Epatite E nelle carni suine, i casi in Europa fanno salire l’allarme

EPATITE E

Un’epidemia in Finlandia che in tre mesi ha colpito 120 persone. Casi in Germania, Belgio e in altri paesi europei in cui il veicolo dell’epatite E è stata la carne suina, cruda o poco cotta. Sale la preoccupazione per una malattia che può avere conseguenze serie

L’epatite E è una malattia virale del fegato causata dal virus dell’epatite E (HEV), ed è diventata un motivo di preoccupazione in Finlandia e in Europa a causa di un’epidemia che ha colpito più di 120 persone tra gennaio e marzo di quest’anno. L’indagine condotta dall’Autorità Alimentare Finlandese (Ruokavirasto) e dall’Istituto Nazionale per la Salute e il Benessere (THL) ha rivelato che la carne suina è stata il veicolo principale di questa epidemia, sollevando interrogativi sulla sicurezza alimentare e sulle pratiche di produzione e manipolazione della carne.

Epatite E nelle carni suine, l’epidemia finlandese

Il virus dell’epatite E è stato identificato principalmente nei suini, che costituiscono il serbatoio principale per i genotipi 3 e 4 di questo virus. Anche se i suini infetti non mostrano sintomi evidenti di epatite, possono trasmettere il virus attraverso la carne, specialmente se cruda o insufficientemente cotta. Questo solleva gravi preoccupazioni sulla sicurezza alimentare e sulla necessità di migliorare le pratiche di igiene e controllo nella catena di produzione suinicola.

La Germania indaga

L’Istituto federale tedesco per la valutazione dei rischi (BfR) ha rilevato il genoma dell’HEV in una percentuale significativa di campioni di salsicce analizzate in Germania. Secondo i dati il genoma è stato rilevato fino al 22% delle salsicce bollite e cotte analizzate in Germania. Questo solleva dubbi sulla presenza del virus nei prodotti a base di carne suina e sulla possibilità di trasmissione del virus agli esseri umani. Tuttavia, la reale pericolosità di questi virus non è ancora chiara, poiché sono difficili da coltivare in laboratorio e non è stato dimostrato con certezza se i virus rilevati siano effettivamente infettivi.

Ulteriori indagini condotte nel Baden-Württemberg hanno rivelato una prevalenza relativamente bassa di HEV nei suini, ma la presenza del virus in giovani suini prima della loro età di macellazione ha sollevato preoccupazioni sulla possibilità di trasmissione precoce nell’ambiente di allevamento. Questo sottolinea l’importanza di un controllo rigoroso della catena di produzione suinicola e delle pratiche di gestione degli animali per prevenire la diffusione del virus.

I tipi di virus e chi colpiscono

Il virus dell’epatite E è un virus a singolo filamento di RNA non rivestito appartenente alla famiglia Hepeviridae. Dei 8 genotipi finora descritti, solo i genotipi 1-4 sono patogeni per l’uomo.
• I genotipi 1 e 2 infettano solo gli esseri umani. La trasmissione avviene soprattutto in zone tropicali e subtropicali attraverso acqua contaminata o anche alimenti contaminati e da persona a persona (tramite contatto fecale-orale).
• I genotipi 3 e 4 infettano soprattutto i maiali (suini domestici e selvatici), che costituiscono anche il serbatoio di questi genotipi. Tuttavia, a differenza degli esseri umani, i maiali non mostrano sintomi clinici, quindi non si ammalano di epatite. La trasmissione all’uomo (zoonosi) avviene principalmente attraverso il consumo di carne di maiale o cinghiale cruda o non completamente cotta.

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Sintomi e rischi

Sintomi e decorso della malattia sono simili a quelli provocati dall’epatite A, sebbene questi possano comparire tardivamente, e risulta particolarmente grave nelle donne gravide la cui mortalità, solitamente attestata intorno all’1% – 2% in pazienti normali, sale al 20% soprattutto durante il primo trimestre.

La fase prodromica è variabile. Si possono manifestare disturbi digestivi, astenia e febbre per diversi giorni, che sono poi seguiti da una fase itterica di due settimane e aumento dei valori degli enzimi epatici.

Contrariamente ad altre epatiti virali, la malattia acuta non ha tendenza a cronicizzare eccetto che nei pazienti immunocompromessi nei quali può esitare anche in cirrosi. La cronicità è definita da una viremia persistente per tre-sei mesi dopo l’avvenuta diagnosi

L’epatite E ha una risoluzione spontanea ed avviene nell’arco di 3-4 settimane, ma occasionalmente l’epatite acuta evolve in individui con patologie epatiche sottostanti in epatite fulminante.

Talvolta si associano complicazioni di origine neurologica, nefrologica, ematologica oltre ad altre manifestazioni extraepatiche come miositi, pancreatiti acute, miocarditi, miastenia, tiroidite ed artralgie.

L’Europa chiede più controlli

L’epidemia in Finlandia ha richiamato l’attenzione anche al di fuori dei suoi confini, con un aumento dei casi di infezione da epatite E segnalato in Belgio, Repubblica Ceca e Germania. Secondo il report dell’ECDC (l’European Centre for Disease prevention and Control), nel mese di gennaio sono stati registrati più pazienti del solito in questi paesi, evidenziando la diffusione dell’epidemia a livello europeo e la necessità di monitorare attentamente la sicurezza alimentare e la salute pubblica.

L’epatite E continua a rappresentare una minaccia per la sicurezza alimentare e la salute pubblica, sollevando la necessità di rafforzare le normative e le pratiche di controllo nella produzione e nella manipolazione dei prodotti alimentari a base di carne suina. Questo scandalo alimentare in Finlandia e la diffusione dell’epidemia in Europa servono da monito per tutti i paesi nel garantire la sicurezza e l’igiene nella catena di produzione alimentare, al fine di proteggere la salute dei consumatori e prevenire futuri focolai di malattie trasmesse attraverso gli alimenti.