Fatturazione a 28 giorni: “Perché Tim non rimborsa?”

TIM VODAFONE

Gentile Salvagente, mi trovo costretto a segnalare e chiedere il vostro aiuto per una vicenda a dir poco inspiegabile e lesiva dei miei diritti di consumatore messa in atto da TIM.
Come da sentenza AGCOM, ho chiesto a TIM di rimborsarmi gli importi per il periodo di fatturazione delle rate a 28 giorni della linea telefonica fissa  a me intestata che ho cessato nel 2017. La richiesta di rimborso è stata fatta oltre 2 anni fa, ma non mi è mai stato rimborsato nulla.
Ho effettuato innumerevoli reclami in questi anni con assistenza telefonica 187 (come risulta nei loro sistemi), ma i miei 33,10 euro non sono mai stati accreditati con bonifico all’IBAN da me fornito, né ho ricevuto alcun assegno al nuovo indirizzo dove abito. Ho comunicato sia IBAN sia il nuovo indirizzo alla TIM ogni volta che ho aperto reclami e segnalazioni.
La stessa TIM riconosce che ho diritto al rimborso, ma tutti gli operatori dell’assistenza telefonica  non si spiegano il perché non mi siano mai stati accreditati. Tra le varie scusanti dicono che è colpa del settore amministrativo.
Lettera firmata

Caro lettore, le mancate risposte di TIM oramai sono cosa nota… Nello specifico abbiamo girato le sue domande a Valentina Masciari, responsabile utenze di Konsumer Italia. Ecco cosa ci ha risposto.

Non è accettabile e quasi offensivo,  che non si riesca a rimborsare il dovuto al lettore, per un fatto, fra l’altro, che si è verificato da oltre due anni, e sul quale sono stati chiariti tutti gli aspetti anche in materia di rimborsi ai clienti.

Parliamo, inoltre, di  una questione che comunque ha fatto guadagnare ai gestori fior di soldoni, e allora procedere con i rimborsi di quella minima parte riconosciuta ai clienti, dovrebbe essere un po’ più semplice se non doveroso. Quando è il gestore a dover incassare, si è molto attenti e puntuali nelle richieste, applicando interessi di mora e spese di recupero del credito: al momento dei rimborsi, l’atteggiamento cambia e il cliente attende la disponibilità del gestore o che due reparti differenti, ma sempre della stessa azienda, decidano di “parlarsi”.

A questo punto, direi di procedere direttamente con l’avvio di un tentativo di conciliazione, preferibilmente una conciliazione paritetica, che dovrebbe avere tempi più ridotti e la cui procedura e modulistica è facilmente consultabile sul sito ufficiale del gestore. In tale conciliazione, oltre a richiedere la somma spettante, suggerisco di richiedere anche un giusto indennizzo per la mancata corresponsione del dovuto e per il fatto che si è dovuto perdere tempo per ottenere qualcosa che spetta di diritto.

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