La tartrazina, colorante siglato con E102, rientra nell’ampia categoria degli additivi alimentari. Responsabile della colorazione gialla di alcuni alimenti, viene largamente utilizzato nell’industria alimentare. Per Efsa non presenta rischi cancerogeni ma alcuni studi sono molto più allarmanti
La tartrazina è un additivo alimentare il cui utilizzo è consentito nel nostro paese; in quanto meno costosa del suo analogo naturale, la curcumina, viene spesso utilizzata come colorante. In alcuni paesi, come in Austria e in Norvegia, il suo utilizzo è vietato. In Italia, invece, può essere aggiunta agli alimenti a condizione di inserire nelle etichette dei cibi che contengono coloranti E102, oltre che E104, E110, E122 e E124, la dicitura “può influire negativamente sull’attività e l’attenzione dei bambini“. Ma dove si può trovare la tartrazina e perché può essere pericolosa?
Perché è così popolare
La ragione principale del suo largo impiego è da ricercare sicuramente nell’economicità: basta pensare che 1 kg di tartrazina costa circa 10 dollari! L’E102 dà inoltre ai cibi un colore giallo molto attraente. Altra importante caratteristica è che si dissolve facilmente nell’acqua, combinandosi bene con altri coloranti alimentari e ben prestandosi a sperimentazioni di colori e varietà di sfumature.
Cancerogena per alcuni studi, assolta da Efsa
All’interno dell’organismo, la tartrazina viene ridotta ad un’ammina aromatica (acido solfanilico). A questo punto, l’acido solfanilico viene ossidato a N-idrossi derivati dal sistema enzimatico di P450. Questo meccanismo di biotrasformazione avviene in molte specie, compresi gli esseri umani, e sembrerebbe da alcuni autori essere considerato responsabile di vari disturbi quali anemia, lesioni patologiche del cervello, fegato, rene e milza.
Lo studio di Kamal A.Amin e Fawzia S.Al-Shehri pubblicato sull’African Journal of Biotechnology mette in evidenza quanto questi effetti di biotrasformazione siano in effetti correlati all’insorgenza di disturbi. E conclude, testualmente:
“Il consumo di tartrazina come additivo alimentare dovrebbe essere limitato; in particolare nei bambini”
Diretta l’accusa dei ricercatori alle industrie. Nelle conclusioni dello studio, infatti, si legge: “… molte aziende che producono prodotti contenenti questi additivi alimentari non hanno mai rivelato il tipo o il livello di additivi alimentari aggiunti ai loro prodotti. Il pubblico non può determinare il tipo di additivi alimentari o il dosaggio che hanno consumato”.
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La bocciatura è senza appello
“Tutte le prove attualmente disponibili evidenziano gli effetti potenzialmente dannosi della tartrazina e come sia inefficace come additivo nutritivo. Si raccomanda di evitarne il consumo”.
Per nulla d’accordo con tanta preoccupazione, però, è l’opinione dell’Efsa. Da quanto emerso all’Autorità alimentare europea, la tartrazina è risultata negativa in studi di cancerogenicità a lungo termine; in aggiunta, gli effetti di migrazione del DNA nucleare riscontrati in uno studio di Sasaki et al. del 2002 non sembrerebbero condurre ad esiti cancerogeni.Scrive Efsa:
“Il gruppo di esperti scientifici osserva che la tartrazina è risultata negativa negli studi di cancerogenicità a lungo termine e che gli effetti sulla migrazione del DNA nucleare osservati nel test Comet in vivo sui topi non dovrebbero provocare cancerogenicità”.
Dov’è contenuta
La tartrazina è principalmente contenuta in tre categorie di prodotti:
- prodotti alimentari, come soft drinks, muesli, zucchero filato, tagliatelle etc.
- prodotti non alimentari come saponi, cosmetici, shampoo, altri prodotti per capelli, balsami, pastelli e timbri coloranti;
- alcuni farmaci come antiacidi e vitamine.
