Presentato a Bologna il più grande studio sperimentale al mondo sugli effetti cancerogeni del glifosato: “A basse dosi gli erbicidi a base di glifosato causano la leucemia nei ratti. La metà dei decessi si sono verificati in tenera età”. Ora la Ue considererà questi dati per prendere una decisione sul rinnovo della licenza?
Il glifosato anche a dosi considerate sicure per l’uomo causa leucemia nei primi anni di vita. È questo il risultato più importante del più grande studio sperimentale al mondo – Global glyphosate study, Gss – condotto sull’erbicida e coordinato dall’Istituto Ramazzini presentato ieri a Bologna nell’ambiuto della conferenza scientifica internazionale “Ambiente, lavoro e salute nel 21° secolo: strategie e soluzioni a una crisi globale”.
Uno studio tossicologico internazionale e multi-istituzionale che ha coinvolto scienziati provenienti da Europa, Stati Uniti e Sud America, ha scoperto che “basse dosi di erbicidi a base di glifosato causano la leucemia nei ratti. È importante sottolineare che la metà dei decessi per leucemia identificati nei gruppi di studio si sono verificati in tenera età”. Tanto basta a nostro giudizio affinché la Ue prenda in considerazioni questi dati per compiere una scelta in piena coscienza sul futuro dell’erbicida che, secondo le intenzioni della Commissione europea, deve essere riautorizzato per i prossimi 10 anni.
Spiega il Il dottor Daniele Mandrioli, coordinatore del Global glyphosate study e direttore dell’Istituto Ramazzini: “Circa la metà dei decessi per leucemia osservati nei ratti esposti al glifosato e agli erbicidi a base di glifosato si sono verificati in meno di un anno di vita“. Al contrario, nessun caso di leucemia è stato osservato al di sotto di un anno di età in più di 1.600 ratti sprague-dawley studiati negli ultimi due decenni dal National Toxicology Program (NTP) degli Stati Uniti e dall’Istituto Ramazzini.
In questo studio a lungo termine, il glifosato da solo e due formulazioni commerciali, Roundup BioFlow (MON 52276) utilizzato nell’UE e Ranger Pro (EPA 524-517) utilizzato negli Stati Uniti, sono stati somministrati ai ratti attraverso l’acqua potabile a partire dalla vita prenatale, a dosi di 0,5, 5 e 50 mg/kg di peso corporeo/giorno. Queste dosi, ricorda in una nota il Ramazzini, sono attualmente considerate sicure dalle agenzie di regolamentazione e corrispondono alla dose giornaliera accettabile (ADI) dell’Ue e al livello senza effetti avversi osservati (NOAEL) dell’UE per il glifosato.
“Questi risultati sono di così grande importanza per la salute pubblica che abbiamo deciso che fosse fondamentale presentarli prima della pubblicazione. I dati completi saranno resi pubblici e presentati per la pubblicazione in una rivista scientifica nelle prossime settimane”, ha concluso il dottor Mandrioli.
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Le prime fasi dello studio sugli effetti del glifosato avevano dimostrato, sempre a dosi considerate sicure (0,5 mg/kg p.c./ giorno, equivalente alla dose giornaliera accettabile nell’UE), effetti avversi sul microbioma e i risultati sono stati pubblicati alla fine del 2022 e presentati al Parlamento europeo nel 2023.
Ancora prima il team scientifico del Ggs aveva pubblicato uno studio pilota, che mostrava tossicità endocrina e riproduttiva nei ratti a dosi di glifosato attualmente considerate sicure dalle agenzie di regolamentazione negli Stati Uniti (1,75 mg/kg di peso corporeo/giorno). Questi risultati sono stati successivamente confermati in una popolazione umana di madri e neonati esposti al glifosato durante la gravidanza.
Lo studio, in parte finanziato con il crownfounding, ha coinvolto scienziati e ricercatori di Coinvolti nello studio scienziati della Icahn School of Medicine at Mount Sinai, George Mason University, Università di Bologna, Università di Copenhagen, Boston College, Istituto Superiore di Sanità, Università Federale del Paranà, Università della California Santa Cruz e Ospedale di Genova San Martino.