Siamo abituati a diffidare del pesce del sushi: sarà davvero abbattuto in modo tale da evitare qualunque parassita e sarà davvero fresco così come si conviene a un prodotto che si mangia crudo? Dubbi che spesso risolviamo dando fiducia ai ristoratori che conosciamo o al passaparola.
Pochi di noi, però, immaginerebbero i rischi dell’alga nera, la nori, che avvolge riso e pesce nel classico maki. Eppure c’è poco da stare tranquilli.
Le foglie di alghe, come rivela una ricerca svizzera dell’Ufficio federale per la protezione dei consumatori e la sicurezza alimentare (BVL), sono spesso contaminate da sostanze inquinanti.
I laboratori hanno testato 165 campioni di alghe secche e hanno trovato in alte concentrazioni cadmio, piombo, arsenico e alluminio. Secondo la BVL, gli elementi sono considerati potenzialmente dannosi per la salute.
In particolare, per il cadmio, un decimo delle alghe esaminato ha superato il massimo legale di 3,0 milligrammi per chilogrammo di alghe secche.
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Situazione analoga per il piombo, dove in un caso su 10 si è misurato un contenuto fino a 10 milligrammi per chilo di alghe. In questo caso, però, non esiste ancora un limite massimo consentito dalla legge.
I livelli di arsenico nei campioni di alghe erano in media di circa 25 milligrammi per chilogrammo. Valori elevati, anche se è stato rilevato quasi esclusivamente arsenico organico i cui rischi per la salute non sono ancora stati chiariti.
La lunga lista di metalli pesanti trovati in queste alghe, non si ferma qui: la media dell’alluminio rilevato, infatti, è stata di circa 100 milligrammi per chilo.
Decisamente tanto anche lo iodio misurato nelle alghe: oltre il 75% dei campioni ha fatto segnare un contenuto di oltre 20 milligrammi per chilogrammo. Tanto, troppo per il BfR (l’autorità tedesca per il rischio alimentare) che raccomanda una quantità massima di 0,5 milligrammi di iodio al giorno per evitare danni alla tiroide.