Un adesivo per schermare le onde elettromagnetiche dello smartphone?

ONDE ELETTROMAGNETICHE

Sono tantissimi i dispositivi che promettono di proteggerci dalle onde elettromagnetiche semplicemente applicandoli sullo smartphone e si spingono a quantificare il calo di mal di testa e disturbi per chi li utilizza. Peccato che siano inutili, per gli esperti, se non, addirittura, controproducenti

98% in meno di disturbi del sonno, 95% in meno di mal di testa, 96% in meno di acufeni. E tutto semplicemente acquistando un piccolo adesivo con una microantenna da attaccare sul cellulare. In cambio di una spesa di poco più di 30 euro per Fazup, il dispositivo brevettato in Francia per ridurre le emissioni di onde elettromagnetiche degli smartphone.

Fazup non è di certo l’unico prodotto del genere. Il chip Bio Happy promette di assorbire le emissioni e non farle giungere ai tessuti dell’organismo. Il QuanTHOR si spinge più in là e garantisce non solo di “proteggere te e la tua famiglia, ma di convertire la radiazione interferente inviando immediatamente un campo coerente di miglioramento della vita”.

Di questi apparecchi ce n’è davvero un’infinita e il mercato è in crescita, soprattutto tra i giovani e le donne in gravidanza.

Funzionano davvero i patch di protezione dalle onde elettromagnetiche?

Antoine Samakh, il co-fondatore di Fazup garantisce che il suo prodotto è un’antenna passiva in grado di ridurre il rischio di sovraesposizione alle onde elettromagnetiche”. E rivendica un milione di utenti soddisfatti per la sua creazione dagli effetti “scientificamente provato”.

“Questi cerotti sono controproducenti – risponde da parte sua Guy Pujolle, professore emerito di informatica presso la Facoltà di Scienze e Ingegneria dell’Università della Sorbona e esperto di intelligenza artificiale, reti e telecomunicazioni. Se a un telefono viene impedita la trasmissione, aumenterà la sua potenza, esponendo l’utente in modo più forte alle onde elettromagnetiche”.

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L’Anses: “Non servono”

Le vendite di questo prodotto francese sono talmente aumentate che 60 million de consommateurs ha deciso di interpellare l’Anses, l’Agenzia Nazionale per la sicurezza alimentare, ambiente e lavoro, che aveva condotto uno studio pubblicato nel 2013 su questi dispositivi. E l’ente ribadisce i suoi avvertimenti. “Queste patch non hanno alcuna efficacia dimostrata e non servono”, ha tagliato la testa al toro Olivier Merckel, capo dell’unità di valutazione dei rischi degli agenti fisici. Per proteggersi dalle onde, la soluzione migliore è usare cuffie o un kit vivavoce ogni giorno. Un dispositivo che tiene lontano il telefono della testa e limita efficacemente l’esposizione alle onde.

Il mercato va avanti (nonostante tutto)

Una soluzione decisamente semplice che però non ferma, come neppure fa lo scetticismo degli scienziati, un mercato fondato sulla paura. Che prosegue indisturbato da quasi 20 anni. Pensate che è del 2003 la stangata statunitense alle coccinelle e alle farfalline che applicate al telefonino avrebbero dovuto proteggere dalle emissioni. All’epoca due aggeggi chiamati “wave scrambler” e “wave guard” che, a dire delle aziende produttrici – la Safety Cell e la Rhino International – avrebbero ridotto il rischio del 99 per cento furono denunciate dalla Federal Trade Commission, l’agenzia nazionale che negli Stati Uniti tutela i diritti dei consumatori. Risultato: le due aziende furono condannate dal tribunale federale di New York a rimborsare 342.665 dollari a tutti coloro che avevano acquistato i loro dispositivi, prendendo per veritieri i messaggi pubblicitari che i giudici hanno riconosciuto falsi e ingannevoli. Di lì in poi è stato tutto un susseguirsi di condanne, anche da noi. Ma il mercato è ancora lì, incredibilmente fecondo