Furani e diossine nelle mascherine: dopo 4 ore di utilizzo arrivano i rischi

MASCHERINE CHIRURGICHE

Dall’inizio della pandemia di Covid-19, le mascherine chirurgiche sono state utilizzate quotidianamente da milioni di persone. Sulla base delle indagini condotte dalla Direzione francese per la concorrenza, i consumi e il controllo delle frodi, l’Anses ha valutato i rischi per la salute associati alla presenza di sostanze chimiche in questi dispositivi. L’indagine non mostra il superamento delle soglie di rischio, a patto che le mascherine vengano utilizzate nel rispetto delle indicazioni.

Nel corso delle indagini, i risultati delle analisi hanno rivelato la presenza di diverse sostanze chimiche: diossine, furani, Pcb-Dl (policlorobifenili – diossina-simili), Ipa (idrocarburi policiclici aromatici) e Voc (composti organici volatili).

Le esposizioni a sostanze chimiche presenti nelle mascherine non superano le soglie sanitarie, sia per adulti che per bambini. Tali valutazioni sono state effettuate nei casi in cui vengono rispettate le condizioni d’uso consigliate dall’Hcsp che prevedono il cambio dei dispositivi massimo ogni 4 ore e indossare la mascherina nel verso corretto. “Finché si rispettano le raccomandazioni per indossare le mascherine, questi risultati sono piuttosto rassicuranti. Il rispetto delle soglie sanitarie garantisce che non vi siano rischi per la salute delle popolazioni, sia che queste sostanze vengano inalate sia che vengano a contatto con la pelle” spiega Céline Dubois, coordinatrice del studio condotto dall’Anses.

L’Agenzia ha voluto andare oltre, indagando sull’origine di queste sostanze chimiche. Le diossine/furani/Dl-Pcb analizzate non sarebbero aggiunte intenzionalmente dai produttori. La loro presenza potrebbe derivare da contaminazioni da processi produttivi o da contaminazioni esterne. “Un’ipotesi potrebbe essere l’utilizzo di materie prime contaminate per realizzare le mascherine”, spiega Céline Dubois. Non è stato possibile, invece, identificare l’origine esatta degli Ipa e dei Voc.

L’Agenzia ribadisce la responsabilità dei produttori e dei venditori nel controllo della composizione delle mascherine chirurgiche. “Essendo stata effettuata la perizia in tempi ristretti, non siamo stati in grado di studiare il rilascio delle sostanze emesse dalle maschere ma solo la loro composizione” indica Céline Dubois. Inoltre, l’Agenzia raccomanda che i produttori e gli operatori di marketing effettuino una valutazione del rilascio di sostanze chimiche o particelle contenute in queste maschere. Inoltre, ritiene che produttori e distributori dovrebbero adottare le misure necessarie per controllare le fonti di contaminazione dei loro prodotti, in particolare nel contesto dell’uso del polipropilene (il componente principale delle maschere) se riciclato.

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La composizione delle barre nasali e degli elastici, nonché la natura dei coloranti utilizzati, dovrebbero essere documentati dai produttori in modo che possano essere valutati. Infine, gli allergeni noti nelle mascherine chirurgiche dovrebbero essere chiaramente indicati sulla confezione.