In quali prodotti alimentari è possibile trovarla
L’utilizzo della tartrazina è comune nelle bevande gassate, nei gelati, nella gomma da masticare e nelle caramelle alla frutta. L’additivo è ampiamente utilizzato anche nel marzapane, nelle marmellate, nelle gelatine, nei budini, nelle minestre confezionate, nella mostarda, nelle conserve, nei succhi e nello yogurt. Spesso è presente nei cereali da colazione e nella senape. Talvolta, è possibile trovare tartrazina anche in alimenti che contengono limone e miele. Nella gran parte dei casi, questo additivo è associato ad altri coloranti, come l’E133, responsabile di una colorazione blu brillante, o al colorante verde S E142, in modo da realizzare sfumature di verde. Ma il colorante E102 ha sicuramente un impiego anche nell’industria chimica, essendo un riempitivo per vari tipi di vernici.
Una lista (non esaustiva) dei prodotti alimentari che contengono tartrazina è stata elaborata dalla Fao. Qui di seguito vengono elencati alcuni dei prodotti da attenzionare:
- bevande alcoliche aromatizzate;
- birra e bevande a base di malto;
- chewing gum;
- cacao e prodotti al cioccolato;
- prodotti confezionati, incluse caramelle;
- bevande distillate contenenti più del 15% di alcool;
- supplementi alimentari;
- molluschi, crostacei, echinodermi;
- prodotti sostitutivi di cioccolata;
- patate precotte e noodles;
- pesce affumicato, fermentato o saltato;
- zuppe e brodi;
- energy drinks.
Quali sono i danni accertati
In persone sensibili, la tartrazina può causare fenomeni di orticaria e asma, mentre sono più rari sintomi come la dermatite da contatto o vasculiti. Circa il 7% delle persone che provano prodotti contenenti la tartrazina finiscono per provare, una volta nella vita, l’orticaria, caratterizzata da una serie di vescicole delocalizzate in diverse parti del corpo. Il 2% delle persone che hanno assaggiato succo o gelato contenente tartrazina ha sviluppato l’edema di Quincke, che può anche essere fatale.
In generale, si potrebbe dire che le manifestazioni principali dell’assunzione di tartrazina sono varie risposte immunologiche, come affaticamento generale, depressione clinica, pelle violacea, emicrania o disturbi del sonno.
Lo studio di Southampton
La ragione per cui esiste l’obbligo di riportare in etichetta la dicitura di cui si è parlato, è rintracciabile nel fatto che uno studio effettuato sulla tartrazina e i suoi effetti sull’organismo ha messo in luce risultati preoccupanti. Lo studio è stato condotto da un gruppo di esperti sugli additivi alimentari e le fonti nutrienti che si è proposto di rivalutare la sicurezza sull’E102, tenendo conto che i dati precedenti provenienti dal lavoro congiunto Fao/Oms avevano già stabilito nel 1996 una dose giornaliera accettabile (Dga) di 0-7.5 mg/kg al giorno. Nello studio in questione l’esposizione a quattro coloranti (tra cui proprio la tartrazina) in associazione con il conservante benzoato di sodio, è stata correlata ad una maggiore iperattività in bambini d’età compresa tra i 3 e i 9 anni. Una spiegazione del fenomeno potrebbe essere rintracciata nella modifica dei livelli di zinco che il colorante potrebbe provocare nei bambini.
E quello del Sud Africa
Altro argomento molto discusso riguarda la possibilità che la tartrazina causi danni al DNA. Nonostante gli studi in merito siano discordanti, alcune evidenze sembrano attribuire alla tartrazina proprietà mutagene, come abbiamo già accennato. Si è anche ipotizzato che, più che dal colorante in sé, le mutazioni siano causate da prodotti secondari che si formano nell’organismo in seguito all’assunzione di tartrazina. Gli effetti cancerogeni della tartrazina sembrerebbero inoltre potenziati dalla sua associazione con benzoato di sodio, anche se studi sulla cancerogenicità della tartrazina a lungo termine sembrerebbero escludere questa possibilità. Tra le altre cose, è stato dimostrato che E102 è molto difficile da espellere dal corpo e tende ad accumularsi nei tessuti, motivo per il quale la sua quantità in un 1 kg di cibo pronto non può superare i 100 mg. Gli studi hanno infatti dimostrato che una quantità di tartrazina superiore a 7.5 mg/kg nel corpo umano può anche essere fatale.
