Ceta, scoppia il caso Dop e Igp: Sud discriminato, riconosciute solo le eccellenze del Nord

L’approvazione al Senato del Ceta, il trattato di libero scambio tra Canada e Italia, prevista per oggi è stata rimandata a martedì 27 giugno. Continuano intanto le polemiche feroci attorno all’accordo che il Governo vorrebbe approvare ma che ha spaccato lo stesso Pd. Tra i parlamentari dem contrari, la deputata pugliese Colomba Mongiello, che ha rivolto una interpellanza al ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, che alza l’attenzione attorno a una presunta discriminazione tra prodotti alimentari a denominazione protetta del Sud e corrispettivi del Nord. “Con il Ceta- dice Mongiello – sulla base ad un criterio che non è stato reso noto, vengono selezionati 41 prodotti italiani tutelati dal Trattato, facendo rimanere escluse da tutela le restanti 248 denominazioni Made in Italy”.

Con gli accordi scompare il Sud

La cosa che colpisce è che solo 5 di questi appartengono al Sud Italia (Sardegna inclusa), contro i 24 del solo nord. Restano fuori il caciocavallo silano, il pomodoro di San Marzano, l’olio extravergine Terra di Bari, il pistacchio di Bronte e la soppressata calabrese, solo per fare alcuni esempi. In una penuria di diversità geografica colpisce la presenza massiccia di prodotti del solo territorio modenese: ben cinque.

Anche nel patto con la Cina

Discorso simile per l’accordo commerciale in programma tra Ue e Cina. Lo scorso 2 giugno 2017 l’Ue e la Cina hanno pubblicato formalmente un elenco di duecento indicazioni geografiche, 100 europee e 100 cinesi, la cui protezione sarà considerata nell’accordo bilaterale da concludersi  nel 2017. Nella lista delle Denominazioni Geografiche pubblicata ben 26 designazioni sono italiane. “Purtroppo – continua Colomba Mongiello – si riscontra che nella lista delle indicazioni geografiche italiane, a parte il Pecorino Romano, vi è una sola Denominazione d’Origine del Mezzogiorno d’Italia, la Mozzarella di Bufala Campana”. Il meridione italiano vanta una molteplicità di derrate a designazione Dop, Igp e Stg, in Puglia vi sono 59 Denominazioni Geografiche, di cui 38 relative ai vini, in Sicilia 63, in Sardegna 43, in Calabria 39, in Lucania 17. Nessuna di esse si ritrova nell’elenco dell’accordo con la Cina. Non vi è traccia, ad esempio, delle Arance Rosse della Sicilia, degli Oli extravergine di Oliva della Puglia, del Pomodoro di Pachino, dell’Uva di Puglia o delle Clementine di Calabria del Pomodoro S. Marzano dell’Agro Sarnese-Nocerino o dei tanti rinomati vini del Sud. Mongiello chiede al ministro Maurizio Martina: “Quali siano stati i criteri di selezione delle indicazioni geografiche confluite nella lista delle 100 indicazioni oggetto di mutua tutela tra l’UE e la Cina nell’ambito dell’accordo sulla cooperazione e la protezione delle indicazioni geografiche da concludere entro il 2017. Come mai nella predetta lista non vi siano denominazioni del Sud Italia, quali iniziative intenda assumere per sanare tale incresciosa anomalia”.

Coldiretti: “Rischio grano con glifosato

Tornando al Ceta, come ha riferito il vicepresidente della Coldiretti Ettore Prandini durante l’audizione al Senato, “l’accordo di libero scambio con il Canada, non solo legalizza la pirateria alimentare, accordando il via libera alle imitazioni canadesi dei nostri prodotti più tipici, dal Parmesan al Prosciutto di Parma, ma spalanca le porte all’invasione di grano duro trattato in preraccolta con il glifosato vietato in Italia e a ingenti quantitativi di carne a dazio zero”.  Coldiretti, così come la rete di realtà, tra cui Cgil, Legambiente, Arci e Greenpeace, chiedono al Senato di aspettare in ogni caso la pronuncia della Corte costituzionale francese sul ricorso di 106 parlamentari che hanno sollevato il problema di costituzionalità del Ceta.