Una conferma, poco rassicurante, di quanto i contaminanti presenti nell’ambiente, finiscano per essere rintracciati immacabilmente nel nostro organismo. E mettano a rischio la salute dei nostri bambini, proprio nel momento in cui sono più deboli. È quanto emerge da una ricerca statunitense, effettuata da Jennifer C. Hartle, Pauline Sakamoto (professori all’Università di San Josè), Ronald S. Cohen e Suzan L. Carmichael (ordinari alla Stanford), Dana Boyd Barr (Emory University di Atlanta).
I ricercatori hanno analizzato il latte umano donato da 21 donne a una banca del latte, cercando 23 sostanze chimiche, inclusi i persistenti inquinanti organici (POP) policlorobifenili (PCB), i polibromurati difenil eteri (PBDE), il diclorodifeniltricloroetano (DDT) e il diclorodifenildichicloroetilene (DDE) assieme agli antiparassitari e ai pesticidi non persistenti clorpirifos e permetrina, agli ftalati e al bisfenolo A (BPA).
E hanno rilevato 19 di 23 sostanze chimiche nel latte.
Le più alte concentrazioni sono state quelle di ftalati e polibromurati ma il clorpirifos e il BPA sono stati rintracciati in tutti i campioni e la permetrina nel 90% dei campioni testati.
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