Il rapporto europeo: pesticidi in 4 alimenti su 10

PESTICIDI GLIFOSATO

Il nuovo rapporto Efsa che raggruppa le analisi sui pesticidi di 30 paesi mostra un quadro in chiaro-scuro di quello che ci arriva in tavola. Se il il 40,3% dei campioni analizzati contiene residui di almeno un pesticida, appena il 4,1% ha superato i limiti di legge. E la lista delle analisi effettuate in Italia mette in cima alla lista pere, fagioli e arance

Meno analisi degli scorsi anni, a causa dell’emergenza Covid e una situazione che mostra come l’obiettivo di portare in tavola un cibo che sia privo di pesticidi e soprattutto senza che contenga contemporaneamente diversi fitofarmaci è ancora un traguardo lontano per l’Europa.

È la sintesi del rapporto dell’Efsa sulle analisi dei pesticidi effettuate nei paesi della Ue. Dalle 50 e rotte pagine si scopre che sono stati 88.141 i campioni di prodotti alimentari analizzati per i residui di pesticidi da 30 paesi dichiaranti. Un numero diminuito del 9,3% rispetto al 2019.

Complessivamente il 94,9% dei campioni analizzati nel 2020 rientrava nei limiti di legge, il 54,7% non contenevano residui quantificabili, mentre il 40,3% dei campioni analizzati conteneva residui non eccedenti i limiti di legge.

In totale, il tasso di superamento dell’MRL (il massimo di residui ammessi) è aumentato dal 3,9% del 2019 al 5,1% nel 2020.

Cosa è stato trovato

Oltre alla situazione relativa all’ossido di etilene principalmente nei semi di sesamo che ha mobilitato le frontiere di tutti i paesi europei, il rapporto europeo segnala la presenza di chlorpyrifos in 327 campioni sopra il limite massimo di residui ammessi. Questo pesticida che minaccia la salute soprattutto dei bambini (è considerato molto rischioso per lo sviluppo delle attività cerebrali) e vietato per l’uso nell’UE dal 16 aprile 2020 (con continue proroghe di alcuni paesi comunitari) è stato determinato soprattutto in campioni di peperoni dolci dalla Turchia, foglie di vite (principalmente dall’Egitto), fagioli secchi (principalmente dal Madagascar), melograni (principalmente dalla Turchia), patate (principalmente dalla Grecia) e tè (principalmente dalla Cina). La maggior parte del superamento proveniva da paesi terzi.

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Effetto cocktail

Secondo l’attuale normativa UE, la presenza di più residui all’interno di un campione rimane conforme, purché ogni singolo livello di residuo non superi il limite imposto per ciascuna sostanza attiva. In sostanza l’Europa ancora oggi non prevede di limitare quello che normalmente si definisce l’effetto cocktail, ossia un potenziamento della pericolosità di diverse molecole presenti contemporaneamente in un alimento, per quanto tutte in dosi legali.

E i residui multipli sono stati riportati nel 27% dei campioni analizzati, con casi – come di una fragola di origine sconosciuta, che ha fatto segnare fino a 35 pesticidi diversi. Ma non sfigura in questa triste classifica anche un prezzemolo italiano analizzato in Germania con 24 diversi principi attivi. O ancora le pere italiane con 14 residui contemporanei.

Oltre a quella citata nella grafica qui sopra relativa agli alimenti non trasformati, la più alta frequenza di residui multipli nei campioni di alimenti trasformati è stata trovata per il vino (3%), succo d’arancia (0,3%), farina integrale di frumento (0,3%), semi di papavero (0,3%) e paprika in polvere (0,3%).

Glifosato

Il glifosato è attualmente approvato per l’uso nell’UE fino al 15 dicembre 2022. La rivalutazione è in corso. Nel 2020 è stato cercato in meno del 20% delle analisi realizzate dai paesi ed è stato rintracciato nel 2% dei campioni, nello 0,6% dei casi è risultato sopra i livelli di residui ammessi.

Il metabolita di questo pesticida, l’Ampa, è stato invece analizzato in 4.534 campioni alimentari e 242 campioni di mangime. Nei mangimi, è stato quantificato in 31 campioni (12,8%). Negli alimenti, è stato quantificato nello 0,2% dei campioni.

I più contaminati da pesticidi? Dalla Turchia

In relazione al paese di origine dei campioni contaminati, quelli che hanno mostrato contaminazioni superiori al 10% di non conformità sono state le foglie di vite e specie simili dalla Turchia (55,6%), i peperoncini dal Vietnam (50%), i melograni dalla Turchia (38%), il peperoncino dall’India (33%), le arance dalla Turchia (27%), i mandarini dalla Turchia (26%), i fagiolini della Repubblica Dominicana (25%), il peperoncino dell’Uganda (14%), i peperoni dolci della Turchia (14%), i semi di sesamo dall’India (12%) e i limoni dalla Turchia (11%).

Appare evidente come tra i prodotti importati i più a rischio siano quelli turchi ma può far comodo vedere la classificazione fatta dall’autorità tedesca che ha analizzato campioni provenienti da almeno 29 diversi paesi di origine. In media, sono stati rilevati 4,8 diversi principi attivi per campione, con i campioni tedeschi che hanno ottenuto risultati migliori con 3,8 principi attivi per campione.

Uno sguardo più attento ai paesi di origine con il più alto tasso di superamenti (> 10%) mostra che come Italia e Francia siano i paesi comunitari da cui arriva l’ortofrutta in cui sono stati misurati i superamenti maggiori della soglia di pesticidi.

Tra i vegetali che presentavano un livello critico di pesticidi, le autorità tedesche citano:

un cavolo riccio dalla Germania con residui di acetamiprid, lambda-cialotrina e nicotina;

  • una lattuga romana dalla Spagna con residui di clorato;
  • zucchine della Turchia, con residui di fostiazato;
  • un melone della Turchia, con residui di fostiazato;
  • un melone dall’Italia con residui di metomile.

I risukltati delle analisi realizzate sul mercato tedesco

La lista nera dell’ortofrutta in Italia

Il nostro paese si è distinto per aver realizzato più analisi sui pesticidi di quanto stabilito, per quanto in calo rispetto all’anno precedente, in controtendenza con quanto successo in Europa. I campioni non conformi sono stati l’1% tenendo in considerazione anche i controlli all’importazione .
Nei controlli sulle importazioni sono stati prelevati 210 campioni ai posti di frontiera e 8.200 campioni  dalle ASL, Comando Carabinieri Prevenzione sanitaria e altre Autorità.
Su un totale di 8.410 campioni il 56,6% sono ortofrutticoli: 14,3% cereali, 12,1% olio
e vino, 1,1% omogeneizzati e 15,9% altri tipi di alimenti (lavorati in diverse forme olio e vino, prodotto di origine animale, prodotto ittico, tè, spezie, zuccherifici, semi oleosi e frutti oleosi).
Il 67,3% dei campioni è risultato privo di residui, mentre il 31,7% presenta residui al di sotto dell’LMR. Tutti i campioni di alimenti per l’infanzia analizzati sono privi di residui e conformi. Campioni irregolari sono stati trovati su cereali, frutta e verdura.
L’attenzione delle autorità di controllo si è concentrata sui prodotti nazionali, con 7.474 campioni di origine tricolore, 320 provenivano da altri Stati membri dell’UE, 459  da terzi
paesi e per 157 campioni l’origine era sconosciuta.

Nella grafica qui sotto i prodotti in cui più frequentemente è stata trovata la presenza di almeno un pesticida.