Aspartame: il dolce inganno del “senza zucchero”

ASPARTAME E951

L’aspartame (E951) è il dolcificante artificiale tra i più amati dall’industria alimentare ma sospettato di essere cancerogeno come dimostrano gli studi dell’Istituto Ramazzini di Bologna. Mentre Efsa continua a ritenerlo “sicuro” nuove ricerche mettono in evidenza la dannosità di questo additivo

Più che dolcificare, giocando con le parole, fa venire il “fegato amaro”. Sulla cancerogenicità dell’aspartame si sono espressi diversi autorevoli studi. Lo testimoniano su tutte le analisi e gli studii condotti dall’Istituto Ramazzini di Bologna nel 2006-2007, fortemente osteggiato dall’industria chimica e alimentare, effettuata dal dottor Philip Landrigan (pubblicata sulla rivista scientifica Bmc Environmental Health). I dati dell’epoca confermarono i risultati raggiunti dal dottor Morando Soffritti e dalla dottoressa Fiorella Belpoggi: la rianalisi confermarono le diagnosi originali di cancro in 72 (92,3%) dei 78 casi di topi e ratti osservati e ha confermato che altre 3 lesioni (3,8%) erano precancerose.

Cinque anni prima il dottor Soffritti, direttore scientifico della Fondazione europea di Oncologia e Scienze ambientali dell’Istituto “B. Ramazzini”, era stato molto chiaro al Salvagente:

“Fino a dieci anni fa (era il 2006, ndr) non se ne sapeva molto, ma oggi grazie ai nostri studi non ci sono più scuse e nessuno può dire ‘non sapevamo’”.

Soffritti ha prodotto gli unici studi indipendenti sugli edulcoranti, mettendo sotto accusa prima l’aspartame poi il sucralosio. Nell’inchiesta di copertina del Test-Salvagente di quell’anno, dedicata alle aranciate gassate, era emerso che “gli unici dati sugli effetti a lungo termine degli edulcoranti erano quelli delle industrie produttrici”. Come potevano essere credibili?

La dipendenza dagli zuccheri e gli interessi industriali

Basterebbe prendere ad esempio lo zucchero raffinato da tavola. Perché è tra i composti organici più utilizzati nel campo dell’alimentazione? Perché, come hanno dimostrato molti studi, lo zucchero, oltre a essere una delle principali cause di aumento del peso, crea dipendenza. Esso agisce sulle stesse aree del cervello su cui agiscono droghe, nicotina e sostanze responsabili di dipendenza. Capite bene che, in una civiltà fortemente trainata dal consumismo, l’industria alimentare ne fa largo uso per incentivare sempre più i consumatori all’acquisto dei prodotti. Più dipendenza significa più vendita.

Dopo anni di battaglie contro il consumo eccessivo di zucchero raffinato, il marketing ha pensato bene di spingere affinché l’aspartame e il dolcificante artificiale sucralosio (ma non solo) penetrassero il più possibile nella grande distribuzione e tra i bisogni dei consumatori. Insomma, i dati forniti dalle industrie produttrici non possono essere credibili, poiché viziati da particolari interessi.

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Ma cos’è l’aspartame e dove si trova?

L’aspartame è un edulcorante artificiale intenso, a basso tenore calorico. Si presenta come una polvere bianca e inodore ed è circa 200 volte più dolce dello zucchero. In Europa ne è autorizzato l’uso come additivo alimentare in prodotti industriali tipo bevande, prodotti di pasticceria e confetteria, prodotti lattieri, gomme da masticare, prodotti dietetici e per il controllo del peso, nonché come edulcorante da tavola. Nell’Unione europea l’etichetta sui prodotti alimentari contenenti aspartame deve dichiarane la presenza, indicandone il nome o il suo numero con la E davanti (E951).

L’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, ne minimizza gli effetti potenzialmente dannosi. Inoltre, dettaglio importante, le sue valutazioni si fermano all’ormai lontano 2013. L’Autorità europea ne suggerisce una dose giornaliera accettabile di 40 milligrammi al giorno per ogni chilogrammo di peso corporeo.

E il sucralosio?

Humanitas, ospedale ad alta specializzazione, centro di Ricerca e sede di insegnamento universitario a Milano, ricorda che il sucralosio è un dolcificante artificiale privo di calorie e derivato dal saccarosio con una molecola 650 volte più dolce rispetto allo zucchero. Quindi molto efficace per le “prestazioni” dell’industria alimentare.

Il sucralosio è utilizzato per dolcificare cibi e bevande senza aggiungere calorie. È, ad esempio, presente nei sostituti dello zucchero, in alcune bibite gassate, nelle gomme da masticare, nei cereali per la prima colazione e nelle salse da condimento.

I medici sono molto cauti rispetto al suo utilizzo. Seppur consentito dall’Efsa, suggeriscono di limitarne l’utilizzo nell’industria alimentare.

