Salmone norvegese bio Milarex, Unc all’Antitrust: “Confezione ingannevole”

L’Unione nazionale consumatori presenta un esposto all’Antitrust per il salmone Milarex: “Un prodotto confezionato in modo da far apparire in una finestrella un ricco e gustoso contenuto. Peccato che sia poi l’unico salmone presente nell’intera confezione”

Dov’è “sparito” il salmone? Unc presenta un esposto all’Antitrust per il “confezionamento ingannevole” del Salmone norvegese Bio Milarex. “Il confezionamento del salmone – si legge nell’atto presentato dall’associazione all’Agcm – è ingannevole, in quanto il prodotto che si vede nella finestrella è in realtà l’unico effettivamente presente nella confezione. Un involucro, un imballaggio, studiato apposta per far presupporre la presenza di un maggior quantitativo di salmone rispetto a quello effettivamente presente. Analogo confezionamento anche per il gorgonzola Igor“.

“Un salmone che fa cucù dalla finestrella! Un prodotto confezionato in modo da far apparire in una finestrella un ricco e gustoso contenuto. Peccato che sia poi l’unico salmone presente nell’intera confezione. Un involucro, un imballaggio, studiato apposta per far presupporre la presenza di un maggior quantitativo di cibo rispetto a quello effettivamente racchiuso” spiega Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori.

Scrive Unc nell’esposto presentato: “L’articolo 21 del D.Lgs. n. 206/2005 (Codice del consumo, ndr), considera ingannevole una pratica commerciale che, “seppure di fatto corretta, in qualsiasi modo, anche nella sua presentazione complessiva” (quindi ad esempio per il suo confezionamento, per il packaging, per aver fatto vedere il prodotto dalla finestrella come se fosse solo una parte di esso, una porzione di esso, mentre in realtà era tutto il prodotto ivi contenuto) “è idonea ad indurre in errore il consumatore medio riguardo ad uno o più dei seguenti elementi”: la natura del prodotto, le caratteristiche principali del prodotto (come certo è la dimensione e la grandezza del bene), quali “l’idoneità allo scopo”, come avere un alimento sufficiente ai nostri bisogni ed esigenze, “la quantità”, che certo non può essere descritta solo dal peso, ma anche dal volume effettivo del prodotto (il peso, infatti, non è sufficiente a far capire quanto è effettivamente il contenuto di un bene, dato che è ignoto al consumatore il peso specifico del salmone o del gorgonzola; non per niente il volume serve a calcolare il peso specifico) e anche da quante fette di salmone sono effettivamente contenute, in modo che si possano suddividere rispetto ai commensali presenti, “la descrizione” che viene fatta anche con il packaging, che costituisce un momento essenziale per la presentazione dei prodotto, “il prezzo o il modo in cui questo è calcolato o l’esistenza di uno specifico vantaggio quanto al prezzo” come ad esempio indurre a ritenere che un prezzo sia adeguato perché l’articolo è grande e sufficientemente dimensionato rispetto alle esigenze del consumatore”.

Falsare l’imballaggio, per Unc, mostrando il prodotto dalla finestrella in modo da far presupporre un contenuto maggiore, inducendo a sopravvalutare la dimensione del prodotto, la sua grandezza, è una pratica commerciale scorretta.

In questo caso, presegue l’associazione, “non solo si ingrandisce in modo anomalo e spropositato il confezionamento, pur non essendocene bisogno rispetto all’effettivo quantitativo interno del prodotto, ingrandendo il cartone rispetto a quanto necessario, cosa già più che sufficiente per indurre in errore un consumatore medio, ma la finestrella è una scorrettezza informativa aggiuntiva, in quanto ingannevole. Una finestrella, infatti, serve a dare un esempio del contenuto della confezione, a esemplificare il contenuto, a rendere più trasparente il contenuto, mentre in questo caso è usata per i fini esattamente opposti: per occultare il contenuto mancante, per rendere meno trasparente il contenuto della confezione, per mascherare l’assenza del prodotto, per illudere e ingannare il consumatore. Un’inversione del normale uso della finestrella che rende ancor più scorretta la pratica commerciale“.

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La finestrella, conclude Unc nell’atto presentato all’Antitrust “induce ulteriormente in errore il consumatore dato che non rappresenta solo una parte del prodotto, come una finestrella presuppone, come la logica di una finestrella comporta, ma tutto il prodotto. Insomma, si occulta, si presenta in modo oscuro, l’assenza del prodotto“.