Uova, ecco i supermercati che hanno detto addio alle gabbie (e chi no)

In attesa del divieto europeo per l’allevamento in gabbie – che dovrebbe  avvenire nel 2027 – sono in aumento le aziende che hanno deciso di puntare su sistemi alternativi. EggTrack ha monitorato i progressi fatti finora

 

Sebbene il tipo di allevamento prevalente nel nostro paese sia quello a terra, nelle filiere di galline ovaiole le gabbie non sono completamente scomparse. Ogni anno, EggTrack, il report dell’associazione animalista internazionale Compassion monitora i progressi fatti dalle aziende per il raggiungimento dei propri obiettivi ad abbandonare le gabbie nelle filiere di galline ovaiole. Nel 2022, ha analizzato le comunicazioni di 232 aziende globali operanti in Europa, Nord America e, per la prima volta, nella regione Asia-Pacifico. 

Di queste, 175 (il 75,4%) comunicano lo stato della propria transizione: sebbene si tratti di un dato in aumento rispetto al 71% del 2021, con 8 su 10 in transizione verso l’eliminazione delle gabbie c’è ancora tanto da fare sul versante del benessere animale mentre la qualità del prodotto che arrivare sulle nostre tavole è eccellente (per igiene e non solo) come dimostra il nostro test pubblicato sul numero di dicembre.

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“Nonostante il difficile periodo economico, è incoraggiante vedere che le aziende continuano a portare avanti i loro impegni per l’allevamento senza gabbie, includendo anche l’esclusione dei sistemi combinati” spiega Bianca Furlotti di Compassion aggiungendo che “la produzione in sistemi alternativi è un investimento intelligente, poiché la crescente domanda dei consumatori non farà che accelerare questa tendenza. Per questo, è necessario che tutte le aziende che ancora non hanno assunto una posizione pubblica comunichino al più presto la direzione in cui vogliono investire, e che quelle che stanno attuando la transizione continuino a collaborare con i propri fornitori per l’esclusione dei sistemi combinati”.

La situazione in Italia

Delle 128 aziende europee incluse in EggTrack, l’85% comunica i progressi fatti, e la transizione si attesta all’84,4%. Questa tendenza si conferma anche in Italia, dove delle 34 aziende analizzate, 29 rendono pubblici i passi compiuti verso l’abbandono delle gabbie. Tutti i supermercati italiani inclusi nel report dichiarano lo stato della propria transizione, e 6 sui 14 hanno un impegno completo ad abbandonare le gabbie sia dalle filiere di uova in guscio che di uova usate come ingrediente: Selex, Carrefour, Conad, Esselunga, Metro e Bennet devono fare ancora un ultimo passo. Coop, Aldi e Lidl hanno già abbandonato le gabbie per tutti e due gli impieghi. Lidl non ha ancora una dichiarazione pubblica sui sistemi combinati. Eurospin non ha preso impegni sull’ovoprodotto mentre il Gruppo VéGé è l’unico tra i big a non avere una posizione pubblica sulle gabbie nelle filiere di uova. Bene anche il settore produttivo, dove la totalità delle aziende della trasformazione incluse nel report ha completato la propria transizione. Unica eccezione Paluani, il cui impegno non è più disponibile pubblicamente, mentre tutti i produttori di uova monitorati comunicano in maniera trasparente i propri progressi.(continua dopo l’immagine) 

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Il settore della ristorazione, invece, continua a rimanere indietro, poco più della metà delle aziende incluse comunica i progressi fatti ma c’è chi, come Autogrill e Flunch, rimane tra le 5 (erano 7 nel 2021) che non forniscono alcuna informazione sullo stato della propria transizione. Rilevante il risultato di Markas, che nel 2022 ha raggiunto il 100% di uova da sistemi non in gabbia in Italia, con tre anni di anticipo rispetto all’obiettivo iniziale. Un altro dato importante evidenziato nel report di quest’anno riguarda l’esclusione dei sistemi combinati nei percorsi di conversione delle aziende. Nel 2022, EggTrack ha infatti iniziato a evidenziare le aziende che hanno dichiarato pubblicamente di volere eliminare gradualmente i sistemi combinati, 24 in totale nel report di quest’anno. Si tratta di allevamento con strutture multipiano dotate di cancelletti che, se aperti, permettono agli animali di muoversi liberamente come in un sistema a terra ma se chiusi, sono tipici di un allevamento in gabbia. Un passo avanti fatto da ben 10 aziende italiane: Barilla, Bennet, Coop Italia (solo su uova in guscio a proprio marchio), Chef Express, Eurovo, Fattoria Roberti, Gruppo Sabbatani, Marr, Sammontana, Selex.

I marchi in “ritardo”

Il mercato globale continua a progredire verso una produzione di uova in sistemi alternativi, e nonostante le sfide poste dal conflitto in Ucraina, dall’impatto dell’inflazione e dal recente aumento dei casi di influenza aviaria, le aziende continuano a mantenere i propri impegni e a comunicare i progressi, a dimostrazione dell’importanza strategica di questa tematica. EggTrack, oltre a monitorare e promuovere i progressi positivi, mette anche in evidenza quelle aziende che ancora non hanno preso impegni pubblici ad abbandonare le gabbie e che per questo rischiano di rimanere indietro e rallentare la transizione complessiva verso un futuro cage free.

In Italia, la produzione in sistemi alternativi alle gabbie rappresenta il 64%, ma per continuare a progredire al ritmo attuale saranno necessari gli impegni di alcune grandi aziende leader del nostro paese. Realtà come Cigierre, con i marchi Old Wild West, America Graffiti e Temakinho, o Granarolo, non sono presenti in EggTrack proprio perché non è stato possibile trovare una comunicazione pubblica in tema di abbandono di uova da galline allevate in gabbia.