Aspartame, nuovo studio conferma aumento del rischio tumori

ASPARTAME OMS

L’assunzione di aspartame, il dolcificante usato in più di 5mila prodotti alimentari al mondo, aumenta il rischio di contrarre tumori. Una rianalisi dello studio condotto dall’Istituto Ramazzini di Bologna nel 2006-2007, fortemente osteggiato dall’industria chimica e alimentare, effettuata dal dottor Philip Landrigan (pubblicata sulla rivista scientifica Bmc Environmental Health) ha confermato i risultati raggiunti dal dottor Morando Soffriti e dalla dottoressa Fiorella Belpoggi: la rianalisi ha confermato le diagnosi originali di cancro in 72 (92,3%) dei 78 casi di topi e ratti osservati e ha confermato che altre 3 lesioni (3,8%) erano precancerose.

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Il dottor Morando Soffritti, già direttore scientifico e oggi presidente onorario Istituto Ramazzini, spiega al Salvagente: “Questi risultati sono una ulteriore conferma di quanto a suo tempo affermammo e cioè che l’aspartame è un agente cancerogeno capace di indurre tumori in entrambi i sessi di ratti e topi. Il commento del dottor Landrigan è importante in questo momento, perché può accelerare i tempi per una valutazione della cancerogenicità di questo dolcificante da parte della Iarc, l’Agenzia per la Ricerca sul Cancro della Oms. Di conseguenza le agenzie di regolamentazione come l’Efsa e la Fda americana non potranno più disconoscere la necessità di rivedere le normative vigenti. A mio giudizio già da adesso  i limiti espositivi dell’aspartame dovrebbero essere riesaminati alla luce delle conoscenze scientifiche acquisaite in questi anni”.

Nata come antiacido, diventata l’edulcorante più usato

Del resto l’aspartame, come gran parte degli edulcoranti oggi usati dall’industria nei soft drink light, come nei dolciumi, a cominciare dalle caramelle ipocaloriche, nasce con tutti altri utilizzi. “L’aspartamene – prosegue Soffritti – era stata studiata per essere usata come antiacido gastrico“. Quando poi l’industria chimica scoprì che poteva assolvere anche a un altro scopo, quella di sostituire lo zucchero tradizionale, dimenticò la cura del reflusso gastrico e, puntando su remunerazioni economiche maggiori, brevettò l’uso alimentare del dolcificante.

Peccato però che gli effetti sulla salute dell’aspartame sono molto nocivi. Nel 2006 e nel 2007 , il team dell’Istituto Ramazzini pubblicano una serie di documenti, a seguito di studi sperimentali su topi e ratti, che evidenziano come l’aspartame abbia causato tumori in più siti nei ratti e nei topi. “Lincidenza del cancro – scrive il dottor Landrigan – è correlato alla dose e un aumento del rischio di cancro è stato osservato anche a livelli molto bassi di esposizione, livelli che si avvicinano alla dose giornaliera accettabile per i consumatori. L’esposizione prenatale all’aspartame – continua Landrigan – determina un aumento del rischio di tumori, un dato questo di grave preoccupazione per la sanità pubblica dato l’ampio consumo di  bevande ipocaloriche e zuccherate con aspartame da parte di bambini e donne in gravidanza”.

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Le lobby dell’industria alimentari si scatenano

L’industria chimica e alimentare scatenano un fuoco di fila contro lo studio del Ramazzini. Questi attacchi hanno avuto effetti gravi e negativi sull’Istituto Ramazzini e sui suoi dirigenti. I finanziamenti governativi sono stati tagliati, i laboratori dell’Istituto furono ridicolizzati e il dottor Soffritti è stato personalmente calunniato e la sua vita di dedizione alla scienza messa in discussione.

Cosa contestavano le lobby dell’industria? Ce lo spiega ancora Landrigan: “Questi gruppi hanno avanzato l’affermazione infondata che la colonia animale dell’Istituto Ramazzini fosse mal gestita e che gli animali da esperimento fossero soggetti a infezioni incontrollate, in particolare infezioni da Mycoplasma. Questi gruppi hanno affermato che le lesioni osservate nei roditori erano infiammatorie piuttosto che maligne”.

La rianalisi dà ragione al Ramazzini

Ora però, i risultati dell’Istituto Ramazzini sulla cancerogenicità sperimentale dell’aspartame sono stati ulteriormente validati da una rianalisi immunoistochimica attenta che ha confermato le diagnosi originarie delle lesioni cancerogene.

“Questa rianalisi – prosegue Landrigan – ha confermato le diagnosi originali di cancro in 72 (92,3%) di 78 casi e ha determinato che altre 3 lesioni (3,8%) erano precancerose. Questa rianalisi ha anche confermato la presenza di una relazione dose-risposta statisticamente significativa e positiva tra l’esposizione all’aspartame e l’incidenza del cancro. Infine, ha riconfermato che l’esposizione prenatale all’aspartame produce un aumento dose-correlato dell’incidenza del cancro nella prole a livelli di esposizione più bassi e con una latenza più breve rispetto agli adulti”.

Ora non ci sono più scuse: l’Efsa lo vieti

Ora l’industria non ha più alibi e l’Efsa non ha più scuse: l’aspartame deve essere vietata. “Questi risultati – conclude Landrigan – che hanno confermato la cancerogenicità sperimentale dell’aspartame  devono essere considerati molto seriamente dalle agenzie di regolamentazione che li avevano precedentemente rigettati. Queste agenzie dovranno riesaminare urgentemente le loro valutazioni sui rischi dell’aspartame per la salute,  in particolare i rischi dovuti all’esposizione nel periodo prenatale e nel periodo infantile”.