Etichettatura di origine delle miscele di miele per battere le truffe

La Slovenia, che dal primo luglio assumerà la presidenza del Consiglio d’Europa, rilancia la proposta di istituire un’etichettatura del miele più trasparente, indicando nel caso delle miscele, l’origine dei singoli paesi e la percentuale di contenuto relativa al luogo di provenienza.

In passato la Ue si era opposta a tale provvedimento e aveva bocciato la proposta della Francia che voleva istituire l’etichettura multiorigine delle miscele proprio per contrastare il fenomeno truffaldino delle triangolazioni. Una richiesta di trasparenza che  trova d’accordo la Fai, la Federazione apicoltori italiani, che in una nota del 2019 spiegava: “Solo in Italia nel 2018 sono stati acquistati dall’estero 28 milioni di kg di miele, spendendo 85 milioni di euro. Circa metà del prodotto importato in Italia arriva dall’Ungheria e non sappiamo se sia realmente questa la provenienza: spesso infatti le forniture sono triangolate per evitare i dazi doganali. È concorrenza sleale e farebbero bene gli eurodeputati italiani a impegnare l’Unione europea su tale aspetto riportando la Direttiva miele 2001/110/CE alle originarie disposizioni: obbligo di chiara menzione di tutti i paesi d’origine del miele miscelato“.

Allo stato attuale, il miele commercializzato nell’Unione europea deve riportare la sua origine geografica sull’etichetta quando la materia prima viene interamente da un singolo paese. Tuttavia, se il prodotto è costituito da una miscela di miele proveniente da più di uno Stato membro o paese terzo, gli operatori del settore alimentare possono essere generici sulla confezione come ad esempio “Miscela di mieli dell’Ue” o “miscela di mieli Ue e non Ue”.

Secondo il direttore generale del ministero dell’Agricoltura, delle foreste e dell’alimentazione sloveno, Darja Majkovič, che la scorsa settimanaha rappresentato la presidenza entrante a un evento del Forum europeo sull’alimentazione (Eff),”c’è spazio per migliorare la trasparenza dell’etichettatura degli alimenti in particolare per quanto riguarda le miscele di miele“. “La strategia Farm to Fork – ha proseguito – pone molta attenzione nel fornire ai consumatori informazioni trasparenti e riteniamo che questa iniziativa sull’etichettatura delle miscele di miele sarebbe una questione importante da affrontare”, sottolineando che la Slovenia spera di vedere realizzata questa proposta entro la fine del 2022.

Nella Ue e in Europa in generale, come riporta Foodnavigator, i prezzi del miele variano notevolmente a seconda della qualità e del punto vendita. In Polonia, il miele millefiori può essere acquistato a 2,54 euro/kg, mentre il miele millefiori prodotto nel Regno Unito venduto nel sito di produzione può arrivare a un prezzo di 15,18 euro/kg. Se confrontiamo i prezzi di alcuni paesi terzi, il contrasto è netto. Nel 2015 l’a Ue ha acquistato la metà delle sue importazioni di miele (circa 100.000 tonnellate) dalla Cina. Il prezzo unitario medio di importazione di quell’anno per il miele cinese era di 1,64 €/kg, rispetto alla media di 3,78 €/kg europei.

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