Lo studio pubblicato sull’African Journal of Biotechnology ha inoltre riportato due risultati cruciali, riguardanti il ruolo della tartrazina nell’alterazione della conformazione dell’albumina sierica e nell’induzione di danni epatici. In quanto alla prima, è stato rilevato che la tartrazina può indurre modifiche nella conformazione e nell’elicità dell’emoglobina. Rispetto ai danni epatici, invece, si è riscontrata un’anomala e aumentata attività degli enzimi epatici (AST e ALT) nei ratti a cui erano state somministrati dosi elevate di tartrazina, suggerendo elevata permeabilità, lesioni e compromissione delle cellule epatiche.
Altri effetti
Sono numerose le relazioni riscontrate tra assunzione di tartrazina e problemi di salute. Tra queste si trovano:
- aumento nei livelli sierici di creatinina: uno studio di Amin et al. del 2010 ha indicato che un consumo di tartrazina per 30 giorni si rifletteva in aumento dei livelli sierici di creatinina e urea. Come noto, uno squilibrio della funzione renale è fortemente associato ad alti livelli di creatinina ed urea, e può manifestarsi con disturbi renali come idronefrosi e ipervitaminosi D;
- anomalie nel colesterolo sierico: tali anomalie sono indicatori di disturbi epatici, per cui i cambiamenti nel livello di colesterolo potrebbero indurre disturbi del fegato;
- delezione di GSH e incremento nei livelli di MDA: anche i livelli di GSH epatico (importante perché il principale antiossidante per le cellule) e l’attività delle catalasi diminuiscono in topi che hanno ingerito alte dosi di tartrazina; inoltre, l’incremento dell’MDA epatico, un biomarker dello stress ossidativo, suggerisce una maggiore produzione di radicali liberi;
- iperattività e comportamento antisociale: in uno studio clinico di McGee et al. del 2002 sono stati riportati gli effetti di una mistura contenente anche tartrazina in bambini di età compresa tra i 3 e i 9 anni, il cui comportamento era stato valutato. Ciò che è emerso sono stati un’esagerazione dei sintomi di iperattività, deficit di attenzione e impulsività. Altro studio rilevante (Kamel and El-lethey, 2011) ha evidenziato che la tartrazina a dosi comprese tra lo 0.1e il 2.5% in acqua induceva effetti di iperattività, comportamento antisociale e ansia in ratti maschi.
- effetto teratogeno: Mehedi et al. (2009) hanno riportato che la tartrazina ha effetti tossici sugli organi riproduttivi, compresi un decremento della performance riproduttiva, ridotta conta spermatica e un incremento di anomalie dello sperma in topi a cui erano state somministrate dosi di tartrazina fino al 2.5% per 13 settimane.
Attenzione ai farmaci
In ragione del fatto che le reazioni allergiche ai coloranti alimentari sono note già dal 1958, sono stati diversi gli studi che si sono occupati di valutare le reazioni alla tartrazina e la sua presenza in alimenti e non. In particolare, uno studio interessante in tal senso si è proposto di valutare la presenza di tartrazina in farmaci a base di acido acetil-salicilico e indometacina, che spesso mostrano una cross-reazione alla tartrazina. Lo studio è consistito nell’inviare lettere a laboratori medici al fine di stilare una lista di farmaci contenenti tartrazina, non indicata nelle etichette, nelle specifiche dei prodotti o nei cataloghi utilizzati nella pratica. La risposta da parte dei laboratori è stata positiva nel 45% dei casi (sì, i prodotti contenevano tartrazina!).