Asili nido, cresce l’offerta in Italia ma Sud e aree interne rimangono indietro

asili nido asilo

Continua la lenta crescita dell’offerta di posti negli asili nido e nei servizi per la prima infanzia. A dirlo è la fondazione Openpolis che all’argomento ha dedicato un approfondimento. Nel 2021 sono saliti a 28 i posti ogni 100 bambini residenti con meno di 3 anni. Quasi un punto in più rispetto al 2020, quando erano 27,2. Ma troppe sono ancora le aree che arrancano

Continua la lenta crescita dell’offerta di posti negli asili nido e nei servizi per la prima infanzia. A dirlo è la fondazione Openpolis che all’argomento ha dedicato un approfondimento. Nel 2021 sono saliti a 28 i posti ogni 100 bambini residenti con meno di 3 anni. Quasi un punto in più rispetto al 2020, quando erano 27,2. Ma troppe sono ancora le aree che arrancano.

L’offerta cresce in termini relativi

In termini assoluti, l’offerta di nidi sul territorio nazionale è rimasta in linea con quella dell’anno precedente (350mila posti autorizzati). Ma il calo della platea potenziale, legato alla diminuzione delle nascite, fa sì che l’offerta cresca in termini relativi. “La notizia del progressivo avvicinamento quindi va letta in chiaroscuro” spiega Openpolis, “Sono scesi a 5 i punti che mancano dalla soglia europea del 33%, fissata nel consiglio di Barcellona del 2002. Tuttavia, nel frattempo, le istituzioni Ue hanno aggiornato gli obiettivi per il nuovo decennio”.

Le richieste dell’Ue

Alla fine del 2022 il consiglio dell’Ue ha indicato il nuovo obiettivo tendenziale del 45%. Un target modulato in base alla situazione del paese, non tassativo, per cui gli stati oggi al di sotto del 20% dovrebbero migliorare il proprio indicatore di almeno il 90%. Mentre quelli tra 20 e 33% – come il nostro – dovrebbero migliorare di almeno il 45% o almeno fino al raggiungimento di un tasso di partecipazione del 45%. “Nell’arco dell’ultimo decennio, l’Italia ha visto crescere la sua offerta potenziale: erano meno di 23 i posti ogni 100 bimbi nel 2013. Ma gli obiettivi europei restano lontani e pesano ancora molto i divari territoriali esistenti. Quelli tra centro-nord e mezzogiorno, nonché tra città maggiori e aree interne” scrive Openpolis.

L’Italia a due velocità

Analizzati a livello territoriale, i dati relativi al 2021 descrivono un’Italia profondamente divisa nella disponibilità di asili nido. Una parte del paese ha già superato, o si sta comunque avvicinando, al primo obiettivo europeo, quello del 33%. Una soglia peraltro integrata anche nella nostra normativa nazionale, con il decreto legislativo 65/2017.

asili nido grafico
Fonte: Openpolis

In Emilia Romagna già superato l’obiettivo 45%

Alcuni territori sono anche al di sopra della nuova soglia del 45%Tre province dell’Emilia Romagna la superano di alcuni punti percentuali: Ravenna (48,9 posti ogni 100 bambini), Bologna (48) e Ferrara (47,5). E altre ancora, tutte localizzate nell’Italia centrale, sono poco distanti dalla nuova soglia. Tra queste possiamo citare Perugia (44,1), Trieste (43,3), Firenze (43,3), Forlì-Cesena (42,9), Terni (42,3).

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Bene Umbria, Toscana, Friuli e Lazio

Anche alcune regioni, prese nel loro insieme, non sono lontane dall’obiettivo dei 45 posti ogni 100 bambini: Umbria (43,7), Emilia Romagna (41,6) e Valle d’Aosta (41,1). Complessivamente, sono comunque 6 quelle al di sopra della soglia del 33%. Oltre a quelle citate, nel gruppo di testa troviamo anche Toscana (38,4), Friuli-Venezia Giulia (36,8) e Lazio (36,1). A un passo dal 33% anche Sardegna (32,5%), Veneto (32,4) e Liguria (32,2). E anche altre 4 regioni non sono troppo distanti, superando quota 30% nel 2021: Trentino Alto Adige, Piemonte, Lombardia e Marche.

Male il Sud

Con l’eccezione della Sardegna, nessuna regione del mezzogiorno si trova al di sopra della media nazionale (28%). Tre si attestano al di sotto dei 15 posti ogni 100 bambini: Calabria (14,6), Sicilia (13) e Campania (11,7).

Aree interne fanalino di coda

“Le medie nazionali, regionali e provinciali tuttavia restituiscono solo in misura limitata i divari esistenti all’interno del paese. In una regione con ampia offerta di asili nido, possono infatti esistere territori con pochi servizi. Allo stesso modo, in regioni con poca offerta si possono trovare anche zone più servite” scrive Openpolis, “In generale, osservando i dati a livello comunale, emerge una una chiara spaccatura, oltre che tra centro-nord e mezzogiorno, anche tra città e aree interne. Nei comuni polo – baricentrici in termini di servizi – i posti nido sono in media oltre 34 ogni 100 minori residenti. L’offerta scende al 25% nei comuni di cintura, gli hinterland delle città maggiori. Per poi calare attorno a quota 20% nei comuni periferici – a più di 40 minuti di distanza dal polo più vicino – e al 15-16% in quelli ultraperiferici (a oltre un’ora dai poli)”.

I migliori capoluoghi

In 11 capoluoghi è presente più di un posto ogni due bambini residenti. Si tratta di Nuoro (73,8 ogni 100 residenti sotto i 3 anni), Ferrara (62,7), Siena (58,9), Sassari (58,3), Forlì (56,7), Firenze (53,7), Trento (51,2), Lecco (51), Rovigo (50,8), Bergamo (50,8) e Padova (50,3). Entro un punto da quota 50% anche Bologna, Roma, Pisa e Udine.

E i peggiori

Agli ultimi posti spiccano diverse grandi città del mezzogiorno. Nel 2021 non raggiungono i 10 posti disponibili ogni 100 residenti con meno di 3 anni i comuni di Barletta (8,6), Catania (8,4) e Messina (7,3). Poco sopra questa soglia anche capoluoghi come Napoli, Caserta, Trani, Palermo, Isernia, Andria e Ragusa. Tutti con percentuali comprese tra 10 e 15%.