Efsa sostiene che il sucralosio, in sostituzione dello zucchero, contribuisca al mantenimento della mineralizzazione dei denti riducendo la loro demineralizzazione. Humanitas spiega che sarebbe necessario che le quantità di sucralosio aggiunte a cibi e bevande siano tali da non ridurre il pH della placca al di sotto di 5,7 sia durante che nei 30 minuti successivi al loro consumo.

Ancora. Per l’Efsa, i cibi e le bevande contenenti sucralosio in sostituzione dello zucchero inducono un minore aumento del glucosio nel sangue dopo il loro consumo rispetto ai cibi e alle bevande contenenti zucchero. Dunque, il sucralosio aiuterebbe a ridurre la risposta glicemica post-prandiale.

A smentire questo assunto sono ancora una volta le comunità di medici e scienziati. Inoltre, Humanitas spiega che, per ottenere questo effetto, è necessario che le quantità di sucralosio aggiunte a cibi e bevande siano tali da ridurre il contenuto di zuccheri della quantità specificata nel 2006 dalla Comunità europea.

Aspartame e sucralosio: l’ultimo studio francese

Uno degli studi più recenti risale al marzo 2022 e mette sotto accusa l’aspartame (E951), l’acesulfame-K (E950) e il sucralosio (E955). Fa parte di una indagine più ampia di un team di ricercatori guidato da scienziati dell’istituto Inserm (Institut national de la santé et de la recherche médicale) e dell’Università Sorbona di Parigi, condotta da NutriNet-Santé tra il 2009 e il 2021 e che ha coinvolto una popolazione francese di oltre 100mila unità.

“Questi risultati – concludono i ricercatori – suggeriscono che i dolcificanti artificiali, utilizzati in molti marchi di alimenti e bevande in tutto il mondo, possono rappresentare un fattore di rischio modificabile per la prevenzione del cancro. Questi risultati forniscono nuove informazioni nel contesto della rivalutazione in corso dei dolcificanti additivi alimentari da parte dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare e di altre agenzie sanitarie a livello globale”.

In Francia il dibattito è più acceso che mai e da molto tempo. Nel 2013, l’Associazione ambientalista francese Réseau Environement Santé (Res) accusava l’Efsa di aver copiato parti del suo progetto di parere sull’aspartame da un documento finanziato dall’industria. Secondo le accuse, alcune parti del parere sarebbero state copiate – senza citarlo – da uno studio di Magnuson, Burdock e altri del 2007 finanziato dalla compagnia giapponese Ajinomoto leader mondiale della produzione di aspartame.

La dose giornaliera? Fissata troppo alta

Inoltre, l’Ong francese accusava Efsa di aver ignorato i risultati degli studi dell’Istituto Ramazzini e di aver fissato una dose giornaliera accettabile per il dolcificante artificiale notevolmente superiore a quella che dovrebbe essere in base alle evidenze scientifiche. Ma non finisce qui: gli ambientalisti denunciavano la presenza, nel gruppo di valutazione Efsa, di 6 membri in conflitto di interessi.

Sappiamo che occorrono 6 grammi di saccarosio per sostituire un cucchiaino di zucchero. Occorrono 0,03 grammi di aspartame per sostituire un cucchiaino di zucchero, con un potere dolcificante 30 volte superiore al saccarosio. Il suclarosio è persino 600 volte più potente del saccarosio.

Ma sui quantitativi di dolcificanti artificiali impiegati nella lavorazione industriale non c’è chiarezza. Humanitas solleva anche un altro problema: quello degli zuccheri raffinati e artificiali mescolati insieme. Rispetto alla questione, l’Istituto clinico riporta alcune avvertenze e possibili controindicazioni del sucralosio. “Dato che è molto dolce – scrive – il sucralosio viene spesso mescolato con altri dolcificanti che non sono privi di calorie, come il destrosio o le maltodestrine; in questo modo il suo potere dolcificante viene diluito, ma il prodotto finale contiene più calorie rispetto ad un prodotto cui è stato aggiunto solo sucralosio”.

Humanitas specifica che, nonostante le rassicurazioni dell’Efsa, ci sono alcuni studi secondo i quali “il sucralosio potrebbe scatenare mal di testa ed essere pericoloso per il sistema immunitario”.

Consumatori consapevoli: l’ultimo sondaggio svizzero

Di chiarezza ha provato a farne un po’ anche un recentissimo test della rivista svizzera K-Tipp, confermando che almeno 16 bevande alla Cola analizzate contengono troppo zucchero e in alcuni casi anche alti livelli di additivi controversi.

Il governo elvetico ha preso una posizione più netta rispetto all’Europa. Infatti, nel maggio 2022, l’Ufficio federale svizzero per la sicurezza alimentare e di veterinaria (Usav) ha chiesto ai produttori di bibite analcoliche di ridurre il quantitativo di zucchero nelle loro bevande del 10% entro il 2024. È solo un invito, poiché non ci sono ancora normative chiare.

