La notizia potrebbe non cogliere di sorpresa i più smaliziati e chi ha la memoria lunga, ma il fatto che a certificarlo sia un nuovo studio, rende tutto più chiaro: L’Ilsi, acronimo che sta per ‘Istituto Internazionale delle Scienze della Vita, nonostante si venda come una fondazione senza scopo di lucro che ha lo scopo di “perseguire obiettività, chiarezza e riproducibilità” per “avvantaggiare il bene pubblico”, in realtà è una lobby al servizio degli interessi delle maggiori multinazionali mondiali (Coca cola, Nestlé, Unilever, Bayer, solo per fare alcuni nomi).
Lo studio
A dirlo sono i ricercatori dell’Università di Cambridge, dell’Università Bocconi di Milano e della campagna “Right to Know”, che dopo aver valutato oltre 17mila pagine di documenti ai sensi delle leggi sulla libertà di informazione degli Stati Uniti, sono giunti a questa conclusione con uno studio pubblicato sulla rivista Globalization and Health. Come riporta il Guardian, l’autrice principale dello studio, la dott.ssa Sarah Steele, dell’Università di Cambridge, ha dichiarato: “I nostri risultati aggiungono prove che questa organizzazione senza scopo di lucro è stata usata dai suoi sostenitori aziendali per anni per contrastare le politiche di sanità pubblica. L’Ilsi dovrebbe essere considerato come un gruppo industriale – un organismo privato – e regolato in quanto tale, non come un organismo che agisce per il bene superiore “.
La mail di pressione
In un’e-mail del 2015 copiata all’allora direttrice di Ilsi, Suzanne Harris, e ai dirigenti di aziende come Coca-Cola e Monsanto, il fondatore dell’Istituto, Alex Malaspina, ex vicepresidente della Coca-Cola, si lamentava delle nuove linee guida dietetiche statunitensi per ridurre l’assunzione di zucchero. “Queste linee guida sono un vero disastro!” scriveva, elencando le possibili conseguenze, lodabili dal punto di vista della salute dei più piccoli, come fossero una scelta scellerata: “Le tasse sulle bevande analcoliche, i programmi di pranzo scolastico modificati, un forte sforzo educativo per educare bambini e adulti a limitare significativamente l’assunzione di zucchero, ridurre la pubblicità di cibi e bevande zuccherati e alla fine una grande pressione da parte del Centro per il controllo delle malattie e per la prevenzione negli Stati Uniti e altre agenzie per forzare l’industria a iniziare a ridurre drasticamente lo zucchero che aggiungiamo agli alimenti e alle bevande lavorate”. Malaspina si diceva poi preoccupato che altri stati nel mondo seguissero quelle linee guida.
Negare l’evidenza
Kristin DiNicolantonio, direttore della comunicazione di Ilsi Global, ha dichiarato al Guardian che “in nessuna circostanza l’ILSI protegge l’industria dall’essere influenzata da politiche e leggi svantaggiose”. Anche perché gli stessi principi “obbligatori” dell’Ilsi dicono che lo stesso istituto “non può proporre direttamente o indirettamente soluzioni di politica pubblica o difendere gli interessi commerciali delle loro società associate o di altre parti”. In verità, secondo lo studio, le sezioni regionali che non promuovevano a dovere la politica delineata dalla sede centrale, venivano punite, come nel caso di Ilsi Messico che nel 2015, che per aver sponsorizzato una conferenza sugli edulcoranti è stata sospesa.
I conflitti d’interesse in Europa
Nello stesso periodo, Ilsi fu coinvolto in altre polemiche mediatiche, quando il Guardian rivelò che il vicepresidente di Ilsi Europa, Alan Boobis, presiedeva un gruppo delle Nazioni Unite che negava la probabile cancerogenicità del glifosato per gli esseri umani, così come dichiarato dallo Iarc. Sebbene il rapporto finale di quel panel non facesse riferimento a ipotetici conflitti d’interesse, venne fuori che Ilsi Europa aveva ricevuto 500mila dollari di donazioni proprio da Monsanto, produttrice del glifosato. Non è l’unico caso di conflitti d’interesse, come ricorda il Guardian: dirigenti di aziende come Monsanto, Kraft e Nestlé hanno fatto parte del consiglio di amministrazione di Ilsi, anche se DiNicolantonio ha dichiarato di averlo fatto “a titolo individuale”.
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Quando Mars ha detto basta
Il gruppo alimentare Mars l’anno scorso ha annunciato che avrebbe rotto i suoi legami con ILSI, il cui lavoro è stato descritto come guidato da interessi di lobby. Eppure, spiega il quotidiano inglese, i funzionari dell’Ilsi precedenti e attuali “continuano a ricoprire ruoli chiave nel meccanismo di consulenza scientifica dell’UE, che ha recentemente prodotto una relazione che raccomanda un gran numero di posizioni settoriali sui pesticidi”.