Nitrati agricoli, secondo avvertimento Ue all’Italia: “Fatto troppo poco contro l’inquinamento”

FERTILIZZANTI CAMPAGNA NITRATI

Il primo avvertimento da Bruxelles era arrivato nel novembre 2018, adesso l’Italia rischia davvero una maxi-multa a causa delle misure insufficienti per ridurre i nitrati di origine agricola. La seconda lettera di messa in mora della Commissione Ue, infatti, accusa il nostro paese di non rispettare la cosiddetta “direttiva nitrati” (91/676/Cee). Queste sostanze, molto comuni nei fertilizzanti, sono ritenute dannose per l’organismo umano e capaci di sviluppare, dopo determinate mutazioni, effetti cancerogeni. L‘accusa di Bruxelles,nin particolare, è che oltre a non aver ancora pienamente attuato le misure indicate nell’avvio della procedura d’infrazione due anni fa, l’Italia ha peggiorato anche in due altre occasioni: ha accorciato il periodo annuale di chiusura continua durante il quale è vietato l’uso dei fertilizzanti, e non ha provveduto a rivedere alcuni programmi d’azione regionali.

Cosa richiede la direttiva

La direttiva prevede che gli Stati membri instaurino un sistema di monitoraggio delle proprie acque e identifichino le aree più sensibili all’inquinamento da nitrati provenienti da fonti agricole e che designino le zone vulnerabili ai nitrati sul suo territorio, ovvero i suoli agricoli da cui la terra defluisce nelle acque contribuendo al loro inquinamento.  L’istituzione di adeguati programmi di azione in quelle aree con misure obbligatorie per gli agricoltori è un’altra delle misure fondamentali secondo la direttiva.

Le accuse del primo avvertimento

Nella prima lettera di costituzione in mora del novembre 2018, la Commissione chiedeva all’Italia di garantire la stabilità della rete di monitoraggio dei nitrati, di riesaminare e designare ulteriori “zone vulnerabili” in diverse parti del Paese e di adottare misure aggiuntive o azioni rafforzate per raggiungere gli obiettivi della direttiva in diverse regioni. Tra le accuse principali: l’insufficienza delle zone indicate come vulnerabili. Le acque eutrofiche o ipertrofiche nelle aree non vulnerabili rischiano di superare i 50 mg per litro di nitrati, nel il 63% dei punti di controllo della rete di monitoraggio dei nitrati nelle acque superficiali e sotterranee; il numero delle stazioni di controllo a livello nazionale risulta diminuito del 5,2% nel quadriennio 2012-2015, ossia sarebbero scomparse 206 stazioni su un totale di 8.776 complessive.

Cosa non è cambiato nel frattempo

“Successivamente – scrive in una nota la Commissione – si è svolto un intenso dialogo con le autorità italiane, che ha portato a qualche progresso; ma sono necessari ulteriori passaggi per affrontare i problemi rimanenti. Inoltre, nel frattempo sono emersi dei problemi aggiuntivi”. Ora l’Italia ha due mesi di tempo per rispondere e, soprattutto, colmare il gap con quanto richiesto. In caso di una risposta insufficiente, Bruxelles ha la facoltà di inviare un parere motivato, secondo stadio della procedura d’infrazione, a cui seguirebbe il ricorso in Corte europea di Giustizia.

I danni alla salute

Come spiega Efsa, “Nell’uomo i nitriti e nitrati contenuti negli alimenti sono assorbiti rapidamente dall’organismo e, per la maggior parte, escreti come nitrati. Una parte del nitrato assorbito dall’organismo viene rimesso in circolo dalle ghiandole salivari e parte di esso viene convertito dai batteri del cavo orale in nitrito”. Il nitrito assorbito può ossidare l’emoglobina trasformandola in metaemoglobina, il cui eccesso riduce la capacità dei globuli rossi di legare e trasportare l’ossigeno nel corpo. Il nitrito negli alimenti (e il nitrato convertito in nitrito dall’organismo) può contribuire anche alla formazione di un gruppo di composti noti come nitrosammine, alcune delle quali sono cancerogene.

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I limiti stabiliti dalla direttiva

Per questo la direttiva nitrati è così importate e determina limiti ben precisi: i fertilizzazione dei terreni non dovrebbe superare i 170 kg per ettaro all’anno in termini di azoto spandibile (tranne le deroghe per Lombardia e Piemonte, a 250 kg). E le classi di qualità delle acque sotterranee stabiliti dalla Commissione sono quattro, e determinate dalla quantità di nitrati: 0-24 mg/l (acque di buona qualità, che possono essere monitorate con periodicità più lunga); 25-39 mg/l; 40-50 mg/l (acqua a rischio di superamento dei valori limite); > 50 mg/l (acque inquinate). Il valore limite di legge in Italia per la concentrazione di nitrati nelle acque destinate al consumo umano è di 50 mg/L.

E la situazione in Italia

Secondo il report finale di identificazione di approcci e misure programmi ai sensi della direttiva, pubblicato nel 2020 dall’Università di Hertfordshire, le zone a rischio in Italia sono: Alpi orientali, bacino del Po e Appennino settentrionale. Ma ci sono ancora zone da cui le informazioni richieste dalla Commissione Ue non sono sufficienti: In particolare per le regioni Calabria, Campania, Lazio, Sicilia e Toscana, le informazioni raccolte sono risultate difficile da ottenere, oppure erano datate. Nel nostro paese, su oltre 5mila siti analizzati, l’11 per cento delle acque sotterranee presentavano quantità di nitrati superiori ai 50 mg/l stabiliti come soglia per le acque destinate al consumo umano. La preoccupazione è che le acque cariche di nitrati possano contaminare le falde utilizzate dalla rete idrica e finire in casa delle persone. Insomma, numeri che sommati all’insufficienza di informazioni trasmesse all’Ue e alla decisione di ridurre il periodo di divieto di utilizzo dei fertilizzanti, ha fatto arrabbiare Bruxelles. Anche se in casi come questo il detto “mal comune mezzo gaudio” non vale, va detto che l’Italia non è il solo paese al centro dell’attenzione: nel 2019 la Germania si era vista recapitare una lettera dalla Commissione Ue, che l’accusava di sforare i limiti all’inquinamento stabiliti in sede Ue e di aver fatto poco per ridurre la contaminazione delle acque sotterranee provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole.