Cantone apre alla legalizzazione della Cannabis. Renzi lo seguirà?

Prima la Dia, la direzione Antimafia, ora Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione e magistrato di riferimento del premier Renzi. Sulla  cannabis si moltiplicano i sostenitori pesanti della legalizzazione.

Buon ultimo proprio Cantone che a Radio Radicale ha spiegato: “Fino a poco tempo fa ero assolutamente contrario all’idea della legalizzazione perché non mi convincevano gran parte degli argomenti, che servisse cioè per sconfiggere la criminalità organizzata”.
“Adesso ho un po’ cambiato posizione, sono più laico”, continua Cantone. Per quanto “contrario a una legalizzazione totale” il magistrato riconosce l’utilità di una scelta antiproibizionista per “evitare contatti di giovani con ambienti della criminalità organizzata e per il fatto che le droghe leggere controllate probabilmente evitano interventi chimici che stanno portando anche alla tendenza all’assuefazione o al vizio”.

Quest’ultimo punto sembra ripercorrere esattamente le conclusioni dell’inchiesta di Test-Salvagente di dicembre scorso quando i test di laboratorio fecere emergere una preoccupante standardizzazione della marijuana venduta nel nostro paese. Come se esistesse, in parole povere, un’unica regia in grado di controllare l’erba che circola in Italia.

Due riflessioni, conclude il presidente dell?autorità nazionale anticorruzione, che “Oggi mi fanno essere per molti aspetti favorevole alla proposta di legge di una vendita controllata e in qualche modo limitata”.

Per quanto proibizionista convinto, Cantone aggiunge: “Credo che una legalizzazione intelligente delle droghe leggere possa evitare il danno peggiore per i ragazzi, cioe’ entrare in contatto con ambienti della criminalità”.

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Il disegno di legge sulla legalizzazione della cannabis ha iniziato il suo percorso alla Camera dei deputati, ma i sostenitori del Ddl a firma Giachetti dovranno aspettare settembre per sapere se anche l’esito dell’iter sarà un risultato senza precedenti. All’avvio della discussione in Aula, infatti, il capogruppo Pd in commissione Giustizia, Walter Verini, ha chiarito che “L’esame si aggiornerà a settembre ed è lì che i partiti dovranno decidere l’approccio”. A rallentare la fase di valutazione i circa 2000 emendamenti presentati dai contrari per rallentare l’iter del testo appoggiato da un fronte trasversale di 221 parlamentari.