L’Efsa ha reso pubblico il suo ultimo lavoro in cui ha misurato la contaminazione da Norovirus nelle ostriche crude. I risultati sono preoccupanti perché un terso dei mitili in Europa risulta contaminato. Attenzione perché non stiamo parlando delle ostriche commercializzate: il virus è stato trovato nel 34,5% dei mitili prelevati presso i siti di produzione e nel 10,8% di quelli in vendita.
Il rapporto dell’Efsa è stato condotto su un totale di 2.180 campioni prelevati dalle aree di produzione e 2.129 dai centri di spedizione: l’indagine è durata due anni. Le analisi mostrano un forte effetto stagionale, con una maggiore contaminazione nel periodo da novembre ad aprile, nonché una minore contaminazione per le aree di classe A rispetto ad altre classi. Nella prima zona, infatti, le leggi non prevedono particolari trattamenti prima della commercializzazione, cosa necessaria invece nelle ostriche provenienti dalla classe B.
Il livello medio di contaminazione è stato di 337 copie di materiale genetico per grammo (cpg) nelle zone di produzione, e di 168 cpg nelle altre. Inoltre, la metà circa delle ostriche (il 17,5% di quelle dei siti di produzione e il 5,59% delle altre) aveva una media di 200 cpg, mentre le percentuali di quelle con valori superiori a 500 (indice considerato ad alto rischio di infezioni e di epidemie) sono state rispettivamente, 8,71% e 1,17%.
Il virus è altamente infettivo e bastano 10 particelle virali per dare vita a un’infezione. Data la loro persistenza nell’ambiente, che ne permette la replicazione e diffusione anche per due settimane dopo l’infezione iniziale, i norovirus sono difficili da controllare ed è quindi necessario applicare rigorose misure sanitarie per prevenirli e contenerli. La trasmissione avviene direttamente da persona a persona, per via orofecale o via aerosol, oppure tramite acqua o cibo infetti, ma anche per contatto con superfici contaminate. Nella maggior parte dei casi documentati la trasmissione è avvenuta mediante il consumo di acqua o alimenti contaminati.