In ogni caso, l’ente svizzero sconsiglia l’utilizzo di dolcificanti artificiali come aspartame, acesulfame-K o sucralosio, non ritenendoli migliori del quantitativo di zucchero del quale si chiede la riduzione:

L’Usav invita i consumatori a evitare i prodotti zuccherati artificialmente e “sconsiglia ai produttori di bevande i dolcificanti come sostituti dello zucchero: vogliono abituare la popolazione a un gusto meno dolce. I dolcificanti possono anche essere un rischio per bambini e adolescenti. Già nel 2014 la Fondazione per la promozione della salute scriveva in un documento di lavoro: i dati scientifici non sono sufficienti per valutare il rischio per la salute dei dolcificanti nei bambini e negli adolescenti”.

Uso ingannevole e pericoli

L’Autorità della Confederazione svizzera teme che si faccia un uso ingannevole dei dolcificanti artificiali per accontentare i bisogni dei consumatori che stanno cambiando e cambieranno anche sulla base delle future normative che imporranno alle imprese di utilizzare meno zuccheri che, appunto, potrebbero essere sostituiti da quelli artificiali. E siccome anche l’Autorità ritiene che i dati scientifici per valutarne i rischi non siano sufficienti, allora sarebbe meglio vigilare.

A conferma che i gusti degli svizzeri stanno cambiando arrivano anche i risultati di un sondaggio che rivela una maggiore sensibilità dei consumatori.

Un’azienda elvetica che produce bibite analcoliche, la Rivella, ha confermato ai giornali svizzeri di aver ricevuto indicazioni dall’Usav di ridurre l’impiego di zuccheri. Il Ceo di Rivella, Erland Brügger, commenta i dati del sondaggio:

“I clienti svizzeri non vedano di buon occhio la sostituzione dello zucchero con altri dolcificanti. Ci abbiamo provato qualche anno fa con la nuova ricetta “Rivella green”: metà zucchero, metà dolcificante artificiale. È stato un flop. Coloro a cui piace lo zucchero erano infastiditi dal dolcificante artificiale e quelli a cui piace bere “Zero” non volevano lo zucchero”, rivela Brügger, che si dice contrario a una tassa sullo zucchero (sugar tax) come soluzione al problema, tassa sinora introdotta solo da 10 Stati dell’area europea: Belgio, Finlandia, Francia, Ungheria, Irlanda, Lettonia, Principato di Monaco, Norvegia, Portogallo e Regno Unito (quest’ultimo Paese sta per adotta la tassa sul sale).

La sugar tax funzionerà? O incentiverà l’uso di zuccheri artificiali?

Il pensiero del dirigente della Rivella sembra oggi in linea con quanto dichiarava Morando Soffritti a Il Salvagente già nel 2016. Alla domanda se la “sugar tax” potrebbe essere una strada, l’esperto rispondeva così:

“Ci abbiamo provato con alcol e fumo, senza successo. E i consumi sono scesi solo quando nei consumatori è penetrata la convinzione che questi prodotti facevano male. Non solo. Una tassa sugli zuccheri potrebbe incrementare proprio l’uso di edulcoranti, spostando i rischi dall’obesità agli effetti a lungo termine che abbiamo documentato. E non sarebbe una conquista per nessuno. Meglio l’educazione verso le famiglie, unita, ovviamente, all’aggiornamento delle norme. In base alle evidenze”.

Soffritti aveva centrato il punto, facendo leva sulla consapevolezza dei consumatori. Proprio come rivela il sondaggio sopracitato in Svizzera. Che faccia più o meno male, la questione è sempre la stessa: davanti a correnti di pensiero opposte, dibattiti controversi e poco chiari, ma soprattutto con gli interessi economici che muove l’industria alimentare, come dobbiamo comportarci? Laddove possibile, abbiamo la possibilità di scegliere se rischiare o evitare il consumo di alimenti carichi di zuccheri raffinati, e quelli con surrogati artificiali.

E gli zuccheri naturali?

Una terza via, per chi fosse in salute naturalmente, sarebbe quella di scegliere prodotti con dolcificanti naturali, anche in sostituzione dello zucchero bianco. Ce ne sono tanti: miele, succo di agave, zucchero di cocco, sciroppo d’acero, sciroppo di datteri. Vanno tutti utilizzati con moderazione (contengono zucchero), agiscono su ciascun consumatore in maniera diversa.

Le proporzioni sono importanti. Ad esempio, 35 grammi di succo di agave corrispondono a 100 grammi di zucchero bianco. Stesso dosaggio per quello di cocco. Il succo d’acero è più in linea, con una proporzione 75 a 100. Per coprire 100 grammi di zucchero bianco ne occorrono 35 di stevia e 80 di sciroppo di datteri.