Maxi studio su cellulari e cancro al cervello nega l’aumento di rischi. Ramazzini: “Indagine parziale”

cellulare cellulari

Uno studio epidemiologico su 800mila donne adulte nel Regno Unito conclude che non ci sono particolari relazioni tra uso di cellulari e cancro al cervello. Daniele Mandrioli (Istituto Ramazzini) spiega perché la nuova ricerca non contraddice le precedenti che invece arrivavano ad altre conclusioni

 

“Nessuna relazione tra l’esposizione al cellulare e l’aumento dei rischi di cancro”. Sono le conclusioni di un maxi studio che ha coinvolto più di 800mila donne nel Regno Unito, che ha riscontrato un rischio simile di tumore al cervello nei partecipanti che usano i telefoni cellulari e in quelli che non ne hanno mai avuto uno. Il lavoro, guidato da scienziati dell’Università di Oxford e dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc),è stato pubblicato sul Journal of the national cancer institute.

Lo studio

Nel periodo 1996-2001, le donne, nate nel 1935-1950 sono state reclutate nello studio. Le domande sull’uso del telefono cellulare sono state poste per la prima volta nell’anno mediano 2001 e di nuovo nell’anno mediano 2011. Tutti i partecipanti allo studio sono stati seguiti tramite collegamento ai database dei servizi sanitari nazionali su decessi e registrazioni di tumori (compresi i tumori cerebrali non maligni). Durante il follow-up di 14 anni di 776 156 donne che hanno completato il questionario del 2001, sono stati registrati un totale di 3268 tumori cerebrali incidenti.

L’utilizzo dei telefoni cellulari

Scrivono gli autori: “Rispetto ai non utilizzatori, non sono state riscontrate associazioni statisticamente significative, complessivamente o per sottotipo tumorale, per l’uso quotidiano di telefoni cellulari o per aver utilizzato telefoni cellulari per almeno 10 anni. Prendendo l’uso nel 2011 come riferimento, non c’erano associazioni statisticamente significative con chi parlava per almeno 20 minuti a settimana o con almeno 10 anni di utilizzo. Per i gliomi che si verificano nei lobi temporali e parietali, le parti del cervello che più probabilmente sono esposte ai campi elettromagnetici a radiofrequenza dei telefoni cellulari, i rischi relativi erano leggermente inferiori a 1,0″.

Le conclusioni

Per tanto, lo studio arriva alle seguenti conclusioni: “I nostri risultati supportano l’evidenza accumulata che l’uso del telefono cellulare in condizioni normali non aumenta l’incidenza del tumore al cervello”.

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Il parere dell’esperto dell’Istituto Ramazzini

Il Salvagente ha chiesto un commento a Daniele Mandrioli, direttore del centro di ricerca sul cancro “Cesare Maltoni” dell’Istituto Ramazzini di Bologna, che proprio ai rapporti tra onde elettromagnetiche e tumori ha dedicato uno studio che invece aveva trovato una correlazione tra onde elettromagnetiche delle antenne per la telefonia e i tumori. “Intanto va detto che la natura di quest’ultimo studio inglese è differente dalla nostra, che era tossicologica, mentre qui siamo davanti a un’indagine epidemiologica. Mentre il nostro, così come quello del National Toxicology Program negli USA, valutavano gli effetti in maniera misurabile, su esposizioni calibrate in laboratorio su cavie, nel caso dello studio di Oxford si prendono in considerazione in maniera retrospettiva le cause di morte e di malattia di una coorte di persone ben precisa, cercando di ricavarne possibili associazioni con l’uso del cellulare. Lo studio è sicuramente serio, ma il limite è che si riferisce ad un gruppo di persone delimitato, che è composto solo da donne adulte” spiega Mandrioli.

Nel gruppo non ci sono giovani e uomini

Secondo l’esperto, “Questo pone due ordini di questioni. Innanzi tutto manca la valutazione degli effetti delle onde elettromagnetiche nella prima fase dello sviluppo dell’organismo, sia durante la gravidanza che nei primi anni di vita. Da questo punto di vista ci sono diversi studi precedenti che dimostrano come l’incidenza dell’aumento di rischi tumorali sia maggiore in queste fasi che in età adulta. Oltre questo, i tumori solidi tengono a impiegare alcuni decenni per svilupparsi, anche 20-30, fino a 40. Le donne incluse nello studio sono state seguire per 14 anni, un tempo inferiore.

L’esposizione massiccia

Nel nostro studio abbiamo trovato correlazioni per esposizioni elevate, superiori a 4 ore al giorno per 10 anni almeno, mentre i ricercatori inglesi si sono limitati per loro stessa ammissione a un uso in condizioni normali”, spiega l’esperto.

“Mantenere livelli di precauzione”

“Dunque, possiamo dire che questo nuovo studio non cambia quello che pensiamo sia l’approccio di precauzione necessario riguardo al dibattito sul 5G, e cioè che i limiti attuali di 6 volt di esposizione siano sufficienti e non sia il caso di alzarli ulteriormente”.