
Un’indagine di Consumer Reports rivela forti differenze nei livelli di caffeina tra marche e catene di caffè: una sola tazza può far superare i limiti giornalieri consigliati. Le notizie positive: Pfas e acrilammide sotto le soglie
Una tazza di caffè è un rito quotidiano per milioni di persone in tutto il mondo. Ma quanta caffeina contiene davvero il nostro espresso o il cappuccino del mattino? E quali altre sostanze si nascondono nella bevanda più amata dagli italiani?
Un’indagine condotta da Consumer Reports, la storica organizzazione indipendente dei consumatori statunitense, ha analizzato decine di marchi di caffè – dal supermercato alle grandi catene come Starbucks e Dunkin’ – trovando enormi differenze nei livelli di caffeina e tracce di contaminanti chimici, seppur sotto i limiti di rischio.
Una tazza può bastare per superare la dose giornaliera
Negli Stati Uniti, la Food and Drug Administration (FDA) raccomanda di non superare i 400 milligrammi di caffeina al giorno per un adulto sano, equivalenti a circa quattro espressi.
In Europa, per l’Efsa le dosi massime di caffeina consigliate o ritenute sicure, in base alle fonti, sono :
Ma secondo i test di Consumer Reports, una sola tazza di alcune marche può oltrepassare questa soglia.
I ricercatori hanno trovato, per esempio, che il Café Bustelo Espresso Ground Coffee è risultato il più ricco di caffeina tra tutti i campioni analizzati. Anche alcune miscele aromatizzate non espresso presentavano valori elevati, mentre i caffè istantanei ne contenevano meno.
Tra le catene, Peet’s Coffee Major Dickason’s Blend Dark Roast e Starbucks Pike Place Medium Roast erano in cima alla classifica per contenuto di caffeina: una tazza grande di uno di questi supera già il limite giornaliero consigliato.
Vediamo in dettaglio i risultatidei marchi più comuni anche in Italia nella grafica qui sotto.
Pfas, acrilammide e metalli pesanti: presenti ma sotto soglia
Consumer Reports ha voluto verificare anche la presenza di contaminanti nel caffè: Pfas (sostanze per- e polifluoroalchiliche, note come “forever chemicals”), acrilammide e metalli pesanti. Tutti sono stati trovati nei campioni, ma a livelli inferiori alle soglie di sicurezza.
Una buona notizia, se si considera che queste sostanze sono state associate a effetti tossici o cancerogeni in altri contesti di esposizione.
Il decaffeinato non è mai del tutto “senza caffeina”
Molti consumatori credono che il caffè decaffeinato sia privo di stimolanti, ma non è così. I test hanno mostrato che il Green Mountain Coffee Roasters Breakfast Blend Decaf Light Roast e il Lavazza Dek Filtro Decaffeinato Tostatura Media contenevano entrambi 7 milligrammi di caffeina in 240 ml.
Una quantità modesta, ma non trascurabile per chi è particolarmente sensibile o cerca di evitarla del tutto.
Benefici e rischi: il confine è nella quantità
Sul fronte della salute, la caffeina non è necessariamente un nemico come spesso la consideriamo, sbagliando. Diversi studi recenti suggeriscono che un consumo moderato di caffè possa avere effetti positivi sul cuore e sul metabolismo e perfino come prevenzione del melanoma.
Una review pubblicata nel 2023 sull’Ochsner Journal ha collegato il consumo regolare di caffè a un minor rischio di ipertensione, insufficienza cardiaca e fibrillazione atriale.
Nel 2024, un’altra ricerca del Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism ha rilevato che chi assumeva tra 200 e 300 mg di caffeina al giorno (pari a due o tre tazze di caffè o tè) aveva un rischio ridotto del 41% di sviluppare malattie cardiometaboliche, come il diabete di tipo 2 o l’ictus.
Il merito potrebbe essere in parte della caffeina, ma anche dei polifenoli, sostanze antiossidanti e antinfiammatorie presenti nella bevanda.
Troppa caffeina? Ecco i segnali di allarme
Quando si esagera, gli effetti collaterali non tardano ad arrivare: palpitazioni, ansia, mal di testa, nervosismo e insonnia sono i più comuni.
La sensibilità alla caffeina varia da persona a persona e aumenta con l’età.
“Gli anziani possono diventare più sensibili alla caffeina e tollerarla meno”, spiega il dottor Rick Dobyns dell’Università dell’Iowa.
“Anche una quantità sotto i 400 mg può risultare eccessiva, provocando tremori o insonnia”, aggiunge la geriatra Angela Sanford della Saint Louis University.
Perché conoscere la caffeina nel caffè non è facile
A complicare le cose c’è il fatto che le aziende non sono obbligate a indicare il contenuto di caffeina.
Solo alcune catene, come Starbucks e Dunkin’, pubblicano valori approssimativi per i propri caffè. Nei prodotti confezionati, invece, il consumatore resta spesso all’oscuro.
Eppure, sapere quanta caffeina si assume aiuterebbe a limitare rischi e insonnia e a scegliere il prodotto più adatto alle proprie esigenze.
Su quest’ultima controindicazione, va detto che dosi singole di 100 mg (circa 1,4 mg per kg di peso corporeo) di caffeina possono influire sulla durata e sulla qualità del sonno in alcuni adulti, soprattutto se consumate poco prima di andare a dormire.










