
Il Tribunale di Firenze ha condannato la società per aver venduto in Francia circa 700 quintali di olio come extravergine d’oliva mentre era semplice vergine. Nel 2015 il test del Salvagente bocciò al panel test il Frantolio Carapelli. Dalla nostra inchiesta il pm di Torino aprì un fascicolo e poi l’Antitrust multò molti marchi
Carapelli dovrà pagare una penale di 230mila euro per aver venduto nel 2017 in Francia un olio etichettato come extravergine ma che all’analisi organolettica risultò viziato da un difetto di rancido e pertanto poteva essere venduto solo come vergine. A stabilirlo il 30 gennaio scorso il Tribunale di Firenze che ha condannato la società spagnola Deoleo Global proprietaria del marchio Carapelli confermando la sanzione del ministero delle Politiche agricole elevata in precedenza.
Ricordiamo che in base ai regolamenti europei per essere venduto come extravergine un olio oltre a rispettare diversi parametri chimici deve risultate alla prova organolettica – il panel test, disciplinato dalla normativa comunitaria – privo di difetti.
Nel 2017 le autorità francesi avevano riscontrato su una partita di circa 700 quintali di olio “la presenza del difetto di rancido” e avevano segnalato la questione alle autorità italiane. Successivamente gli organi di controllo delle Politiche agricole avevano inviato gli ispettori alla Carapelli per prelevare alcune bottiglie dello stesso lotto spedite in Francia. Dalle analisi svolte presso il laboratorio di Perugia dello stesso ministero, come sarebbe emerso dal processo di Firenze, “l’olio in questione, sottoposto ad analisi, è risultato irregolare”. Da qui gli organi di controllo avevano multato la società, la quale poi aveva opposto il ricorso.
La Carapelli si è sempre difesa contestando i risultati e anche le normative da applicare. Ma per i giudici fiorentini, come riporta il Corriere Fiorentino, le analisi effettuate nel laboratorio di Perugia del ministero della politiche agricole, non hanno fatto altro che confermare quanto già rilevato dalle analisi svolte in territorio francese, dando risultati che “con assoluta verosimiglianza, non sono dipesi da fattori contingenti, connessi ad una cattiva conservazione che abbiano potuto influire sui campioni prelevati dai funzionari ministeriali, bensì dalle caratteristiche intrinseche proprie dell’intero lotto di olio risultato quindi irregolare“.
La replica dell’azienda: “Il campione è stato conservato male dagli organi di controllo”
Dopo l’uscita dell’articolo Carapelli ci ha inviato una nota in cui intende precisare “che sta provvedendo a replicare con solide argomentazioni al fine di ottenere la sospensione del provvedimento. La motivazione di giudizio riguarda un problema sensoriale di gusto, imputabile alla filiera di conservazione, che non rappresenta assolutamente un rischio per la salute dei consumatori”.
La nota procede: “L’impegno di Carapelli Firenze nei controlli è da sempre rigoroso e costante, con oltre 45.000 analisi l’anno – sottolinea Silvia Donnini, Public & Legal Affair – Si tratta di un lavoro continuativo effettuato da un panel professionale interno – riconosciuto dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali – il quale verifica ogni lotto prima che venga immesso sul mercato e anche con periodici prelievi dai punti vendita, il tutto per garantire la qualità e la soddisfazione dei consumatori. Diversamente il test effettuato con un unico campionamento, a fronte di milioni di bottiglie distribuite ogni anno, non è rappresentativo considerando anche che l’olio è un prodotto vivo le cui caratteristiche sensoriali sono sensibili alle condizioni di conservazione esterne e non controllabili dall’azienda. La qualità e trasparenza sono valori molto importanti per Carapelli e parte della nostra missione come azienda. Per questo lavoriamo e investiamo giorno dopo giorno per la fiducia dei nostri consumatori.”
Il test del Salvagente del 2015: bocciato (anche) Carapelli
Nel giugno 2015 pubblicammo i risultati di un test su 20 oli venduti come extravergine ma in ben 9 casi alla prova organolettica risultarono semplici vergini. Bocciato anche il Frantolio Carapelli. A seguito della nostro test il pm torinesi Raffaele Guariniello a novembre 2015 aprì un fascicolo con l’ipotesi di frode in commercio. Con l’ausilio dei Nas prelevò altri lotti degli stessi marchi da noi declassati e i risultati del panel test arrivarono alla nostra stessa conclusione: olio vergine venduto come extravergine.
Parallelamente Konsumer Italia fece un esposto all’Antitrust contro i marchi coinvolti. L’Autorità garante, forte dei risultati ottenuti a seguito dei prelievi dei Nas ordinati dalla Procura di Torino, nel 2016 sanzionò una serie di aziende, compresa Carapelli per 300mila euro, per pubblicità ingannevole e pratica commerciale scorretta.