Allergeni non dichiarati in 1 caso su 10: i controlli shock in Germania

ALLERGENI

La presenza di allergeni non dichiarati per molti può fare la differenza tra uno spuntino tranquillo e una crisi anche letale. Eppure dopo anni di leggi e controlli ancora troppe aziende sono pescate a non evidenziare chiaramente i pericoli. Come emerge anche dai controlli pubblici tedeschi

L’ultima vittima appena un mese fa a Roma per shock anafilattico dopo aver mangiato un panino che conteneva anacardi non segnalati. A dicembre 2024 era stata una bambina di nove anni perdere la vita, dopo aver consumato un piatto di gnocchi al sugo in un ristorante della Capitale per un’allergia al frumento.

I casi mortali legati al consumo inconsapevole di allergeni nascosti negli alimenti non sono purtroppo così infrequenti come si vorrebbe. Ci ricordano quanto sia cruciale per la salute pubblica garantire informazioni accurate sugli ingredienti dei prodotti alimentari. In molti casi, la mancata dichiarazione di allergeni come latte, uova o noci ha portato a conseguenze drammatiche per persone con gravi allergie alimentari.

Proteggere i consumatori vulnerabili

La protezione dei gruppi di consumatori particolarmente sensibili è un compito fondamentale della sorveglianza alimentare. Chi soffre di allergie a latte, uova o noci ha diritto a informazioni precise sulla composizione degli alimenti per evitare rischi. Anche se le dichiarazioni come “senza latte” o “senza glutine” sono sottoposte a verifiche rigorose, rimane il problema degli alimenti che, pur non riportando queste indicazioni, possono contenere allergeni nascosti.

C’è poi la pletora di aziende che pur di proteggersi adotta diciture tanto vaghe quanto poco utili. Stiamo parlando del “può contenere tracce di…”, una frase abusata in molte confezioni, la cosiddetta etichettatura precauzionale che non dovrebbe essere utilizzata come un alibi per coprire piani di autocontrollo e igiene non adeguati. Si tratta dell’ultima possibilità da adottare solo nel caso in cui il rischio di contaminazione crociata è remoto.

Un alimento su dieci non dichiara ma contiene

Chi fa quotidianamente controlli sugli alimenti per verificare l’eventuale presenza di allergeni non dichiarati sa che il pericolo esiste al di là delle leggi rigorose che dovrebbero rendere difficile questo pericolo per il consumatore. Nel 2024, per esempio, i quattro uffici chimico-veterinari del Baden-Württemberg in Germania hanno esaminato 2022 campioni alimentari, effettuando 6047 analisi degli allergeni. Sono stati testati anche 241 campioni etichettati come “senza glutine”. Tra questi, 17 campioni (pari allo 0,8% del totale) sono stati classificati come potenzialmente pericolosi per la presenza di allergeni non dichiarati. Tra gli alimenti incriminati figura anche il cioccolato di “Dubai”.

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Confezionati e non confezionati: chi rischia di più

Più in generale, spiegano i veterinari tedeschi, la percentuale di risultati positivi per allergeni non dichiarati è scesa sotto il 10%, passando dall’11,6% del 2023 al 9,0% nel 2024. Ancora troppi però: dei 6047 test effettuati, 547 sono risultati positivi alla presenza di allergeni non dichiarati.

Una delle problematiche più rilevanti secondo le autorità sanitarie tedesche riguarda la differenza tra alimenti confezionati e non confezionati. I prodotti non confezionati, spesso provenienti dalla ristorazione o artigianali, superano il limite molto più frequentemente (6,3%) rispetto ai prodotti confezionati (1,7%). Questo evidenzia una maggiore difficoltà nel garantire la sicurezza alimentare nei contesti di produzione artigianale.

Allergeni più frequenti: glutine, latte e uova

I principali allergeni riscontrati sono stati glutine/frumento, latte e uova. Nei prodotti non confezionati, il frumento è risultato presente anche in alimenti senza indicazione specifica, come bagel o spätzle. Al contrario, nei prodotti confezionati si è registrata una riduzione degli allergeni, eccetto per uova e latte.

Prodotti “senza glutine” sotto controllo

Solo raramente i prodotti etichettati come “senza glutine” hanno superato il limite di 20 mg/kg. Tuttavia, due campioni – un parfait di panpepato e una salsa Bolognese – hanno presentato livelli pericolosamente elevati di glutine, rispettivamente 4000 mg/kg e 800 mg/kg.