La Spagna chiede di mantenere il limite degli steroli da 1.000 ma così facendo si metterebbe “fuorilegge” la varietà Coratina, il 50% della produzione dell’extravergine italiano. L’analisi di Alberto Grimelli, direttore di Teatro Naturale
Sullo sfondo c’è una guerra commerciale che la Spagna ha dichiarato all’Italia. Il terreno di scontro però è – almeno apparentemente – tutto tecnico: il limite degli steroli nell’olio extravergine, che gli spagnoli vorrebbero mantenere ai livelli attuali (1.000 mg/kg) e gli italiani abbassare (800-850) per evitare che la varietà più coltivata da noi – la Coratina, che rappresenta il 50-60% della produzione nazionale – finisca letteralmente fuorilegge.
La sintesi perfetta l’ha trovata Alberto Grimelli, direttore TeatroNaturale, nel suo ultimo editoriale: “Avere un limite degli steroli a 1.000 mg/kg abbassa il valore dell’ottimo olio extra vergine di oliva di Coratina, ma anche Nocellara del Belice, di 1 euro/kg, portandolo al livello dell’extravergine spagnolo o meno“. Facile capire perché Madrid spinga a mantenere la soglia attuale: sapendo che la Coratina non riesce a mantenere quei livelli per effetto dei cambiamenti climatici, condannerebbe l’olio italiano a diventare buono solo per le miscele di oli Ue.
Cosa sono gli steroli e cosa indicano
Riavvolgiamo il nastro. Quando circa 30 anni fa fu introdotto il paramentro chimico degli steroli era l’unico indizio analitico sinonimo di purezza dell’olio d’oliva per contrastare le frodi di miscele con oli non d’oliva: al di sotto dei mille milligrammi chilo scatta il declassamento non già a vergine ma addirittura a olio vegetale (la stessa classificazione merceologico del semi). Un vero disastro per la produzione italiana. In questi lunghi trent’anni il cambiamento climatico ha inciso in modo diverso sulle diverse varietà di olivo: “I cambiamenti climatici hanno fatto sì che la Coratina, ma non solo, accumula meno steroli”. I monitoraggi effettuati dal Coi, il Consiglio oleicolo internazionale, delle ultime due campagne (2021-2023) hanno registrato un valore medio intorno a 880-900 mg/kg. Per questo l’Italia chiede (non c’è ancora l’ufficilizzazione) una revisione del parametro intorno a 850.
Gli spagnoli si oppongono rivendicando il contrasto alle frodi. “Il fine è giusto – aggiunge Grimelli – ma la chimica in questi anni ha messo in campo altre e nuove ‘armi‘ – come l’analisi degli stigmastadieni e l’ECN42 – contro le frodi. E poi mi chiedo se davvero si vogliono contrastare le adulterazioni perché la Spagna non spinge per l’abbassamento del limite degli etil esteri – oggi a 35 mg/kg – e che invece dovrebbero calare progressivamente a 25 e poi a 20?”.
Una guerra di prezzi (al ribasso)
È chiara qual è la posta in gioco: il prezzo dell’olio extravergine. “Ovviamente – prosegue Grimelli – i produttori spagnoli che vedono ridursi il divario di prezzo tra l’olio italiano e quello iberico, rafforzando la loro immagine e la loro posizione sui mercati. Non è un caso che, secondo quanto risulta a Teatro Naturale, proprio la Spagna si sta preparando a dar battaglia sul limite degli steroli, nel nome della difesa della purezza dell’olio extra vergine di oliva. L’olio extravergine di oliva di Coratina non vale nulla e agli olivicoltori italiani – dato ancora più triste – non importa nulla”.
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La battaglia per il nuovo Coi
Di sicuro il tema dovrà essere affrontato dall’Unione europea e dal Coi che in queste settimane è chiamato a nominare il nuovo direttore esecutivo. In pista due nomi: l‘italiano Roberto Berruti, capo di gabinetto del Commissario europeo all’agricoltura, Janusz Wojciechowski, e lo spagnolo Jamie Lillo attuale vice direttore esecutivo del Consiglio. È chiaro che se la scelta dovesse ricadere sul candidato iberico, si vedrà un film specifico sul limite degli steroli e sula guerra dei prezzi.