice, convinta a passare a un altro operatore della linea fissa, decide di tornare sui suoi passi. Ed esercita il diritto di ripensamento nei termini previsti dalla legge, ma il gestore non ne tiene conto e inizia a fatturare. Come muoversi in questi casi?

Caro Salvagente, una mia vicina ha stipulato un contratto telefonico per la sua linea fissa e dopo 9 giorni ha chiesto il recesso col diritto di ripensamento restitendo il telefono ricevuto (era necessaria la sim e la mia vicina 89enne non era tranquilla, voleva una linea fissa tradizionale). È stata effettuata anche la registrazione per confermare il ripensamento. Nonostante questo ha ricevuto la prima fattura con le spese di attivazione. Spaventata dalla minaccia di disattivarle la linea, ha deciso di pagare con assicurazione che sarebbe stata la prima e ultima fattura. E invece è arrivata una seconda bolletta

La mia vicina sta pagando una doppia fatturazione, il servizio assistenza clienti non risponde e, per riuscire a parlare, abbiamo dovuto chiamare oltre 5 volte. L’assistente che finalmente ha risposto al telefono ha riscontrato tutto, ha confermato che nemmeno la prima fattura avrebbe dovuto essere saldata ma non ha saputo dare informazioni sul perché sia stata emessa una seconda fattura… come posso aiutarla?

Lettera firmata

Alla nostra lettrice e a tutti gli altri, giova ricordare che in caso di contratti conclusi fuori dai locali commerciali, esisto dei diritti. Tra questi, con l’aiuto di Valentina Masciari, responsabile utenze dell’associazione Konsumer Italia, richiamiamo la possibilità di esercitare il diritto di ripensamento, che sinteticamente, presenta determinati aspetti:

  • va esercitato entro 14 giorni dalla conclusione del contratto,
  • devono essere rispettati degli obblighi informativi sui tempi e sulle modalità secondo le quali tale diritto va esercitato e se questi obblighi non vengono adempiuti, allora il termine per esercitare il diritto di ripensamento, decorre dal verificarsi di tale adempimento e comunque, non può essere superiore a 3 mesi, in relazione al tipo di omissione informativa che si è verificata.

Se poi il servizio non può essere attivato, non esiste alcun limite di tempo.

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Con l’esercizio del diritto di ripensamento, le parti sono quindi sciolte dalle rispettive obbligazioni e nel caso siano state versate somme, queste devono essere restituite.

Ora, nel caso concreto, la signora non avrebbe dovuto pagare la fattura perché non doveva essere emessa, considerato il diritto esercitato dalla stessa.

Ma se l’emissione della prima fattura, poteva essere considerato un errore, l’arrivo anche della seconda,  porta a pensare che il gestore non abbia tenuto conto di quanto fatto dalla signora, o comunque gli è convenuto far finta di niente…

A questo punto, consiglio di fare una contestazione scritta riguardante la mancata presa in carico del diritto di ripensamento da parte del gestore e contestualmente contestare le fatture emesse, perché non dovute. Va richiesto, infine, anche il rimborso della fattura già pagata.

Lasciare sempre traccia, quindi fare sempre delle contestazioni scritte, perché parlando solo telefonicamente con operatori ogni volta diversi, si potrebbe correre il rischio di non avere poi le prove concrete di quanto fatto.

La contestazione sospende ogni azione sull’utenza, fino a definizione della questione. Se poi il gestore non rispondesse alla contestazione entro 30 giorni dall’invio, si può avviare un tentativo di conciliazione, così da chiarire definitivamente tale anomalia